Essere o apparire? Un quesito che aleggia e che torna, tra riflessioni e divertimento, nel coming-of-age, mascherato da sport movie, Chang a canestro, scritto e diretto da Jingyi Shao. E sì, fin dal titolo è chiaro: il protagonista assoluto del film, in streaming su Disney+, è il basket. Anzi, la strada che porta il protagonista verso lo sport più spettacolare di tutti. All'interno, cadute, rivincite e nuove consapevolezze, mentre la maturità del personaggio cresce in egual misura al suo desiderio più grande: divincolarsi dalla nome di looser. Del resto, l'ingrediente principale per il film che hanno lo sport come filo conduttore è proprio la figura dell'underdog: la lista è lunga, e anche il buon Chang a canestro (titolo originale Chang Can Dunk) si accoda al filone.
Omaggiando il basket in tutte le sue forme - con tanto di trasferta a New York, in una sorta di tempio stracolmo di Air Jordan -, il regista pone l'attenzione sullo sport come alternativa di racconto, spostando l'attenzione (e l'intero assetto produttivo) sulla famiglia, sull'amicizia e sulla dimensione sociale vissuta dagli asiatico-americani di seconda o terza generazione. Letteralmente, Chang a canestro è un film che cresce e, all'improvviso, cambia (un po' a sorpresa) rotta: l'inseguimento di un sogno, sospeso a mezz'aria, potrebbe non bastare ai fini narrativi, e allora lo script di Jingyi Shao finisce per virare verso nuovi aspetti, che prendono possesso della seconda parte del film.
Chang a canestro: la trama del film
Ma di che parla Chang a canestro? Il film segue la storia di Chang (Bloom Li), il classico liceale e sfigato e impopolare che ama il basket e sogna di essere come il suo idolo, Kobe Bryant. Nonostante passi inosservato, l'amore per la pallacanestro è talmente forte che scommette contro il ragazzo più amato (e arrogante) della scuola: a fine anno riuscirà a schiacciare, e finalmente potrà far colpo sulla bella Kristy (Zoe Renee). Chang cerca l'attenzione, ma l'allenamento che lo dovrebbe portare alla vittoria è estenuante. Non solo, la scontata vittoria finale aprirà per il ragazzo una prospettiva sconosciuta, rendendosi conto di non essere pronto per il successo tanto desiderato.
Entusiasmo e responsabilità
Ecco, se c'è un tono che lega Chang a canestro, quello è l'entusiasmo. Dall'inizio alla fine è palese la passione messa in campo (anzi, sul parquet) dal regista, che ricalca gli stilemi del tipico film-per-famiglie targato Disney, aggiungendo la sempre efficace cornice sportiva. L'estetica pop e la fotografia satura di Ross Riege fanno poi il resto, rendendo forma e idea di un film che va preso per ciò che è: puro passatempo. Anche perché non c'è spazio e modo di approfondire i personaggi, in particolar modo quelli di contorno: se escludiamo Chang, e il suo viaggio verso la maturazione, gli altri sono pressoché unidimensionali, e scritti solo in funzione di una svolta che arriva a metà film, pensata per dare al racconto una sfumatura originale.
L'ossessione di Chang diventa quindi realtà, e con essa una sequela di sfide più difficili che schiacciare a canestro. La notorietà, virale via social, può essere un'arma a doppio taglio, mandando in sbronza la propria personalità, i propri sentimenti e le proprie relazioni. Perché poi, come è tipico di alcune operazioni, Chang a canestro è un film sulle responsabilità. Un passaggio importante, rivelando la doppia natura del film. E allora, giù ad inserire le chiavi passepartout: i social network come megafono per una fama inaspettata, la difficoltà di crescere e gli errori che si compiono durante il cammino. Nulla di nuovo, chiaro, eppure il tono generale, al netto di una lungaggine insensata, rende il film un buon prodotto, sfruttando a dovere gli elementi di genere e il carisma di un ottimo protagonista.
Conclusioni
Concludendo la recensione di Chang a canestro, rimarchiamo quanto il concetto di looser sia alla base dei migliori film sportivi. Un genere a parte, che punta proprio sul concetto di rivincita e rinascita. Qui si affronta poi la maturazione di un ragazzo, e la responsabilità che deriva da una certa notorietà. Due film in uno, e il ritmo centrale che subisce una sterzata un po' troppo brusca, al netto della leggerezza globale dell'opera.
Perché ci piace
- Il basket, sempre efficace al cinema (e in streaming).
- Il tono, lineare e semplice...
Cosa non va
- ... forse un po' troppo semplice?
- Il cast di contorno non è valorizzato.
- Due film in uno, e il passaggio è brusco.