Black Mirror: Bandersnatch doveva essere il futuro della TV, e invece era solo aria fritta streaming

Netflix voleva rivoluzionare la TV con produzioni interattive come Black MIrror: Bandersnatch. Tutta fuffa che, ora, viene addirittura rimossa dal catalogo ricordandoci i limiti dello streaming.

Will Poulter in Black MIrror: Bandersnatch

È stata fatta timidamente, quasi sottovoce. Se non fosse per gli aggiornamenti fatti dalle testate di settore nessuno se ne sarebbe accorto. Anche perché, fondamentalmente, si tratta di una mossa che è andata a colpire produzioni - o contenuti, per usare terminologie sicuramente più gradite a Ted Sarandos and co e meno ai creativi - che una volta passato l'entusiasmo iniziale si sono smarriti nel mare magnum della sempre crescente proposta della piattaforma di Los Gatos.

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Fionn Whitehead In Black Mirror: Bandersnatch

La rimozione degli ultimi contenuti interattivi ancora presenti nel catalogo, ovvero Black Mirror: Bandersnatch e Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy Vs. The Reverend. Vestigia di un periodo in cui Netflix pareva voler ancora sperimentare davvero con la sua offerta, prima di cedere - come i suoi concorrenti - alla realizzazione di robe che fra una Ilary Blasi e un evento sportivo live di troppo, stanno trasformando le varie piattaforme in epigoni della TV lineare. Solo più costosi. Estremamente più costosi.

La Tv interattiva voleva essere il futuro

Ve li ricordate il 2018 e il 2019? Ora, è vero che la memoria delle cose tende sempre a essere indorata, ma converrete con noi che in quegli anni prima del COVID (e non solo), stavamo tutti un pochino meglio. Non che fosse tutto rosa e fiori, ci mancherebbe, ma per comprare un gelato al bar o mangiare una pizza al ristorante, non dovevamo chiedere un prestito alla banca. Ma poi c'erano anche i cinema pieni, le piattaforme streaming si stavano affermando con produzioni inedite e originali e c'era un generale senso di diffuso entusiasmo tanto che quando Black Mirror: Bandersnatch è arrivato, quasi a sorpresa, su Netflix il 28 dicembre del 2018, si levò dal web un coro quasi unanime che cantava questa canzone: l'episodio interattivo speciale della serie ideata da Charlie Brooker era un deciso passo in avanti verso una nuova maniera di concepire la televisione.

Sulla carta, era effettivamente qualcosa di esplosivo: l'ideatore di una delle serie sci-fi/distopiche più amate che, nel corso degli anni, aveva preso di mira e analizzato i pericoli di tutte (o quasi) le nuove tecnologie si era messo alle prese, da grande amante dei videogame, con un racconto che poteva essere "costruito" strada facendo dal fruitore effettuando delle scelte col telecomando. Eravamo più dalle parti del librogame in live action che di un ibrido TV e videogioco, ma sapete come funzionano queste cose: noi che lavoriamo nel settore siamo vittime di facili entusiasmi tanto che, come vi dicevamo qualche riga fa, avevamo iniziato a prevedere un futuro in cui avremmo stabilito noi i destini dei personaggi delle serie o dei film che guardavamo.

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Un momento dall'episodio interattivo

Adesso che siamo tutti un po' più depressi e meno entusiasti in un 2025 in cui il cinema è un inconsapevole morto vivente e le piattaforme streaming si sono rivelate essere un salasso costante che una volta costavano 5 euro al mese ciascuna, ora 30, possiamo osservare il tutto con maggior distacco e dire che avevamo preso tutti, chi più chi meno, un discreto abbaglio.

Un'allucinazione collettiva

Un film, una serie TV, non hanno bisogno di racconti a bivi e di un'interattività posticcia perché, appunto, non sono un videogame (dove peraltro la libertà di azione e di scelta è comunque posticcia e soggetta alle decisioni dei game designer). Il bello di quelle storie raccontate per immagini che vediamo sul grande o piccolo schermo sta tutto nell'affidarci alle decisioni prese da chi si prende la briga di idearle, produrle e confezionarle per tutti noi. Anche perché poi una certa forma "d'interattività" un film o una serie TV ce l'hanno sempre solo che non ci pensiamo. È un'interattività che non ha tanto a che fare con la capacità d'intervenire direttamente sulla trama, quanto con la fruizione stessa, nelle interpretazioni che diamo, nelle sensazioni che proviamo fruendola che mutano drasticamente a seconda del momento delle nostre vite in cui ci mettiamo d'innanzi a un'opera.

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Una scena da Bandersnatch

Anche per la medesima creazione, fra l'altro: vedere un film o una serie tv a una data età e poi rivederlo anni e anni dopo, non è mai la stessa esperienza. Quindi se un lungometraggio o una serie TV ha già questa - bellissima - qualità che senso ha ibridarla con delle dinamiche simil-videoludiche farlocche che non hanno ragion d'essere in un dato medium? Che poi, anche senza essere troppo tranchant, che ci sia effettivamente spazio per esperimenti occasionali, e di successo, con l'interattività fuori dai videogiochi ve lo abbiamo già detto raccontandovi l'exploit di Hypnosis Mic: Division Rap Battle. L'anime interattivo che abbiamo definito come l'incubo di ogni cinefilo. Ma si tratta di un'eccezione fra l'altro ripetibile più facilmente in un ambiente, la sala cinematografica meglio ancora se PLF, che sta agli antipodi dell'ambito in cui opera Netflix.

Hypnosis Mic: Division Rap Battle è l'anime interattivo incubo di ogni cinefilo Hypnosis Mic: Division Rap Battle è l'anime interattivo incubo di ogni cinefilo

Se proprio vogliamo proporre al pubblico storie interattive, tanto vale farlo in un contesto di visione comunitaria che innesca tutte quelle dinamiche di condivisione che vi abbiamo raccontato nel nostro speciale, più che nell'isolamento del nostro soggiorno o delle nostre camere. Per questo Black Mirror: Bandersnatch, Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy Vs. The Reverend e le altre produzioni di questo tipo targate Netflix sono state solo ed esclusivamente fumo negli occhi.

Ma quanto mi costi?

Probabilmente, la rimozione dei contenuti interattivi dalla piattaforma si basa su un mix di ragioni. Da una parte c'è il calo d'interesse dopo l'effetto novità, la presa di coscienza da parte della compagnia che il pubblico non ha iniziato a richiedere a gran voce questa tipologia di contenuto.

Poi c'è, ma questa è una nostra speculazione che da Netflix non è stata né confermata né smentita, la questione relativa ai costi. Sia quelli di produzione che di mantenimento online di queste "storie a bivi". E anche qua, è curioso notare come la multinazionale sia abilissima nel passare dalle fanfare ai sussurri appena accennati. A febbraio del 2019, il canale YouTube Netflix Engineering, interamente dedicato alla tecnologia e allo sviluppo delle interfacce della piattaforma, veniva diffuso un video di quasi 75 minuti tutto dedicato alle sfide tecniche, pure sotto il versante della UI, poste da Bandersnatch. Neanche si trattasse di un approfondimento dedicato a come la NASA allestirà la prima colonia umana su Marte.

Flash forward. Qualche giorno fa The Verge ha chiesto informazioni a Netflix per capire meglio quale fosse la ratio alla base della rimozione di Black Mirror: Bandersnatch e Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy Vs. The Reverend, gli ultimi due baluardi della TV interattiva secondo Los Gatos. Chrissy Kelleher, portavoce della compagnia, ha fornito una risposta che fa impallidire il conte Mascetti: "La tecnologia ha assolto al suo scopo, ma ora rappresenta un limite nel momento in cui concentriamo i nostri sforzi tecnologici in altri ambiti".

Cosa significa? Non ci è dato sapere. Ma forse, e qui arriviamo al secondo perché menzionato, è una mero fatto di costi di "gestione" di quelle opere non ripagati da visualizzazioni costanti nel tempo (che è l'unico metro di misura che a Netflix interessa insieme al fatturato).

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David Slade sul set della puntata speciale di Black MIrror

La supercazzola della portavoce di Netflix spalanca poi la porta su una delle più grandi problematiche delle piattaforme streaming: chi paga è del tutto alla mercé delle decisioni arbitrarie della multinazionale alla quale elargisce i propri soldi. L'abbiamo visto nel 2023 quando Disney+ ha scelto di rimuovere decine di serie TV e film dal suo catalogo. Compresa roba del tutto irreperibile su contenuto fisico o altre vie legali. Con Black Mirror: Bandersnatch è avvenuto lo stesso.

Perché è sempre bene tenere a mente che quando ci abboniamo a una piattaforma streaming, l'unica certezza che abbiamo è quella di vedere scalati dai nostri conti i soldi dell'abbonamento e non di avere sempre a disposizione quello per cui paghiamo. Della serie, lunga vita ai Blu-ray e al supporto fisico.