Recensione Cherchez Hortense (2012)

A dispetto di alcuni momenti riusciti, niente sembra eccellere in Cherchez Hortense. Il risultato è un film medio sotto ogni aspetto, che vivacchia senza spiccare mai il volo.

Cercando la poesia

Professore, esperto di cultura cinese, Damien vive una storia d'amore con la regista teatrale Iva che ha vissuto giorni migliori, minata dall'infedeltà di lei e dalla routine del tempo che passa; una donna con cui è sposato ed ha un figlio di nome Noè. La sua routine viene sconvolta da un incarico ricevuto dalla moglie: affidarsi al padre, membro del Consiglio di Stato con cui non ha un buon rapporto, per evitare che l'amica clandestina Zorica venga espulsa.
E' l'evento che lo costringe ad affrontare la sua irrisolta relazione col padre e dà il via ad una serie di avvenimenti che gettano la sua vita nel caos, minando le sue certezze.

E' la storia di Cherchez Hortense, pellicola francese di Pascal Bonitzer, già critico per i Cahiers du cinéma, presentata fuori concorso alla 69ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Un film leggero, un misto di commedia e dramma che oltreoceano definirebbero dramedy, nel quale l'equilibrio tra queste due anime non è sempre ben definito o bilanciato: manca, infatti, una identità ben precisa al film scritto da Agnès De Sacy con lo stesso Bonitzer, che non sembra saper decidere che direzione prendere, che spazia nei suoi dialoghi da un tema all'altro con leggerezza, con tono lieve che cerca di essere poetico, ma che poco lascia allo spettatore dopo la visione, lasciandosi dimenticare con disinvoltura.
A dispetto di alcuni momenti riusciti, su tutti la conversazione tra il protagonista ed il padre riguardo i rapporti sessuali, niente sembra eccellere in Cherchez Hortense: non spiccano le prove del cast, nè quella di Jean-Pierre Bacri nei panni del protagonista, nè tantomeno quella fornita da Kristin Scott Thomas che dà vita a sua moglie; non brillano di luce propria i dialoghi e molti dubbi lasciano alcune scelte (come quella di far interpretare il ruolo della straniera ad un'attrice francese come Isabelle Carré), nè vengono sviscerati i temi proposti e gli argomenti su cui lo script sorvola, affrontandoli con tono astratto, o analizzate le motivazioni dei personaggi.
Il risultato è un film medio sotto ogni aspetto, che vivacchia senza spiccare mai il volo e che lascia il tempo che trova nel programma di un festival internazionale come quello di Venezia.

Movieplayer.it

2.0/5