Sulla piattaforma streaming gratuita Serially sono disponibili le prime due stagioni di Buried Truth, il crime drama ambientato in Svizzera che segue le indagini e la vita dell'agente della polizia cantonale Rosa Wilder, ruolo affidato a Sarah Spale.
I primi due capitoli della storia, scritta da Béla Batthyany e Alexander Szombath, sono stati diretti dal regista Pierre Monard (Neumatt, Blood Business).
La trama della stagione 2
Nella seconda stagione si segue un nuovo misterioso caso per Rosa Wilder, a tre anni di distanza dagli eventi raccontati nella prima. Questa volta la storia si svolge a Thallingen, nella Giura bernese. Le indagini iniziano quando tre giovani ragazzi vengono trovati assassinati in mezzo a un bosco, la stessa sera in cui si svolge la festa aziendale della più grande fabbrica della zona, a cui tutti i cittadini hanno preso parte. Simon, nipote della spalla destra di Rosa, Manfred Kägi, viene identificato come principale sospettato, ma alla storia mancano indizi e certezze. La polizia locale sospetta il coinvolgimento del narcotraffico, ma uno dei poliziotti sembra voler depistare le indagini. A seguire il caso è l'agente Wilder, subito intercettata da Manfred (Marcus Signer), momentaneamente sospeso dalla Polizia Federale, per chiederle di seguire le indagini.
Oltre alla protagonista Sarah Spale (Treno di Notte per Lisbona, Platzspitzbaby), nel cast ritroviamo Marcus Signer (Mary & Johnny, Der Goalie bin ig) e Andreas Matti (Mario, Vite Rubate), ma anche nuovi personaggi come quelli interpretati da Caspar Kaeser (La cura del benessere, Tatort) e Manuela Biedermann (S_arah joue un loup-garou_, Medicus).
Abbiamo avuto occasione di intervistare la protagonista e il regista, scoprendo così qualche dettaglio del lavoro compiuto sulla serie e sull'importanza avuta dal progetto, composto in totale da quattro stagioni, sulla star e all'interno del panorama televisivo svizzero.
Il ritorno sul set
Tra la prima e la seconda stagione c'è un salto temporale e nella vita di Rosa ci sono stati molti cambiamenti, quale aspetto è stato il più difficile o interessante su cui lavorare nel delineare l'evoluzione di Rosa?
Sarah Spale: Sviluppare cosa c'è in mezzo. Ora la incontriamo e ha un rapporto diverso con la madre. Abbiamo dovuto provare a capire cosa è accaduto tra la prima e la seconda stagione, in modo da partire da un punto in comune. Gli spettatori non lo vedono, ma per noi era davvero importante saperlo. Inoltre è stata in America e sua madre si è presa cura del figlio perché Rosa stava lavorando come profiler e abbiamo dovuto sviluppare cosa è accaduto in quel periodo.
Le location sono particolarmente importanti nella serie, diventando quasi come uno dei personaggi coinvolti nella storia. Come avete lavorato su questo aspetto?
Pierre Monnard: Abbiamo girato la prima stagione tra le montagne, in inverno, c'era tanta neve, ha creato davvero l'atmosfera ed è stato difficile. Abbiamo deciso per la seconda stagione di girare in questa area della Svizzera, Giura, che è famosa perché ha più foreste ed è davvero conosciuta per i suoi pub. Avrebbe dovuto essere davvero nebbiosa e in un certo senso paurosa, ma quando siamo arrivati lì c'era invece un meteo fantastico, ed era davvero caldo e non abbiamo avuto affatto la nebbia. Tutto quello che volevamo non c'era e ci siamo un po' spaventati all'inizio perché volevamo questa atmosfera dark e un po' sinistra, e invece avevamo sole tutti i giorni. E abbiamo pensato: 'Non funzionerà'. Ma in realtà è stato piuttosto interessante. Penso che il risultato sia stato esattamente in linea con quello che è la storia, ovvero sull'esteriorità. In superficie tutto è bello, tutti sono amichevoli e adorabili. Ma in realtà c'è tutto questo segreto sepolto. E ho pensato, alla fine, che il fatto che fossimo in questa luce soleggiata in questo meteo meraviglioso abbia aiutato a costruire, in un certo senso, un'atmosfera davvero interessante, nonostante non fosse l'idea iniziale. Si costruisce sempre la storia basandosi su luoghi e paesaggi davvero specifici. E abbiamo decisamente usato questo paesaggio per raccontare la storia e, come hai detto, abbiamo cercato di trasformarlo in un personaggio per portare sullo schermo la storia dei personaggi. Ed è stato davvero importante, abbiamo scelto con attenzione.
Il lavoro sul set
Il legame tra i protagonisti è un elemento importante nella narrazione. Come avete lavorato su quell'aspetto? Avete avuto il tempo di provare prima di arrivare sul set o c'è stato spazio per l'improvvisazione?
Pierre Monnard: Non abbiamo realmente il tempo di provare, questo è certo. Il ritmo delle riprese di una serie tv lo impedisce perché è davvero intenso. E non avere molto tempo a disposizione ogni tanto è davvero frustrante perché si spera sempre di averlo, anche se alle volte si tratta di una situazione che aiuta realmente perché ti obbliga a fidarti di più del tuo istinto, a non analizzare troppo ogni elemento e seguire quello che ti sembra giusto. In più, quello che è stato grandioso nella seconda stagione è che abbiamo potuto conoscerci realizzando la prima e andavamo davvero d'accordo. Quando abbiamo iniziato a girare la seconda c'era già una grande fiducia tra di noi. E penso che siamo riusciti a lavorare davvero bene insieme, conoscendo già i personaggi grazie agli episodi precedenti. Tutto questo ci ha permesso di recitare in modo davvero naturale. Credo sia come uno sport, o come quando si fa il Sudoku: il primo giorno è difficile, ma dopo 10 giorni sei migliorato. E poi si arriva a un certo livello di automatismo.
Avendo lavorato a lungo nel delineare il personaggio di Rosa Wilder per la prima stagione, al tuo ritorno sul set ci sono stati dei momenti in cui hai chiesto di cambiare qualche dettaglio dello script o sei stata in difficoltà nell'interpretarla?
Sarah Spale: Ho lavorato davvero con attenzione sul dialetto che usa perché dovevo essere precisa con le parole e mi sono resa conto che usa determinate frasi o strutture grammaticali. In più potevo tenere conto degli script e si capisce il modo in cui parla perché è una professionista, è una donna, è forte... per questo motivo parla in un modo specifico, quando dice qualcosa è diretta e chiara. E ha richiesto molto lavoro, mi sono impegnata. Ci sono comunque dei cambiamenti perché il meteo è diverso, la situazione è diversa, e il regista potrebbe arrivare sul set la mattina e decidere di modificare qualcosa.
Pierre Monnard: Ci adattiamo costantemente, ogni giorno è una nuova avventura.
Le fonti di ispirazione
Nel panorama televisivo ci sono stati molti show con al centro delle donne forti che devono indagare su crimini e segreti, ma Buried Truth propone comunque una figura unica e originale. Avete tenuto conto di altre serie durante la preparazione o come fonte di ispirazione?
Sarah Spale: Amo l'intensità che contraddistingue il personaggio. Mi piace che da un lato sia così forte e dall'altro così vulnerabile. Ho potuto approfondire come interagisce e mostrare questa donna che è a capo della polizia e al tempo stesso ha i suoi dubbi, i suoi problemi personali. Non ho pensato tanto a come voler interpretarla, ma piuttosto ho provato a sentire quello che prova.
Pierre Monnard: Ci sono stati un paio di show che abbiamo decisamente preso in considerazione come punto di riferimento. Penso a Top of the Lake, che ho suggerito anche a Sarah perché ho pensato che il personaggio interpretato da Elisabeth Moss abbia molto in comune con Rosa Wilder, poi abbiamo tenuto in considerazione The Killing e Broadchurch. Quello che è accaduto, tuttavia, è che Sarah è arrivata a fare il casting, si è seduta, ha fatto l'audizione e per me era Rosa Wilder. Per questo motivo ci siamo basati su di lei, su quello che ci dava e che dava al personaggio. Abbiamo realizzato tutto in modo molto naturale. Abbiamo pensato: 'Oh, fantastico. Abbiamo trovato tutto quello che cercavamo. Era con noi nello studio del casting questa mattina. Tutto questo è fantastico'. Si è trattato di un processo davvero intuitivo, come ha detto Sarah.
La serie è stata incredibilmente popolare in Svizzera e sta ottenendo, anche grazie a piattaforme come Serially, una nuova popolarità all'estero. Che tipo di reazione avete avuto dagli spettatori? Continuate ad avere dei feedback dai fan?
Sarah Spale: Ancora adesso quando cammino per strada, alle volte, vengo fermata da alcune persone che mi salutano e mi dicono 'Ci conosciamo'. E io rispondo di no, ma sono convinte di avermi incontrata o conosciuta molti anni prima. Non penso che mi associno immediatamente al personaggio di Rosa, ma in realtà hanno questa sensazione di conoscermi perché si sono sentiti così vicini al personaggio.
Pierre Monnard: Siamo stati davvero fortunati con lo show. Abbiamo trovato il nostro pubblico qui in Svizzera. E le persone si sono realmente innamorati dei personaggi, di Sarah e Marcus. Ed è grandioso quando provi la sensazione che le persone stiano aspettando la prossima stagione. Ne parlano. La Svizzera è poi una nazione speciale: hanno quattro lingue e ci sono delle reali differenze culturali tra la parte italiana, quella francese e quella tedesca. Inoltre è una serie che ha trovato un pubblico a livello globale, oltre a quello svizzero. Penso abbia funzionato realmente bene perché i personaggi sono stati interpretati da un cast meraviglioso, ma anche perché si è entrati in connessione con il paesaggio, un elemento che ha un impatto sul pubblico televisivo svizzero. Si sono resi conto: 'Possiamo raccontare delle storie fantastico ambientate in quella realtà'.
Buried Truth è caratterizzato da un'atmosfera molto suggestiva e unica, anche grazie alla fotografia e alle musiche originali, come avete lavorato per renderla così particolare?
Pierre Monnard: il mio lavoro come regista è di occuparmi, oltre che ovviamente degli attori, anche del modo in cui raccontiamo una storia dal punto di vista visivo. Abbiamo un team grandioso e realizzare uno show è realmente un lavoro di squadra. Tutti devono essere impegnati e all'altezza della situazione. Nella prima stagione abbiamo avuto come direttore della fotografia Michael Saxer e in quelle dopo ha lavorato Tobias Dengler. Abbiamo poi avuto dei dialoghi costanti con chi si è occupato della scenografie, con la nostra production designer che è grandiosa. Tutti hanno cercato di realizzare questo mondo dal punto di vista visivo come volevamo, desideravamo lavorare con qualcosa di sofisticato e meraviglioso. Ed è qualcosa di cui abbiamo parlato anche con gli attori perché devono adattarsi. Alla fine penso che abbiamo costruito questo grandioso spirito in cui ci capivamo tutti. Sarah, ad esempio, non appena vedeva dove era posizionato il cameraman capiva come volevamo girare la scena. Era come una coreografia ed è andato tutto davvero bene. Si tratta realmente di uno sforzo di un intero team e non posso far altro che lodare tutte le persone coinvolte perché senza di loro non avrebbe questo aspetto fantastico.
La continuazione della storia
Su Serially sono disponibili le prime due stagioni, ma la storia prosegue. Cosa possono attendersi i fan italiani dai prossimi capitoli della storia?
Pierre Monnard: Penso che gli spettatori possano attendersi un'altra stagione grandiosa, decisamente in linea con le precedenti. Nella terza stagione vedremo qualcosa di nuovo, non esplorato nelle prime due. La quarta è inoltre particolarmente emozionante perché penso che i fan proveranno un po' di commozione, forse piangeranno un po' perché credo che sia un addio davvero emozionante per questo fantastico gruppo di personaggi.
Sarah, hai detto addio al personaggio di Rosa Wilder da tempo, c'è qualcosa di lei che è rimasto con te?
Sarah Spale: Imparo sempre qualcosa dai miei personaggi. Non penso a lei perché ormai le ho detto addio da due anni, ma penso che sia stato importante che lottasse per se stessa e per sviluppare chi fosse. Non è qualcosa che ho imparato da lei, ma credo sia una di quelle cose che risultano importanti. Sono davvero orgogliosa del modo in cui si evolve la sua storia e del fatto che alla fine sia più libera di quanto fosse all'inizio.