Da anni stiamo assistendo a un'incredibile evoluzione dei prodotti di animazione cinematografici. Al di là della qualità del digitale che avanza sempre di più, la tendenza maggiore è quella di realizzare lungometraggi capaci sì di divertire i bambini, ma anche di intrattenere i più grandi, che al cinema dopo tutto li accompagnano. Un'esigenza distributiva senza dubbio, che però ha anche ampliato il pubblico di riferimento del prodotto "film animato", che in precedenza interessava solo i ragazzini.
Capitan Mutanda: Il film si stacca da questa logica e prende di petto un umorismo che è tipico dei ragazzini maschi, in età scolare elementare, svegli e insieme ancora portatori sani di una serie di ingenuità tipiche dell'infanzia. Storia semplice e battute per bambini, in una vicenda che racconta proprio di loro: i bambini che vanno a scuola. George e Harold sono migliori amici dai tempi dell'asilo. Sono vicini di casa, sono nella stessa classe, sono inseparabili per tutto il giorno. Uno ha una naturale propensione per inventare storie, l'altro per il disegno. Quindi, da bravi ragazzini della loro età con tanta inventiva, realizzano fumetti, come una squadra perfettamente collaudata. Tra i vari personaggi di loro creazione, il più riuscito è senza dubbio Capitan Mutanda, le cui origini sono simili a quelle di Superman, ma che è grasso, calvo, un po' tocco e soprattutto avvezzo ad andarsene in giro indossando solo le mutande e un improbabile mantello.
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Umorismo elementare: equazione riuscita
L'animazione digitale stilizzata funziona benissimo: colori pieni e vivacissimi. Personaggi caratterizzati da abiti e acconciature originali e caratteri da subito ben definiti. Il film vede al timone David Soren, che già conosciamo per aver diretto Turbo, e allo script Nicholas Stoller che, avendo lavorato con Jim Carrey e Russell Brand, certo non si spaventa a scrivere battute in uno stile che assecondi senza tanti peli sulla lingua gli umori dei giovani protagonisti. Ne viene fuori un film semplicemente delizioso, irresistibile, specialmente se lo si vede insieme ad altri bambini. Lo screening alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella Città, ne è stata probabilmente l'ennesima prova: ragazzini della stessa età dei protagonisti che si sono divertiti moltissimo, ridendo per tutto il tempo, guardando le avventure di Harold e George, e ciò che può accadere se la fantasia diventa realtà. Già perché i nostri due giovani fumettisti sono vessati da un preside dispotico che annichilisce ogni entusiasmo tra i loro compagni di classe, e che vuole compiere il crimine estremo: minare la loro amicizia inserendoli in classi separate. Con un anello trovato all'interno di una scatola di cereali, allora, Harold e George lo ipnotizzano a tal punto che il Preside Grugno diventa Capitan Mutanda in persona. Nel frattempo, un pericolo maggiore giunge in città: il malefico Professor Pannolino che vuole eliminare le risate.
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Tante risate, tanto ritmo
Il ritmo incalzante del film è perfetto: sono giusti i tempi comici per ciascuna gag, per ogni trovata dei due protagonisti e anche per sottolineare particolari e citazioni in altri personaggi. Alcune trovate sono irresistibilmente surreali (come la segretaria del preside tenuta in attesa al telefono) e mai una battuta "mangia" la precedente. Forse l'idea di tornare a un tipo di umorismo così basilare, che trova la sua apoteosi nel concerto con i cuscini scoreggioni, non è poi così malvagia. E il messaggio è forte e chiaro, di quelli sani che più sani non si potrebbe al giorno d'oggi: l'amicizia è il valore più importante. La solitudine è da combattere in ogni modo, anche perché indurisce il cuore delle persone, il divertimento all'aria aperta è più bello di quello in casa, le letture possono stimolare la creatività e chi più ne ha più ne metta. Tutti concetti mai serviti in modo pesante, ma sempre coinvolgente e rocambolesco, degno di quei due giovani manigoldi di Harold e George.
Movieplayer.it
3.5/5