Captain Volkonogov Escaped, la recensione: fuggire alla ricerca di perdono

La recensione di Captain Volkonogov Escaped, il film russo diretto da Natasha Merkulova e Aleksey Chupov, presentato in concorso al Festival di Venezia 2021.

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Captain Volkonogov Escaped: una scena del film

Scrivere la recensione di Captain Volkonogov Escaped significa analizzare un thriller esistenziale, dove la dimensione materiale, che sembra sovrastare il mondo messo in scena, ha un valore minore rispetto a quella dell'anima, più invisibile. Presentato in concorso al Festival di Venezia 2021, il film russo diretto da Natasha Merkulova e Aleksey Chupov utilizza uno stile autoriale, lasciando immergere lo spettatore lentamente, per raccontare la storia di una fuga alla ricerca di una libertà tripartita tra un'organizzazione oppressiva, un senso di colpa soffocante e una di stampo puramente spirituale.

Quando l'uomo in rosso fuggì

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Captain Volkonogov Escaped: una scena del film

Fedor Volionogov è il capitano di un servizio di sicurezza nazionale in cui i membri, tutti con lo stesso taglio di capelli e la stessa tuta rossa, cercano e imprigionano i cosiddetti "nemici dello Stato". Fedor è stimato dai colleghi e dal suo comandante, non nasconde un lato violento e, come tutti gli altri, si concentra alacremente sul lavoro che consiste anche nel torturare fino alla morte, interrogandoli per atti non commessi, i prigionieri. Un giorno, però, il protagonista diventa testimone di un evento di cui non doveva avere conoscenza e sarà costretto alla fuga. Ricercato dai suoi ex-compagni e dal comandante, messo sotto pressione dai suoi superiori, attraverso una visione notturna Fedor ritrova una spiritualità che sembrava assopita. Sfuggendo continuamente ai suoi inseguitori, pronti a ucciderlo, Fedor andrà alla ricerca dei parenti di prigionieri politici da lui uccisi senza motivo per ricevere il perdono e salvare la propria anima. Non sarà un'impresa facile, perché nonostante il bisogno di redenzione, Fedor troverà di fronte a sé un mondo in cui l'umanità appare sin troppo arida di empatia, incapace di perdonarlo, desiderosa di vendetta. Un mondo che trattiene sotto pelle un'incredibile voglia di violenza. Espiare le proprie colpe appare necessario per raggiungere il Paradiso, anche quando il mondo appare sempre più simile all'inferno.

Un film intenso da scoprire

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Captain Volkonogov Escaped: una scena del film

Va detto che Captain Volkonogov Escaped richiede una certa dose di pazienza da parte dello spettatore. Impiega tutto il primo atto per presentare i personaggi e il mondo in cui sono inseriti, narrando, come nel resto del film, a cavallo tra presente e passato e lasciando una certa dose di "non detto" all'inizio della vicenda vera e propria. Sono i minuti più complessi del film, che disorientano e possono allontanare uno spettatore poco paziente. Una volta compreso, però, il fulcro del film, mentre gli aspetti vengono via via delineati in misura migliore, la storia di Fedor riesce a coinvolgere a dovere, pur richiedendo allo spettatore di accettare la dimensione spirituale e intima del racconto. Nonostante gli eventi si svolgano in maniera sostenuta, la regia ricca di idee visive della coppia composta da Natasha Merkulova e Aleksey Chupov predilige un ritmo disteso, tipico di un certo cinema russo. Regia che, ad ogni modo, regala alcuni momenti davvero potenti che hanno a che fare con la violenza attuata nei confronti dei prigionieri (facciamo riferimento a un interrogatorio con una maschera a gas e una lezione su come poter uccidere sparando una sola pallottola) e interrompendo la lunga fuga di Fedor con sequenze dal sapore surreale. In questi momenti anche la musica esplode e, complice la forza visiva, si assiste a qualcosa di grandioso, legando ancora di più la dimensione spirituale del film. La pazienza verrà ripagata totalmente: l'ultimo atto sa emozionare attraverso pochi gesti che riguardano due persone che il nostro protagonista incontrerà e che rappresentano i due opposti emotivi della storia. Perché, alla fine dei conti, la fuga di Fedor è anche un allontanamento da un mondo vivo intriso di morte e l'avvicinarsi sempre più a un mondo di morti in cui ritrovare la vita.

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La forza di un protagonista

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Captain Volkonogov Escaped: una scena del film

Salvo alcuni brevi momenti più narrativi dedicati all'inseguitore, il film si concentra totalmente sul protagonista Fedor interpretato ottimamente da Yuriy Borisov. L'attore ha solamente il volto per esprimere il proprio tormento interiore, ma è costretto a interpretare un personaggio che pare disabituato alle emozioni. Per questo, per quanto inizialmente possa sembrare molto distante e non perfettamente comprensibile, più il film procede più si percepisce il cambiamento che avviene nello spirito del personaggio. Attraverso i vari incontri e le diverse relazioni, con personaggi che in qualche modo condividono con lui quest'apatia alla vita, come se fosse un dono da subire senza poter davvero cambiare le cose, il pubblico crescerà e comprenderà sempre più Fedor, sino ad arrivare a una scena finale davvero liberatoria. E allo stesso modo, arrivati ai titoli di coda, si percepisce un senso di leggerezza che non è da legarsi alla modalità di narrazione del film, quanto all'essere arrivati finalmente al traguardo di un'impresa e aver assistito a un vero cambiamento in un mondo troppo rigido.

Conclusioni

A conclusione della nostra recensione di Captain Volkonogov Escaped possiamo dire di essere rimasti sorpresi da questo atipico film russo presentato nel concorso di Venezia 78. Nel rappresentare un mondo quasi distopico, tremendo e apatico, la fuga alla ricerca di un perdono da parte del protagonista che dà il titolo al film è un vero proprio viaggio spirituale a cui lo spettatore partecipa in maniera coinvolta, nonostante il ritmo disteso. Un primo atto un po’ confuso e non perfettamente riuscito rischia di allontanare lo spettatore e metterlo a dura prova, ma una volta inseriti nel contesto narrativo si arriva a un finale catartico e liberatorio.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il mondo apatico creato da Natasha Merkulova e Aleksey Chupov in cui si muovono i personaggi.
  • Si percepisce la crociata spirituale del protagonista arrivando a un finale liberatorio e catartico, grazie a una regia ricca di idee visive.
  • Il protagonista Yuriy Borisov, grazie all’espressività, sa raccontare tutto il tormento interiore del personaggio.

Cosa non va

  • Il primo atto appare un po’ confuso e complesso rispetto agli sviluppi.
  • Il ritmo disteso, tipico del cinema russo, potrebbe allontanare qualche spettatore.