Questo terzo giorno della 62° edizione del festival di Cannes ha visto come protagoniste due attrici molto amate oltralpe, la francese Sophie Marceau e la nostra Monica Bellucci, entrambe protagoniste della pellicola fuori concorso Ne te retourne pas, diretta da Marina De Van. Il film, girato tra Parigi e la Puglia, è un thriller psicologico che racconta la storia di Jeanne, una donna in forte crisi d'identità e che ha difficoltà a ricordare il proprio passato. Attraverso un bizzarro effetto speciale, Jeanne è interpretata da entrambe le attrici, anche contemporanemante con il viso letteralmente a metà tra le due dive. Non particolarmente amato dalla stampa, il film può comunque contare sul fascino delle due belle attrici e sull'originalità di alcune trovate. Sempre tra i fuori concorso da segnalare anche L'epine dans le coeur documentario di Michel Gondry sulla carriera di insegnante della zia Suzette in una paesino di campagna della Francia.
Per la sezione competitiva invece sono stati presentati due nuovi film: Bright Star di Jane Campion - incentrato sulla storia d'amore tra il grande poeta romantico John Keats e della sua amata Fanny - e Thirst, scandaloso melodramma vampiresco come definito dallo stesso regista, il coreano Park Chan-Wook, che racconta la storia di un prete che a causa di una trasfusione diventa vampiro e si lascia sedurre da una donna sposata. I due film sono stati ben accolti dalla stampa ed entrambi possono contare su due interpreti femminili, Abbie Cornish e Kim Ok-Bin, che bucano lo schermo per la loro bellezza e la loro bravura.Leggi la recensione di Bright Star Leggi la recensione di Thirst Ma a conquistare gli applausi più fragorosi sono stati i due film di Un certain regard, il rumeno Police, adjective e lo statunitense Precious. Il film rumeno del regista Corneliu Porumboiu, già autore del pluripremiato A est di Bucarest, è un film difficile ma di grande originalità che attraverso i dubbi di un giovane poliziotto che si trova a pedinare dei giovani studenti rei di aver fumato marjuana racconta degli aspetti più insignificanti - e, se vogliamo, noiosi - di un poliziotto: il regista di permette di osare e dedica così molto spazio alle interminabili attese davanti casa degli indagati o alle lungaggini burocratiche, e finisce addirittura col costruire tutta la tensione finale del film su un discorso puramente dialettico sul significato di parole come legge, morale e coscienza, il tutto dimostrando grandi capacità registiche e tanta ironia. Precious (all'ultimo Sundance, dove ha vinto due i premi principali, era noto come Push: Based on the Novel by Sapphire) racconta invece le vicende di una ragazza di sedici anni analfabeta e obesa, nonché incinta per la seconda volta, che vive con una madre che definire un mostro è assolutamente riduttivo. Questa storia drammatica ma a tratti onirica e dotata di grande (auto)ironia è molto bene interpretata da un cast tutto al femminile e prodotta da Oprah Winfrey e Tyler Perry, due superdivi del mondo black. Due film agli antipodi ma che dimostrano la vitalità del cinema indipendente e della rassegna meno "glamour" del festival.