Il 9 luglio 1980 si giocò quella che molti considerano la più bella partita di tennis nella storia di Wimbledon: la finale dove si scontrarono lo svedese Björn Borg, campione in carica che all'età di 24 anni aveva già trionfato quattro volte di seguito, e l'americano John McEnroe, astro in ascesa dal percorso controverso a causa del suo pessimo carattere. Quel match leggendario è ora arrivato sugli schermi tramite il film Borg McEnroe, lungometraggio squisitamente scandinavo dove Borg ha le fattezze di Sverrir Gudnason, attore svedese di origine islandese, e McEnroe quelle di Shia LaBeouf, entrambi al massimo della forma. Gudnason ha accompagnato il regista, il danese Janus Metz Pedersen, in occasione della proiezione di gala del film al Festival di Zurigo, dove è stato l'evento d'apertura (come già accaduto poche settimane prima a Toronto). Noi li abbiamo incontrati il giorno dopo per parlare del lungometraggio, di Hollywood e degli eredi di Björn Borg.
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Ricreare un'icona
Per cominciare, com'è stato per voi ricreare quell'epoca? Se non erro, siete entrambi troppo giovani per aver vissuto in diretta gli anni di gloria di Borg.
Sverrir Gudnason: È vero, mi sa che avevo due anni quando ci fu la partita contro McEnroe e quattro quando Björn si ritirò dal tennis. Comunque è impossibile per noi svedesi non essere cresciuti nel mito di Borg, è l'icona del nostro paese. Per me è stata una grandissima opportunità poterlo interpretare, ma anche un po' spaventoso. Durante la preparazione andavo in giro per Stoccolma e invidiavo diversi tizi che avevano dei piccoli particolari alla Borg: gli occhi, gli avambracci, eccetera. Poi, tramite un duro allenamento, sono riuscito a replicarli.
Janus Metz Pedersen: Quando non hai vissuto quel periodo in prima persona può essere una sfida, perché devi affidarti solo ai libri e al materiale d'archivio e fare del tuo meglio. Per fortuna in questo caso c'è moltissimo materiale.
Janus, questo è il tuo primo film di finzione. Com'è stata la transizione dopo anni di esperienza nel campo del documentario?
Pedersen: Piuttosto facile, in realtà, anche perché grazie alla televisione avevo già mosso i primi passi nella finzione. Per esempio, ho girato una puntata della seconda stagione di True Detective. Inoltre, dopo il mio ultimo documentario ho anche fatto dei cortometraggi. A dirla tutta non penso che ci sia una grandissima differenza tra il documentario e il cinema narrativo, a parte capire le dinamiche di un set e lavorare con gli attori.
E come ha reagito Leo Borg (figlio di Björn, n.d.r.) quando gli hai offerto una parte nel film?
Pedersen: In realtà è stato lui a contattarci e chiederci se poteva partecipare ai provini. Abbiamo visto lui e molti altri bambini in Svezia, e ci siamo resi conto piuttosto rapidamente che lui era la scelta migliore, perché è veramente il figlio di suo padre e la sua performance è molto autentica. Per me è stato come un dono dal cielo, e penso che anche lui si sia divertito molto sul set perché è una giovane promessa del tennis, è il migliore in Svezia nella sua fascia d'età, quindi sta già vivendo una vita simile a quella del padre.
Gudnason: È settimo a livello europeo.
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Campioni di oggi e ieri
Sverrir, all'inizio del film Borg usa un nome falso per non farsi riconoscere da un barista. Pensi che la stessa cosa possa succedere a te per via di questo film?
Gudnason: Cerco il più possibile di non paragonarmi a lui perché era veramente una star, la sua fama era ai livelli di qualcuno come Michael Jackson. Poi è ovvio che con ogni film che fai il tipo di attenzione che attiri cambia. In Svezia recito da così tanto tempo che penso che il pubblico si sia abituato alla mia presenza. Forse quando vado all'estero sarà diverso, ma per ora non ho avuto problemi.
Hai scelto di non incontrare Björn Borg durante le riprese. Hai avuto modo di parlargli dopo?
Gudnason: Sì, l'ho incontrato alla prima del film. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata, ed era molto soddisfatto di ciò che aveva visto. Eravamo molto felici di avere la sua approvazione.
Qui a Zurigo invece c'era Roger Federer.
Gudnason: Esatto, ed è stato un vero piacere poter discutere con lui, anche perché il suo percorso non è così diverso da quello di Borg: anche lui ha imparato a controllare le proprie emozioni in campo, guarda caso con un allenatore svedese, e ha vinto Wimbledon cinque volte di seguito prima di essere sconfitto da Nadal, che aveva battuto l'anno prima.
Pedersen: Io vorrei aggiungere che è stato molto interessante sentire il Presidente svizzero e Federer parlare proprio del film, anziché fare solo i soliti discorsi politici.
Gudnason: A me è piaciuto molto quello che hanno detto sulla somiglianza tra il tennis e la politica: bisogna affrontare l'avversario con rispetto, e stringergli la mano alla fine.
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L'influenza nordica
Questo è un film molto scandinavo, con una guest star americana, e poi è stato scelto per inaugurare Toronto, sta facendo il giro dei festival, qualcuno parla anche di nomination agli Oscar. Come avete vissuto questa crescita del progetto?
Pedersen: Quando sono entrato nel team era un film svedese e lo è ancora, motivo per cui Borg è avvantaggiato. Ovviamente quando parli di una rivalità storica tra due leggende viventi bisogna trattare entrambi i personaggi nel modo giusto, quindi era escluso che McEnroe fosse interpretato da un attore svedese con una parrucca orrenda e un accento inverosimile. Ci voleva un grande attore americano, e sono molto contento che Shia sia entrato in contatto con noi, è un ruolo che gli stava veramente a cuore.
Gudnason: Penso che la natura svedese del film sia stata fondamentale per preservare l'autenticità della storia. Se si fosse trattato di una produzione americana non credo che ci avrebbero permesso di girare più di metà dei dialoghi in svedese, molto probabilmente avrei dovuto recitare in inglese con l'accento scandinavo.
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What's next?
Sverrir, te la sentiresti di tornare a interpretare Borg se volessero portare sullo schermo il suo tentativo di tornare a giocare negli anni Novanta?
Gudnason: La sua vita è lo spunto ideale per una miriade di film, ma nel mio caso penso che questo progetto sia sufficiente. Voglio passare ad altro.
E come vedi il futuro dopo questo film? Ci sono progetti americani?
Nulla di definitivo, ma sì, posso dirti che ho avuto contatti in merito.