C'è qualcosa di volutamente rivoluzionario nel mondo di Lena Dunham. La sua personalità va oltre i confini del canonico, la sua penna è una voce che esce fuori dal coro, così da raccontare mondi eccentrici, personalità uniche, universi - come quelli femminili - a volte complicati e a tratti incomprensibili.
Come sottolineeremo in questa recensione di Catherine Called Birdy, disponibile su Prime Video dal 7 ottobre, è nel buio del Medioevo che la creatrice di Girls traccia i confini del proprio dipinto adolescenziale, di quella sete di cambiamento e ribellione che scorre tra le vene di una ragazzina fuori dal comune. Un saggio sotto forma di coming of age dai tratti storici, che prende le corde che tengono prigioniera la sete di rivalsa personale, per mostrare quanto il cambiamento e l'emancipazione femminile sì siano esauditi nel tempo, seppure in maniera meno graduale nella sostanza.
Catherine Called Birdy: la trama
Tratto dall'omonimo romanzo per ragazzi di Karen Cushman, al centro di Catherine Called Birdy c'è il cuore e l'anima di una giovane e vivace quattordicenne di nome Catherine. Una giovane donna dell'Inghilterra del 1200 che deve fare i conti con il padre, Lord Rollo, uomo egocentrico e bizzarro, pronto a organizzare un matrimonio combinato e destinare così la propria figlia nelle mani di pretendenti alquanto improbabili, pur di recuperare una ricchezza perduta. Ma Catherine vuole solo vivere una vita libera, fatta di avventure e battaglie. Il destino a lei assegnatole, però, va a braccetto non solo con il suo ceto sociale, ma anche con il proprio genere sessuale. E tutto, così, sarà una lotta interiore e con gli altri.
Il mondo ad altezza ribelle
È un universo immortalato ad altezza di giovane donna quello di Catherine Called Birdy. La macchina da presa di Lena Dunham si ancora al piglio adolescenziale della sua protagonista, lasciandosi trasportare in corse a perdifiato e blocchi emotivi improvvisi, innestati nella mente della ragazza dalla paura del tradimento e dell'incertezza del domani. È un animo estroverso e allegro, quello di Catherine, un'apertura al mondo restituita in linguaggio filmico attraverso una serie di campi lunghi e riprese ad ampio respiro che immortalano la giovane protagonista come parte integrante di quell'ambiente da cui vorrebbe scappare, ma a cui si sente fortemente legata.
Un universo personale che colora quello esterno, illuminando con una tavolozza accesa di sfumature cangianti il buio di un periodo che vuole spegnere la forza dei sogni, e la luce di menti brillanti come quella di Catherine. Tra le mani di Lena Dunham, l'ambientazione medievale assurge a strumento metaforico per rimandare a una situazione attuale che ancora limita le donne nel contesto di libertà ottenute e molte ancora da conquistare.
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Ali bloccate e teen-movie ribelli
Sono ancora troppo pesanti le mani che tacciano la voce delle donne, e troppo strette le fila che bloccano le ali di piccoli uccellini che vogliono solo spiegare le ali e volare in alto, verso il cielo della propria realizzazione personale e della libertà individuale. Un monito trascritto tra le pagine di un teen-movie senza pretese, che edulcora e racconta con fare romanzato prigioni domestiche per piccole donne che aspirano alla libertà. Un'opera semplice, ma che riletta nell'ottica del suo principale target di riferimento - le giovani adolescenti - raggiunge il proprio obiettivo, segnando un percorso in perfetto equilibrio tra la fame di ribellione, e quello di accettazione del proprio ruolo all'interno della società. Che siano uccellini che aspirano al cielo, o figlie ubbidienti di una tradizione sociale che evolve, per rimanere sempre uguale, chiunque può ritrovare nel nuovo film della Dunham strascichi di spinte rivoluzionarie passate, o frammenti di una personalità presente. Non sarà un'opera rivoluzionaria, ma nella sua leggerezza Catherine Called Birdy tenta di parlare a un mondo, quello giovanile, con un tono semplice e allo stesso tempo complesso, mescolando sfumature colorate in un'epoca buia, proprio come l'adolescenza, quadro caravaggesco di luci e ombre appeso in precario equilibrio nella pinacoteca della vita.
Essere donna ieri, oggi e domani
Le donne degli anni Duemila possono indossare pantaloni, scegliere chi amare, possedere abitazioni e sporcarsi di terra se volessero. Eppure vigerebbe comunque uno sguardo giudicante su di loro, un occhio che scruta e una bocca che emana sentenze. La donna del Duemila, soprattutto nel mondo Occidentale, è un essere umano che vive di libertà, non sentendosi pienamente indipendente. Catherine si fa pertanto testimone e massima rappresentante di una morsa che tiene ancora stretto il microuniverso femminile e, per sineddoche, anche di tutte una serie di minoranze sociali in attesa di essere finalmente compresa e accettate. Le pagine scritte con cura dalla protagonista non sono soltanto impressioni e associazioni mentali miste a ricordi, ma moniti di una richiesta di comprensione e uguaglianza non sempre accettata e sottoscritta. Quella compiuta da Catherine non è una rivoluzione femminista, è solo il tratteggio iniziale di un percorso da compiersi e ancora in essere; non si spiegherebbe altrimenti l'incapacità della ragazza di mettersi alla prova e partire all'avventura insieme alla zia. Birdy, per quanto ribelle, è ancora figlia del suo tempo: si staglia sullo schermo come antesignana di un'evoluzione femminile che chiamerà a gran voce i propri diritti, nella speranza di continuare a illuminare il proprio presente, senza che venga inglobata nel buio dei pregiudizi e della diseguaglianza.
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Piccoli talenti crescono
Si mostra sullo schermo in tutto il suo carattere estroverso e giocoso, la Catherine di Bella Ramsey. Una personalità talmente espansiva da portare la sua interprete al limite dell'overacting e di una recitazione eccessiva e fortemente caricata. Eppure, la giovane interprete di Game Of Thrones (e dell'attesissima serie The Last of Us) dimostra il suo talento tenendo sotto controllo il carattere fuori dagli schemi del suo personaggio, facendolo rientrare entro il contesto di una personalità giovanile che aspira alla propria indipendenza e al libero arbitrio, tra scherzi, slanci ribelli, e pensieri profondi. Circondata da una galleria umana di personalità altrettanto complesse e restituite in maniera naturale dai propri interpreti (due su tutti, il padre narciso interpretato da un sempre ottimo Andrew Scott, e la dolce madre, una Billie Piper elegante ed empatica) Bella Ramsey ha saputo accogliere, carpire e modellare la propria Catherine, restituendole una caratterizzazione unica e verosimile. Sostenuta da un commento musicale che vede l'impiego di brani contemporanei ad ambientazioni duecentesche, la protagonista si fa perfetto trait d'union di necessità contemporanei con tratti medievali, perché l'essere donna non è mai mutato, ha solo modificato le sue esigenze, amplificando il volume delle richieste, e affilato le lame delle proprie forbici attraverso cui recidere quelle fila che le tengono strette a un'imposizione patriarcale ormai superata, anche attraverso gesti eclatanti e ribelli come il taglio di una ciocca di capelli, o un velo da bruciare.
Conclusioni
Concludiamo questa recensione di Catherine Called Birdy sottolineando come il teen-movie firmato da Lena Dunham riesca a cogliere nella sua semplicità la forza di una rivendicazione femminile ancora in essere. A farsi portavoce di diseguaglianze e richieste di libertà è una giovane quattordicenne interpretata da una Bella Ramsey in parte, la quale si fa perfetto specchio umano di una società contemporanea che rispetto al Medioevo forse tanto tanto cambiata non è.
Perché ci piace
- La performance di Bella Ramsey.
- La caratterizzazione dei personaggi.
- L'uso cromatico di colori accesi che si fanno perfetti contrappunti dell'animo della protagonista.
- La regia ad altezza della propria protagonista.
Cosa non va
- Una comicità a volte fuori luogo.