In questa recensione di Carla analizzeremo un film che finalmente porta su schermo la vita e la carriera di colei che nel 1981 fu definita dal New York Times "prima ballerina assoluta", una donna che nel corso degli anni ha rivendicato diritti importanti, dedicando la sua vita alla danza. Parliamo di Carla Fracci, scomparsa nel maggio del 2021, della sua figura in grado di ispirare per tenacia e rigore chiunque ascolti la sua storia. Carla, diretto da Emanuele Imbucci, è una pellicola che ha vantato la consulenza della stessa Fracci insieme a suo marito Beppe Menegatti e Luisa Graziadei, liberamente ispirato alla biografia Passo dopo passo - La mia storia edita da Mondadori e che vedrà la sala per un'uscita evento l'8/9/10 novembre 2021. Per la visione in chiaro bisognerà aspettare dicembre, quando il film verrà finalmente trasmesso su Rai1 intercettando il pubblico per il quale è stato pensato, un pubblico vasto e variegato a cui proporre una storia fatta di successi, scelte difficili e resilienza.
Nella trama l'ascesa di un étoile
La storia che ci viene narrata ripercorre l'ascesa della carriera di Carla Fracci (Alessandra Mastronardi), su più piani temporali non cronologici: l'infanzia della giovane Carla nella campagna lombarda, in un'Italia flagellata dalla guerra dove la piccola ammira le libellule che si muovono leggere sugli specchi d'acqua, la sua entrata nella prestigiosa scuola di ballo della scala fino alla sua crescita personale e professionale che la porterà a calcare i palchi più prestigiosi del mondo, da Londra a New York, pur rimanendo sempre grata e fedele a quel teatro che l'ha cresciuta e che ne ha decretato il successo. Molta enfasi viene posta anche nella scelta della ballerina di diventare madre, scelta azzardata ed inusuale per un étoile affermata come lei che, però, non vuole rinunciare a quella parte della sua vita. La vediamo poi rimettersi in gioco dopo la gravidanza grazie al suo amico e partner di ballo Rudolf Nurayev che le propone una sfida tanto intrigante quanto difficile: riportare in scena, dopo solo cinque giorni di preparazione, Lo schiaccianoci di Tchaikovsky.
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Fuggire alla retorica
Quando si utilizza il cinema per raccontare un personaggio noto il rischio di cadere nella retorica è sempre vivo e presente. Ne era evidentemente consapevole il regista Emanuele Imbucci che, con più di uno stratagemma cerca di evitare quello che per sua stessa definizione è l'effetto "santino", ovvero quel tipo di narrazione stereotipata e banale che poco altro fa se non raccontare in modo semplice e prevedibile la vita di un personaggio noto. Il primo tentativo per evitare questo aspetto insidioso è di sicuro la scelta di non riportare le vicende in modo sequenziale: la vita di Carla Fracci ci viene mostrata grazie ad una narrazione non lineare, un racconto che va avanti e indietro nel tempo seguendo più il filo dei pensieri della protagonista che un percorso cronologico. La trovata funziona e rende il film molto più vivace e appassionante, permettendo di porre l'accento su un aspetto ben preciso della vita della Fracci: il suo essere una donna moderna, una donna che ha lavorato sodo per non accettare facili compromessi, che ha ricercato gli affetti così come la carriera, senza rinunciare a l'uno o all'altra.
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Un messaggi importante
Seppure su questo aspetto qualche piccola caduta sulla retorica ci sia stata, non possiamo negare che era questa la Carla Fracci che volevamo ed era importante raccontare. L'indugiare della trama sulla scelta della maternità così come sull'importanza di perseguire la carriera intrapresa fanno della protagonista un'eroina contemporanea, un ruolo che ben mostra tutta l'eccezionalità di una vita vissuta appieno, dove il talento è solo un trampolino di lancio che fa presto spazio al duro lavoro e ad una fatica che sembra rimanere solo dietro le quinte, ma che invece permea ogni singola esibizione. Pur con la sua messa in scena patinata, quindi, Carla è un film che di sicuro può piacere al pubblico per cui è stato pensato e che è in grado di mostrare l'aspetto più pionieristico di un'icona mondiale della danza.
Conclusioni
Per riassumere la nostra recensione di Carla, possiamo affermare che il film di Emanuele Imbucci punta a sottolineare la forza e la tenacia di una donna che nella sua vita ha puntato e raggiunto le vette più alte della danza. Soffermandosi sugli aspetti più contemporanei della personalità e delle scelte della Fracci confeziona una pellicola a tratti un po’ patinata ma che comunque riesce quasi sempre a svincolarsi dalla retorica.
Perché ci piace
- La narrazione non lineare.
- La scelta di porre l’attenzione sulla modernità del personaggio.
Cosa non va
- Una messa in scena a tratti un po’ troppo patinata.