La pioggia battente ci accoglie nel giorno di inaugurazione della 66° Berlinale. Un'edizione con poche star, buona parte delle quali giunte per accompagnare il film di apertura, l'atteso Ave, Cesare! dei fratelli Coen. La stella più luminosa di tutte, quest'anno, brilla a capo della giuria. L'onore di guidare il team che assegnerà il palmares spetta alla grande Meryl Streep. Con lei anche un po' d'Italia grazie alla presenza di Alba Rohrwacher e, in concorso, del documentarista Gianfranco Rosi con il suo ultimo lavoro, Fuocoammare. Timidissima, Alba lascia che a parlare sia soprattutto la vulcanica Streep.
"Sono orgogliosa di far parte di questa giuria" esordisce Meryl. "Non ho idea di come si presieda una giuria, ma dato che nella mia famiglia sono il boss non dovrebbe essere difficile. E' fantastico poter essere qui con persone che amano i film e ritengono che farli sia un'attività importante. Spero di avere il tempo di discutere su ogni pellicola con tutti i giurati perché questa attività ci sta molto a cuore. I membri della giuria hanno libertà completa, è bello avere un presidente come me, ma loro hanno un voto solo e io due".
W la parità, ma il capo sono io!
Negli anni Meryl Streep si è ripetutamente schierata a fianco delle attrici hollywoodiane che denunciano la disparità di trattamento rispetto ai colleghi maschi. La sua presenza nel militante Suffragette, in tal senso, non è certo casuale e il festival di Berlino spicca per sensibilità nei confronti delle battaglie per i diritti civili. Così in una giuria a maggioranza femminile, Meryl è il capo e lo fa notare più volte. Scherzosamente? Chissà. "Sono molto attenta alla parità e all'inclusione, che si tratti di colore della pelle, sesso o altro. Questa giuria è molto sensibile a questo, infatti sono io a dominare. Credo che il Festival di Berlino, in tal senso, abbia una marcia in più".
Da attrice di grande esperienza, riflettendo sui criteri che utilizzerà per giudicare le performance dei colleghi, la diva aggiunge: "Giudicherò gli attori sulla base dei miei criteri personali. Ho un bagaglio di esperienze legate al mio vissuto con cui osservo gli altri. Giudicherò col cuore e con la passione, ma da attrice conosco l'impegno che c'è dietro ogni ruolo quindi sono consapevole dell'investimento emotivo. Poi ovviamente la nostra giuria sarà chiamata a fare una scelta. Siamo tutti esseri umani, il cinema è un'esperienza emotiva. Prima della testa, a influenzarci sarà il cuore". Sulla stessa lunghezza d'onda della Streep è l'inglese Clive Owen: "E' difficile far parte di una giuria, perché a un certo punto devi prendere delle decisioni. Già il fatto che un film sia stato selezionato è una prima vittoria, perciò tutti i film in concorso devono essere celebrati. Dobbiamo premiare qualcuno che se lo merita per fare la differenza. I premi possono cambiare la vita di qualcuno, abbiamo una grande responsabilità".
Un critico in giuria? Farà la fine di Stanley Tucci ne Il diavolo veste Prada
Una giuria speciale quella della 66° edizione, non solo per la presenza del Presidente Meryl, ma anche per l'arrivo di un giurato del tutto speciale, il critico cinematografico inglese Nick James. "Questo è un lavoro difficile per tutti noi, e poi ha una componente molto glamour. Voglio ringraziare la Berlinale per avere messo un critico in giuria. Non succede tanto spesso. Un mio amico mi ha detto: "Sarai come Stanley Tucci ne Il diavolo veste Prada". Fare il giurato è un lavoro molto simile a quello che faccio di solito, cioè guardare i film nel modo più accurato possibile. Pur essendo un critico, gli altri giurati mi hanno accolto con benevolenza. Per me questo è un impegno molto serio e mi piace che questa giuria sia molto impegnata e molto empatica".
Parlando del piacere di essere a Berlino, Meryl Streep sottolinea un aspetto non da poco: "Molti dei film proiettati in questo festival non arrivano in America. questa è un'ottima opportunità per guardarmeli tutti". L'ultima domanda della conferenza è anche la più complicata. Quando le viene chiesto cosa occorre per essere felici, Meryl allarga le braccia, scuote la testa ed esclama: "Ah, non chiedetelo a me".