Big Sleep, la recensione: è un (altro) esempio di ottimo cinema coreano

La recensione di Big Sleep: formalità, eleganza, sentimenti per un altro notevole film della nuova Korean New Wave. Presentato al Giffoni 2023.

Big Sleep, la recensione: è un (altro) esempio di ottimo cinema coreano

Quasi due ore di film che spiegano perfettamente quanto il cinema coreano, oggi, sia vivido e interessante. Negli Anni Ottanta, i moti cinematografici, hanno dato lo slancio per quella che viene ricordata come Korean New Wave, e rappresentata da autori come Park Kwang-su, Hah Myung-joong o Jang Sun-woo. Le politiche statali, infatti, dopo una forte crisi, favorirono le produzioni indipendenti, poi ereditate da Lee Chang-dong, Park Chan-wook, Kim Ki-duk e, ovviamente, da , che da vent'anni a questa parte hanno portato il cinema Sud Coreano ad un altro livello, non meno influente rispetto al cinema hollywoodiano (vedi alla voce Old Boy e Parasite), tanto che si può parlare di una seconda Korean New Wave.

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Big Sleep: una foto del film

Come dimostra lo sguardo di Kim Tae-hoon, classe 1982, che dopo una serie di apprezzati corti dirige appunto il suo primo film, Big Sleep. Un'opera asciutta, silenziosa, quasi asettica. Un immaginario umano che si scontra con la geografia urbana, portando in risalto le storture di una società squilibrata. Un tratto distintivo del cinema Sud Coreano, che spesso accende il racconto stesso: parlare di umanità, ma intanto essere anche opera politica, sociale, ideologica. Le influenze, in Big Sleep, dunque si mischiano a più riprese (Kim Tae-hoon probabilmente ha il santino di Bong Joon-ho attaccato sulla macchina da presa), come si mischiano i generi scelti: dramma sociale, romanzo di formazione, noir. Un risultato che stupisce, se contestualizzato nella vivace dimensione filmica di un'industria che, a conti fatti, sembra non sbagliare un film.

Due solitudini a confronto

Big Sleep, presentato al Giffoni Film Festival 2023, come dichiarato dallo stesso regista, "È stato creato per gli innumerevoli ragazzi feriti che ho incontrato e per gli adulti di buona volontà che li hanno accolti, senza chiedere nulla in cambio". Infatti, il cuore della storia è proprio questo: aprirsi al prossimo, senza secondi fini. Il protagonista è Gilho (Choi Joon-Woo), un ragazzo che ha subito violenze dal patrigno. A Gilho non restava che scappare, anche se fuori fa freddo e il mondo è un posto inospitale.

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Big Sleep: una sequenza del film

In una gelida sera d'inverno, Kiyoung (Kim Young-Sung) lo trova sotto la tettoia di casa, in compagnia di una stufetta. Kiyoung è un tipo strano, chiuso, ambiguo. Fa l'operaio, e si occupa del suo papà invalido, senza però provare nessun tipo di empatia. L'uomo, però, decide di ospitare in casa Gilho. Dalle iniziali poche notti, la permanenza si prolunga, e tra i due nasce un rapporto inaspettato. Almeno fino quando il mondo, che avevano provato a lasciar fuori dalle proprie vite, irrompe con violenza.

Ironia, eleganza, umanità

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Big Sleep: un'immagine del film

Come da tradizione cinematografica coreana, l'aspetto estetico gioca un ruolo cruciale. In questo caso, sono i colori della fotografia ad essere in qualche modo il centro della storia. Sfumature fredde, i riflessi notturni, che avvolgono gli sguardi e le mezze figure su cui Kim Tae-hoon pone l'attenzione. Perché Big Sleep è un film d'incontri, e di scoperte. Due protagonisti, e le loro ossessioni. Si scrutano, si annusano. Parlano poco, fumano, i sorrisi sono smorfie. Due dimenticati, due irregolari. Due che hanno la solitudine come compagna di vita, consapevoli che le vie d'uscita non sono pensate per gente come loro.

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Big Sleep: una scena del film

Eppure, il gioco umano e a tratti ironico, si sofferma sulla ricerca dell'equilibrio, sorretto da un'amicizia impossibile scandita da situazioni, personaggi, incomprensioni. Del resto, il cinema coreano - anzi, il nuovo cinema coreano - è un raccordo di storie, di frammenti, di esseri umani interrotti e poi ricostruiti. In questo senso, Big Sleep è un altro tassello della narrativa coreana, che si addentra con lucidità dentro un labirinto antropologico, e quindi dosando i tempi e le atmosfere (di conseguenza, il ritmo non è omogeneo, e potrebbe affievolire l'attenzione). Nondimeno, come lo stesso Bong Joon-ho, anche Kim Tae-hoon non rinuncia mai all'eleganza e alla formalità delle immagini, nonostante siano i sentimenti (persi e ritrovati) a smuovere Gilho e Kiyoung.

Conclusioni

Big Sleep, come scritto nella nostra recensione, rafforza il concetto: il nuovo cinema Sud Coreano è una fucina di storie e talenti. Il film, diretto da Km Tae-hoon, è infatti un ironico e sommesso affresco che racconta di una strana amicizia e di quanto la solitudine sia il nemico di una società votata al movimento e alla menzogna. Formalità, eleganza e una grande fotografia.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • I colori.
  • La formalità, l'eleganza.
  • Lo scambio tra i due protagonisti...

Cosa non va

  • ... nonostante ci sia una flessione nella parte centrale.