Mason Goddard è un ladro di fama internazionale, a capo di una squadra affiatata di professionisti, specializzati in ogni tipo di colpo. La loro ultima missione, relativa al furto di alcune auto di lusso, è fallita quando Mason ha scoperto di essere stato tradito proprio dalla sua compagna Amelia Decker, in realtà un'agente dell'FBI sotto copertura da due anni per smascherarlo.

In Cash out - I maghi del furto, il protagonista ha deciso di ritirarsi, disilluso da quella donna che ha spezzato il suo cuore e stanco di quella vita condotta sempre sul filo del rasoio. Peccato che suo fratello minore Shawn non la pensi allo stesso modo e abbia convinto la vecchia squadra a compiere una rapina in banca, un colpo sulla carta apparentemente semplice e facile da progammare. Naturalmente la situazione si complicherà rapidamente in maniera "imprevista" e Mason, inizialmente arrivato solo con l'intento di impedire la rapina, si ritrova bloccato all'interno della filiale insieme ai suoi ex compari e a una ventina di ostaggi. A negoziare con lui vi sarà, scherzo del destino o meglio di sceneggiatura, proprio Amelia, ora negoziatrice dell'FBI.
Cash out e cash in

Un action-thriller da manuale, ma non nel senso positivo: quanto accade nel corso dei novanta minuti di visione sembra infatti il più tipico dei compitini, una sorta di bignami dei vari classici dell'heist-movie, qui condensati in una storia tanto breve quanto anonima.
Non è che Cash Out - I maghi del furto sia necessariamente un brutto film - per quanto non sia sicuramente nemmeno un buon - ma il suo principale problema è quello di essere sin troppo uguale a tanti altri, senza nessuno spunto tale da elevarlo dalla media dei b-movie a tema. Perché i valori produttivi non possono contare su un budget elevato, con la regia di Randall Ives Emmett - specialista del filone a basso costo - che tenta di sfruttare al meglio le ambientazioni chiuse, facenti da sfondo alla maggior parte del racconto.
Fuori in novanta minuti

Giusto il prologo, con il tentativo - andato a male come già espresso nella sinossi - di rubare un'auto fuoriserie, ci regala un inseguimento a tutto gas, mentre il resto del film ha per l'appunto luogo tra le quattro mura della banca, tra caveau che nascondono segreti insospettabili e che tali devono restare e sale video da dove controllare angoli, dentro e fuori, su una multitudine di schermi.
Se l'anima di genere ha una potenziale, non del tutto espressa, incisività, la sceneggiatura è popolata da un gran numero di forzature e inverosimiglianze, al punto che l'FBI per trattare con Mason manda proprio la sua ex amante. Scelte assurde, per quanto con il "colpo di scena" dell'ultima parte si tentino giustificazioni di sorta e si realizzi pienamente quel lieto fine che era ben già prevedibile. Non è un caso che proprio in questo periodo sia uscito Oltreoceano il secondo episodio della saga, con la maggior parte del cast a riprendere i rispettivi ruoli.
Colpi a vuoto e volti noti
In questa sceneggiatura che a tratti sembra aver scopiazzato un titolo spagnolo ben più riuscito e ambizioso come Box 314 - La rapina di Valencia (2016), si muove un John Travolta discretamente in palla, pronto a gigioneggiare con naturalezza in una delle interpretazioni più decorose dell'ultima parte di carriera, non certo ricca di film memorabili. Ad accompagnarlo Lukas Haas nelle vesti di poco accorto fratello minore e Kristin Davis - volto simbolo della serie cult Sex & the City - quale amante / nemica, anche se la gestione del loro rapporto risulta alquanto schematica.

Lo spunto romantico che caratterizzava la loro relazione doveva infatti essere sfruttato in maniera ben più interessante, quando invece sembra di assistere a una sorta di riconciliazione tra due amanti passati, avari di alchimia, ora trovatisi per un destino beffardo ai lati opposti della barricata. Uno dei passaggi chiave dai quali si comprende la superficialità di uno script che non si prende rischi, favorendo opinabili certezze che però tolgono pathos e tensione alla schematica narrazione.
Conclusioni
Alla potenziale adrenalina si sostituisce un'impalpabile routine, con giusto qualche guizzo qua e là a far capolino in una sceneggiatura sin troppo stanca e scontata. La rapina organizzata da un pur nolente John Travolta - che sprizza a tratti gigionesco carisma - si perde in una serie di luoghi comuni e situazioni inverosimili, con la tensione sacrificata agli altari di un futile divertimento di genere.
Un cinema di serie-b dai toni soft, mai effettivamente cattivo e schiavo di meccanismi che imitano, senza mai cercare soluzioni potenzialmente originali, in grado di ravvivare l'inerme script. Gli stessi colpi di scena risultano spuntati e l'epilogo aperto al sequel - uscito da poco in patria - non fa che confermare le linee guida del principio.
Perché ci piace
- John Travolta è sempre John Travolta.
Cosa non va
- Dinamiche da heist-movie poco ispirate.
- Sceneggiatura che ricicla soluzioni già viste e riviste altrove.
- Manca un senso di tensione palpabile.