C'era molta attesa ed è stata ripagata per il nuovo film di Antonio Albanese, Cento Domeniche, forse il suo lavoro più personale che lo riporta alle sue origini in un certo senso. L'attore e regista infatti parte proprio da lì per raccontarne la genesi alla Festa del Cinema di Roma 2023, dove è stato proiettato in anteprima. Uscirà poi nelle sale italiane dal 23 novembre distribuito da Vision Distribution: "Rappresenta la mia estrazione sociale, come aveva già fatto con stili e ritmi diversi, una storia di ingiustizia e sopraffazione, Pietro Guerrera che mi conosce come un fratello abbiamo sviluppato soggetto e sceneggiatura, partendo dall'idea delle origini operaie. Abbiamo cominciato ad elaborare questo dramma studiando, leggendo, incontrando, mi sono ritrovato nel personaggio anche per l'età (59 anni, pre-pensionabile), mia figlia ha l'età di Liliana, mia madre ha l'età di Giulia Lazzarini e le somiglia. Una storta di una crudeltà immensa ed incredibile, mi sono fatto aiutare dalla comunità che mi ha cresciuto, per raccontare questa vergogna, e ci tengo a dire una cosa. Il nostro film rispetta il sistema banche, che in parte ci ha aiutato a finanziarlo, ma vuole ricordare cosa un singolo possa provocare".
Continua poi a proposito del documentarsi parlando con le persone dalla storia simile a quella di Antonio: "Ci sono state vittime che perdevano il sonno, abbiamo seguito tutto con una psicologa, che ha salvato vite umane col suo lavoro. Ci siamo caricati di umanità e abbiamo provato a trattarlo con onestà, verità e serenità fino in fondo. Con Pietro abbiamo cercato i fatti concreti, le parole effettivamente dette a quelle persone, siamo andati in giro per l'Italia ad intervistare la gente, abbiamo letto il più possibile di quanto documentato dai giornalisti. È un trauma che da collettivo diventa individuale, vedi la fine del tuo mondo, ti sottraggono tutto quello che possiedi, è una storia che somiglia a tante altre, in cui un uomo da solo affronta la sofferenza, una cartina di tornasole e l'occasione di raccontare una solitudine che ci accomuna tutti".
Sequenze intense
La storia del protagonista Antonio, operaio che vuole regalare all'unica e amatissima figlia il matrimonio dei sogni con i risparmi di una vita ma si trova ad avere a che fare con una banca sfuggente che nasconde dei segreti, è molto toccante e ci sono state varie sequenze molto intense da girare: "Corpo e parola si abbracciano, ci sono state scene molto dolorose e faticose, non solo fisicamente ma proprio psicologicamente e umanamente, quando entri nei corpi di altri devi cercare di provare fino in fondo le loro sensazioni, ci sono varie frasi potenti in questa pellicola e spero saranno battute che si svilupperanno nel tempo, come ad esempio quando dice alla sua amante 'Finiremo tutti in fondo a un fondo', una frase tragicamente comica detta in un momento di sfida".
Aggiunge poi Antonio Albanese, rivolto a tutti, dal cast alla troupe ai produttori: "Grazie ad una produzione che ha accolto quest'idea con coraggio, agli attori e alle attrici che hanno accettato umanamente questa sfida, alla loro estrema sincerità nell'immedesimarsi il più possibile, ai fini della realizzazione. Sono 33 anni che sto in questo ambiente e credetemi, non era per niente scontato trovare una squadra così".
Qual è il messaggio del film? "Cosa deve restare dopo? Parlo di rispetto e di onestà, le ricerco in ogni momento della giornata, come in tutti i miei lavori in fondo, perché può salvare e cambiare le cose. C'è l'espressione 'perdo uno a dieci', comunità intere sono rimaste depresse a causa di storie come questa, perché se succede a te ne risentono poi di riflesso anche la tua famiglia e così la tua comunità, ecco cosa può provocare la malvagità. Le vittime non hanno nemmeno il coraggio di reagire, addirittura si danno le colpe di quanto successo, rimangono chiuse in casa per mesi per la vergogna, anche questo è incredibile ma molto vero e attuale. Non si deve più ripetere un certo tipo d malvagità, io e Pietro abbiamo raccolto aneddoti pazzeschi durante le ricerche e ci siamo chiesti dove fosse il colpevole, perché è una sorta di crimine 'puro', siamo nel 2023 e non in un regime, eppure c'è gente colpita nell'anima e distrutta. L'Italia ha quasi 5 milioni e mezzo di classe operaia, non sono gli ultimi ma i primi, sono loro che sostengono questo Paese e da un po' di decenni sono abbandonati. Rimango basito ogni volta che se ne parla in questi termini".
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Le donne di Antonio
Due sono le donne della vita di Antonio. L'ex moglie, interpretata da Sandra Ceccarelli che dice: "Io e Antonio eravamo già stati sposati (ride) in un piccolo cameo nel film di Amelio L'intrepido, era un personaggio disgraziato e io gli volevo bene nonostante tutto, mi fa piacere mi abbia richiamato forse ricordandosi di quella collaborazione. È stato facile come attrice esaudire il desiderio di umanità che lui chiedeva, è una persona che trasuda umanità in maniera incredibile. Il mio personaggio vuole bene al suio ex come raramente accade, ma il malessere e la depressione lo portano ad isolarsi da tutti ed una delle prime è l'ex moglie, mi è venuto in mente spesso Ken Loach, e in particolare una scena di un uomo che piange in My name is Joe, associo i due film senza problemi".
C'è poi Emilia, la figlia unica, a cui presta volto e corpo Liliana Bottone: "Antonio è una persona stupenda, giravamo insieme in Grazie ragazzi un unico giorno ma mi disse che gli sembravo brava e che se avesse fatto un film in cui gli sarebbe servita una figlia mi avrebbe chiamato. Passati dei mesi lo ha fatto e io sono rimasta spiazzata, non me l'aspettavo. Non ho sinceramente mai avuto difficoltà a sentirmi connessa alla storia, è un regista e un attore di grandissima professionalità ed emotività, ci siamo trovati benissimo, non potevo sperare di lavorare in un film diverso da questo".
Produzione necessaria
Un film necessario, così definisce Albanese Cento Domeniche. Gli fanno eco i produttori, a partire da Carlo Degli Esposti di Palomar: "Partivo svantaggiato perché io dico sempre di sì ad Antonio. La linea editoriale di Palomar non è tanto quella di voler fare dei film, ma di non poter non realizzare un determinata pellicola. La genesi di Cento Domeniche è stata velocissima in questo senso, eravamo dentro ai postumi del Covid, c'era l'idea fissa di fare un film dalla parte dei primi. Spesso mettiamo gli ultimi come primi nelle nostre produzioni. Siamo davvero orgogliosi di averlo fatto". Chiude Dario Fantoni: "Quando Carlo e Nicola Serra ce ne hanno parlato, siamo subentrati, perché pensiamo che un film di questo livello abbia una portata e delle chance importanti di arrivare al successo commerciale. Dico subito che l'uscita - dal 23 novembre - sarà molto largo. Viva Antonio e viva il cinema".