Martin e Mariana sembrerebbero fatti l'uno per l'altra, con le loro più o meno grandi fobie e le tante bizzarre manie. Lui è un fobico in via di guarigione, un web designer che ha trovato in Internet la via per uscire di casa il meno possibile; lei è una vetrinista che cerca di superare la separazione dal compagno con cui è stata per quattro lunghi anni che ora vorrebbe cancellare dalla sua memoria.
I due vivono nella stessa strada di Buenos Aires, in edifici opposti che si fronteggiano con la medianeras del titolo, il loro lato inutile, quello senza finestre su cui ai nostri giorni si installano grosse campagne pubblicitarie. I due frequentano gli stessi posti, ma senza mai notarsi a vicenda, proseguendo su due strade che tendono a sfiorarsi senza mai incrociarsi.
Cercare chi non si conosce
Medianeras di Gustavo Taretto è un film delicato e sincero, leggero e denso di spunti e dettagli vivi e vibranti: la regia non è mai banale e Taretto è capace di scegliere sempre il dettaglio più efficace o l'angolo migliore per comunicare lo stato d'animo dei protagonisti, le loro attività che vanno avanti parallelamente, dalla musica ascoltata, al film visto, al più semplice gesto. Una sicurezza che gli consente anche di azzardare di tanto in tanto, inserendo alcuni disegni ed una breve sequenza animata, alcuni split screen e sequenze di immagini statiche per sottolineare alcuni passaggi.
Il tutto senza apparire mai forzato, con una naturalezza ed una spontaneità che sorprendono, con un senso della messa in scena che sa comunicare di volta in volta malinconia, solitudine, ma anche semplici gioie che strappano un sorriso.
Sono tante le idee che confluiscono nel film, dalla struttura urbanistica ed architettonica delle grandi città, sviluppate ed evolute ad immagine e somiglianza di chi le abita, all'isolamento che le caratterizza e la solitudine e le nevrosi che sanno creare; un isolamento che l'autore riflette anche sui nuovi media e i nuovi mezzi di comunicazione, e nevrosi che mette in scena sia attraverso i protagonisti che mediante le riuscite figure di contorno, ben delineate a dispetto dello scarso tempo su schermo a loro disposizione.
Il tutto non potrebbe però funzionare senza un cast capace di dar vita ai due personaggi ed i due protagonisti si confermano capaci di farlo nel migliore dei modi: sia Pilar Lopez de Ayala che Javier Drolas sono perfetti nel dare vita a Mariana e Martin, genuini nel trasmettere le emozioni dei protagonisti, mai enfatici, sempre misurati e coinvolgenti.
Conclusioni
Ci si ritrova a guardare i protagonisti, finalmente insieme durante i titoli di coda, con il sorriso sulle labbra, consapevoli di aver vissuto uno spaccato delle loro vite, ma soprattutto di aver guardato un bel film, uno dei migliori inseriti nel cartellone della sezione Panorama al Festival di Berlino 2011.
Movieplayer.it
4.0/5