Non basta il talento di Helen Mirren, come purtroppo dovremo sottolineare nella nostra recensione di Caterina la Grande, a far apprezzare senza riserve una mini serie dall'ottimo potenziale che viene però sprecato a causa di una sceneggiatura non particolarmente brillante. La narrazione, infatti, si concentra maggiormente sulle questioni sentimentali, lasciando in disparte caratteristiche personali e decisioni politiche che hanno reso l'imperatrice russa un'importante figura storica.
I quattro episodi che compongono il progetto, in onda su Sky da venerdì 1 novembre, sono firmati da Nigel Williams e diretti dal regista Philip Martin - recentemente impegnato dietro la macchina da presa anche in occasione di alcuni episodi di The Crown - e dopo un avvio davvero promettente e intrigante, perdono progressivamente spessore e interesse, limitandosi a portare in primo piano la dimensione privata della leader russa.
L'amore di un'imperatrice
Al centro della trama c'è Caterina (Helen Mirren), salita al potere nel 1762 dopo un colpo di stato organizzato con il suo amante Grigory Orlov (Richard Roxburgh), di cui si mostrano solo le conseguenze e la successiva lotta al potere che coinvolge anche il ministro Nikita Panin (Rory Kinnear) e il figlio della sovrana, Paolo (Joe Q. Bretz). Gli ostacoli affrontati durante il regno della carismatica donna e la sua voglia di compiere riforme e trasformare la società vengono purtroppo messi in secondo piano dalla scelta di raccontare la storia d'amore, durata decenni, con Grigory Potemkin (Jason Clarke), relazione spesso a distanza a causa di conflitti, tentativi di espandere i confini dell'impero e un destino avverso.
Troppi sentimenti e poche idee
Il regista Philip Martin, riesce a ricreare l'atmosfera di grandiosità e la spettacolarità necessarie a rendere la storia di Caterina e l'opulenza del suo regno, ma il problema principale del progetto è la sceneggiatura che, dopo un primo episodio molto promettente, non dà uno spazio adeguato alle sue idee in grado di anticipare i tempi, alle sue capacità in veste di leader e stratega e nemmeno agli aspetti negativi del suo modo di governare, accennando solo superficialmente al rapporto conflittuale con il figlio. Sul piccolo schermo l'attenzione è per il legame tra Caterina e Potemkin, di cui in più momenti si fatica a comprendere realmente la passionalità e la profondità. Nonostante fin dalla prima parte della storia si accenni ai tentativi di togliere il potere all'imperatrice, le quattro puntate non riescono mai a far emergere la tensione esistente a corte, relegando in uno spazio limitato i piani e i progetti con cui si cerca di ribaltare la linea del potere. La figura di Paolo, il figlio di Caterina, è inoltre delineata davvero a grandi linee, non permettendo agli spettatori di comprendere il risentimento provato dal giovane e mostrando la freddezza esistente tra madre e figlio in poche scene, tra cui un'interazione che colpisce per la mancanza di empatia provata dalla donna nei confronti di un giovane che vorrebbe dimostrare il proprio valore e ottenere un'approvazione apparentemente impossibile da conquistare.
Il talento di Helen Mirren al servizio della miniserie
Il lato più "oscuro" di Caterina viene portato in scena anche tramite la sua incapacità di potersi fidare di chi ha intorno, dovendo eliminare ogni possibile minaccia e progettando la propria successione. La sua attrazione per Potemkin, un brillante membro dell'esercito, non appare mai realmente motivata e le lettere che i due si scambiano non aiutano a trasmettere il desiderio e l'amore che lega i due protagonisti. Nonostante un cast di ottimo livello, come prevedibile, è Helen Mirren a rubare la scena con la sua capacità di dare spessore a una donna alle prese con il potere e con la scelta di non porre limiti alla propria libertà, anche sessuale. L'attrice, ormai a suo agio in una parte da sovrana, sa dare sfumature a un ruolo un po' sacrificato dalla sceneggiatura che punta alla storia d'amore come colonna portante del progetto. La star fa quel che può per non far scivolare la figura di Caterina nell'ormai conosciuto stereotipo della donna la cui esistenza viene influenzata da una storia d'amore.
Gli altri personaggi, nonostante l'esperienza degli interpreti, possono fare veramente poco per risultare rilevanti e persino l'amicizia tra la protagonista e la Contessa Bruce, parte affidata a Gina McKee, appare superficiale e quasi irrilevante all'interno delle quattro puntate. Gli episodi di questa miniserie, infatti, non trovano l'approccio giusto al racconto, e si limitano a offrire un racconto visivamente curato ma emotivamente arido e incapace di offrire un ritratto coinvolgente e affascinante dell'imperatrice.
Conclusioni
Sulla carta sembrava uno dei progetti più interessanti di questi ultimi mesi del 2019 ma, come abbiamo spiegato anche nella nostra recensione di Caterina la Grande, la serie perde un'occasione preziosa per offrire un ritratto femminile lontano dagli stereotipi e dagli schemi convenzionali. L'indubbia bravura di Helen Mirren, talento in grado di dare spessore anche a una sceneggiatura poco rilevante, non basta a rappresentare la leader russa in maniera completa, andando oltre la sua dimensione affettiva per riscoprirne la determinazione e la spietata ferocia con cui ha mantenuto il controllo su un territorio diviso. Non bastano i meravigliosi palazzi, i costumi sontuosi, la colonna sonora di Rupert Gregson-Williams e una ricostruzione esteticamente attenta per rendere la miniserie diretta da Philip Martin più di una storia unidimensionale che offre poco oltre al ritratto di un amore.
Perché ci piace
- Helen Mirren dimostra ancora una volta il proprio talento con un ruolo complesso.
- Le scenografie e i dettagli della ricostruzione storica sono visivamente affascinanti.
- Il primo episodio ricostruisce con attenzione i retroscena della lotta per il potere.
- La figura di Caterina viene rappresentata senza esitare a mostrarne i lati negativi.
Cosa non va
- L'attenzione si sposta troppo presto sulla storia d'amore, mettendo in ombra la personalità della sovrana.
- Il cast di alto livello non viene sfruttato a dovere.
- Il legame tra Caterina e Potemkin viene sviluppato tra stereotipi ed eccessiva retorica.