Nonostante l'uscita in contemporanea dell'album Songs of Surrender, lo speciale documentario Bono & The Edge: A Sort of Homecoming con David Letterman non punta la sua attenzione sulla creazione della nuova versione dei brani classici, ma propone un divertente, e a tratti, emozionante, ritratto delle origini della band e del legame indissolubile tra gli U2 e l'Irlanda.
Negli 85 minuti del progetto al centro della nostra recensione ci sono infatti le performance musicali, interviste, racconti che svelano retroscena della collaborazione e dell'amicizia tra i due artisti e le esperienze del conduttore americano a Dublino, città che non ha mai visitato e di cui scopre la storia e le tradizioni con l'ironia che l'ha sempre contraddistinto.
Un viaggio alla scoperta delle origini di una band e di una nazione
Bono & The Edge: A Sort of Homecoming With Dave Letterman, diretto dal regista premio Oscar Morgan Neville, prende infatti il via con la partenza dell'icona della tv con destinazione l'Irlanda, dove i due membri della band lo hanno invitato per parlare del progetto discografico che raccoglie 40 canzoni della band, registrate negli ultimi due anni in una nuova versione con arrangiamenti inediti e, in alcuni casi come quello della storica Sunday Bloody Sunday, inserimento di nuovi testi.
Letterman accompagna così lo spettatore alla scoperta di Dublino e dei suoi abitanti, passando dal fare shopping a visitare il punto di balneazione Forty Foot, e scoprendo la storia e le caratteristiche uniche della band grazie a interviste, come quella con Glen Hansard, che ricordano l'impatto che gli U2 hanno avuto su un'intera nazione, contribuendo a delineare la direzione presa dalla società irlandese.
La musica, ovviamente, rimane protagonista grazie alla performance sul palco dell'Ambassador Theatre, edificio di cui si scoprirà anche un inaspettato legame con la storia di Bono.
La celebrazione di un'amicizia
Uno degli elementi che il documentario di Neville riesce a valorizzare con bravura, nonostante la durata limitata e i tanti elementi inseriti nel progetto, è l'amicizia che lega Bono e The Edge. L'assenza di Larry Mullen Jr e Adam Clayton, spiegata nelle prime battute dello speciale, non rende meno incisivo il racconto della nascita del gruppo, destinato a segnare pagine importanti della musica nel corso degli ultimi 50 anni. Bono, durante uno dei segmenti tratti dalla loro esibizione dal vivo, non esita infatti ad ammettere che si fida ciecamente del suo miglior amico e proprio questa fiducia li ha portati a essere ciò che sono diventati. A Sort of Homecoming ricorda poi l'importanza di The Edge all'interno del gruppo, svelandone il modo in cui salva le sue idee per nuovi brani di notte registrando messaggi audio sul proprio telefono, o ricordando il modo in cui ha creato Sunday Bloody Sunday. Bono non esita infatti ad ammettere che l'amico non avrebbe alcun bisogno di lui e degli altri perché è in grado di scrivere, cantare, produrre ed esibirsi da solo. Il motivo della longevità della band sembra però essere racchiuso nella risposta di The Edge a questo commento veritiero dell'amico: fare musica senza gli altri non sarebbe stato "altrettanto divertente". Gli aneddoti condivisi dai due, dai soprannomi dati fin dall'inizio ai membri della band ai momenti in cui hanno dovuto decidere se continuare a fare musica insieme, tratteggiano infatti il ritratto di quattro persone che hanno trovato il modo di crescere ed evolversi insieme, dando spazio alle proprie passioni, non solo musicali, tramite l'arte.
Davanti alle telecamere i due rocker irlandesi non hanno nemmeno esitato ad ammettere che l'attivismo di Bono ha causato in più occasioni delle tensioni tra i membri, specialmente nei casi in cui la politica, come ad esempio un invito al senatore Jesse Helms non gradito da tutti, è stata coinvolta nelle sue attività. L'impegno sociale, che ha rappresentato un lato importante degli U2 fin dalla loro formazione, ha poi raggiunto l'apice in occasione dello show ideato per il Super Bowl a pochi mesi di distanza dall'11 settembre che ha visto scorrere i nomi delle vittime durante la loro performance di Where the Streets Have No Name. Bono ha ricordato quanto fosse stato importante allontanarsi dal tradizionale concetto di spettacolo per dare spazio alle emozioni e immortalare un momento all'insegna della fragilità nella coscienza americana.
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Una lettera d'amore nei confronti dell'Irlanda
Il punto di forza del progetto arrivato su Disney+ è la rappresentazione della città di Dublino e dell'intera Irlanda che, anche grazie alla prospettiva di Letterman, viene celebrata ripercorrendone la storia e mostrandone il lato umano. Le radici degli U2 sono infatti ancora ben salde nei luoghi in cui sono nati e cresciuti, permettendo alle star di mantenere il contatto con la realtà semplice dei propri concittadini e proteggersi, secondo quanto dichiarato da The Edge, dai peggiori eccessi del mondo del rock and roll.
L'esperienza di David Letterman - che viene letteralmente "educato" da Bono, Glen Hansard e dalla drag queen Panti Bliss - offre anche a chi non conosce nulla della storia della nazione un racconto dell'evoluzione avvenuta nella società irlandese, anche grazie all'influenza degli stessi U2.
Hansard, che ha accompagnato il conduttore a bordo del treno pendolare DART, ricorda infatti come la band, vista in concerto quando aveva solo 10 anni, abbia avuto un impatto incredibile con le loro esibizioni storiche trasmesse in tv, come la prima performance compiuta in America di Sunday Bloody Sunday durante le tensioni tra cattolici e protestanti.
Panti Bliss offre inoltre un'altra testimonianza interessante facendo riflettere sull'evoluzione della nazione nel campo dei diritti e dell'apertura mentale, processo che l'attivista sostiene sia avvenuto anche grazie all'influenza degli U2 e delle loro esibizioni, spesso anche sexy e divertenti.
Il senso di comunità in pieno stile irlandese viene infine immortalato durante una serata al pub McDaid's di Grafton Street dove, per la gioia dei fortunati presenti e degli spettatori, viene cantanta A Rainy Night in Soho dei The Pogues da un gruppo di artisti composto da Glen Hansard, Markéta Irglová, Imelda May, Loah, Saint Sister, Grian Chatten dei Fontaines D.C. e Dermot Kennedy.
Una presenza divertente, ma a tratti invadente
La presenza di David Letterman nel progetto è forse l'aspetto che dividerà maggiormente il pubblico: se da una parte è un perfetto espediente per vivere l'esperienza dalla prospettiva di chi non ha mai visitato l'Irlanda, dall'altra "ruba" molto spazio ai veri protagonisti del progetto. La sua ironia regala momenti di divertimento e il suo sguardo ammirato durante le esibizioni live rappresenta senza difficoltà quello dei tanti fan, ma è innegabile che le sue avventure non aggiungano molto a chi vorrebbe forse qualche momento musicale o aneddoto in più. Il coinvolgimento dell'icona della tv, tuttavia, permette ancora una volta di dimostrare il talento di Bono e The Edge che si mettono alla prova componendo una canzone che riassuma l'esperienza di Dave a Dublino. La chiusura del documentario propone così l'esilarante brano inedito, non privo di un lato emotivo, che rappresenta un epilogo un po' inaspettato, ma adeguato, per l'originale documentario.
Conclusioni
Bono & The Edge: A Sort of Homecoming con David Letterman, come sottolineato anche nella nostra recensione, è un progetto interessante e dall'approccio molto particolare che, con lo scopo di promuovere l'uscita della nuova opera musicale degli U2, riesce a creare una lettera d'amore nei confronti dell'amicizia e di un'intera nazione. La commistione dei generi, da documentario musicale a esperienza legata ai viaggi, rende la visione scorrevole e stimolante, riuscendo con semplicità a ricordare e celebrare la carriera della band e le caratteristiche che l'hanno resa unica, attraverso testimonianze e aneddoti ben equilibrati tra la dimensione privata e quella pubblica. Il numero limitato di performance dal vivo lascia però il dispiacere che lo speciale non sia accompagnato da una versione integrale del concerto andato in scena a Berlino, considerando inoltre il valore degli artisti che hanno accompagnato Bono e The Edge sul palco, e della serata al pub.
Perché ci piace
- L'amicizia di Bono e The Edge dà calore all'intero speciale, tra aneddoti e dimostrazioni di affetto.
- La storia dell'Irlanda viene ripercorsa in modo semplice e comprensibile a tutti.
- L'equilibrio tra serietà e divertimento rende la visione molto piacevole.
Cosa non va
- Il numero di performance musicali dal vivo sono, per ovvi motivi di durata, limitate.
- La presenza di David Letterman a tratti sembra rubare la scena ai protagonisti.
- Il documentario dà poco spazio alla dimensione privata degli artisti, offrendone un ritratto che appare a tratti quasi incompleto.