Ben Burtt: "Il respiro di Darth Vader? L'ho creato soffiando aria in un respiratore da sub"

Tonnellate di aneddoti sui retroscena 'sonori' di Star Wars, Indiana Jones, E-T. L'extraterrestre e altre pellicole di culto dal mago del suono di Hollywood, a Locarno 2024 per ritirare il premio alla carriera.

Un primo piano di Ben Burtt

Ai più il nome di Ben Burtt non dirà granché, ma basta nominare l'inquietante respiro "enfisemico" di Darth Vader, la voce robotica di R2-D2 o quella roca di E.T. o i suoni roboanti di Indiana Jones per capire con chi abbiamo a che fare. Il 76enne americano è il sound designer più celebre al mondo per aver collaborato a lungo con Lucasfilm, dando vita alle sonorità impresse da 50 anni nelle orecchie dei cinefili a partire dal celebre urlo di Wilhelm.

Ben Burtt
Ben Burtt con il Vision Award Ticinomoda 2024

Vincitore di due Oscar per il montaggio sonoro di ET l'extraterrestre e Indiana Jones e l'ultima crociata, e di due Oscar speciali ricevuti per Guerre stellari e I predatori dell'arca perduta, Burtt, che è anche montatore e regista, ha raccontato i segreti dietro le sonorità a noi ben note al Festival di Locarno, dove è intervenuto per ritirare il Vision Award Ticinomoda 2024, rivelando di aver mosso i primi passi nel settore quando, ancora studente di cinema, fu preso sotto l'ala protettrice di Roger Corman per registrare i suoni dei motori di Anno 2000 - La corsa della morte. Era il 1975 e il montatore del trailer era Joe Dante. Da lì è arrivata la collaborazione a numerosi progetti, compreso Alien di Ridley Scott, dove però non compare nei credits. Ma nel frattempo, nel 1977, arriva l'incontro con George Lucas, la cui collaborazione con Burtt rivoluzionerà gli effetti sonori nel cinema.

Suoni organici: una "rivoluzione"

Mentre concepiva Guerre stellari, George Lucas si rese conto che il suono sintetico di tanti film di fantascienza era ormai obsoleto e ripetitivo ed ebbe l'intuizione di svecchiare il genere utilizzando suoni presi dall'ambiente. Così invitò Ben Burtt a registrare sonorità reali per poi modificarle in studio. "Il mio lavorò diventò prendere appuntamento con fabbriche, aeroporti e luoghi in cui poter registrare sonorità interessanti" ricorda. "Ero in vacanza con mia moglie quando ho sentito uno strano suono provenire da una torre radio. Al mio ritorno ho cercato tutte le torri radio in California finché non ho trovato quella giusta. Era sperduta nel deserto. Ho bussato a una porticina e ho chiesto il permesso al deejay per registrare il suono prodotto. Ho dovuto lottare col vento che entrava nel registratore, ma ho ovviato al problema applicando dei filtri. Ho usato il suono ottenuto per le armi dei Stormtrooper in Star Wars".

Dalla voce di R2-D2 al respiro di Darth Vader

R2D2 e C-3PO in Guerre stellari
C3PO ed R2-D2, i robot di Guerre stellari

Il celeberrimo suono delle spade laser è nato "combinando il ronzio dei proiettori cinematografici della USC con il ronzio di un televisore a raggi catodici, registrando il tutto con un microfono oscillante per imitare il movimento delle spade", ma la vera sfida per Ben Burtt era la voce di R2-D2. "Le persone valutano il dialogo in modo diverso rispetto agli altri suoni, si concentrano davvero sul parlato" spiega il sound designer. "R2-D2 ha scene in cui parla con Alec Guinness. L'idea iniziale era unire alla voce una luce lampeggiante ogni volta che parlava. Nello script si parlava solo di 'suono elettronico' perciò ho provato molti suoni diversi attraverso l'uso di sintetizzatori. Soltanto quando io e George Lucas abbiamo iniziato a sperimentare con la nostra voce emettendo suoni strani abbiamo intuito che la svolta era utilizzare una performance umana".

Darth Vader in un momento di Star Wars
Un'immagine di Darth Vader

Ma quale è il suono più iconico e riconoscibile della saga di Star Wars? Il respiro di Star Vader, naturalmente. Dopo aver provato un po' di tutto, compreso registrare il respiro di una scimmia, Ben Burtt si è "arreso" registrando se stesso che respirava in varie attrezzature da sub. "Avevo a disposizione apparecchiature innovative, così abbiamo registrato da vicino la valvola che si muove. In studio ho provato diverse velocità del respiro, rallentandolo fino a ottenere l'effetto voluto. Il suono influenza il passo delle scene, trovare l'effetto migliore è stata una grande responsabilità".

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Che cos'è l'urlo di Wilhelm?

I Predatori Dellarca Perduta 2
Il sorriso di Harrison Ford ne I predatori dell'arca perduta

Anche chi non ne conosce il nome, ha sentito centinaia di volte l'urlo di Wilhelm nei film anche perché circola da tanto tempo. "Il più grande risultato della mia vita è uno scherzo" esclama ridendo Ben Burtt. "Si tratta di un urlo che viene usato eccessivamente nei film. L'ho sentito da bambino, era uno di quei suoni del catalogo che si udiva in moltissimi film Warner Bros. degli anni '60 e '70. Poi è diventato un gioco tra me e il mio amico e collega Richard Anderson. Lo mettevamo in tutti i film a cui lavoravamo, poi ci telefonavamo e ci facevamo un sacco di risate. Io l'ho messo in Guerre stellari e Richard nel primo Poltergeist, poi io l'ho messo in Indiana Jones e lui ne Le iene di Tarantino".

Burtt chiarisce che quello che si trattava di un gioco tra amici è divenuto palese con l'era dei DVD, quando le persone hanno cominciato a studiare i film nei minimi dettagli. "Uno dei miei amici ci scrisse su un articolo online e l'urlo è diventato un fenomeno globale, il suono più celebre di sempre. A quel punto ho cercato di impedirne l'uso, almeno nei film a cui ho lavorato io, ma non ci sono riuscito".

La voce di E.T. e quelle di Wall-E

Drew Barrymore in una scena di E.T. L'extraterrestre
Drew Barrymore con l'alieno E.T.

Dopo aver reso iconica la prima trilogia di Star Wars grazie ai suoi unici, Ben Burtt è stato promosso a montatore della trilogia prequel, occupandosi i sequenze iconiche come la corsa degli Sgusci. D'altronde il sound designer ha sempre frequentato la sala di montaggio per osservarne il funzionamento. "Eravamo due montatori e ci dividevamo le scene, io mi sono occupato di quelle d'azione ricche di effetti speciali, mentre Paul Martin Smith montava le scene più dialogiche".

Una tenera immagine tratta dal film Wall-E
Una tenera immagine tratta dal film Wall-E

Se sonorizzare i film di Indiana Jones è stato un divertimento, visto la natura comico-avventurosa della saga, trovare la voce di E.T. è stata una delle attività più impegnative in assoluto. Il motivo? "ET arriva sulla Terra e qui impara qualche parola in inglese. Il suo respiro l'ho registrato quando mia moglie aveva l'influenza, ma mi serviva una voce per le parole. All'inizio io e Spielberg pensavamo a un bravo imitatore, ma un giorno mentre camminavo nei pressi dello studio ho sentito una voce roca e stranissima. Mi sono detto 'Ecco la voce di ET'. Ho scoperto che la voce apparteneva a una residente di nome Pat Welsh, fumatrice accanita. Quando le ho proposto di diventare un alieno nel film lei ci ha pensato e mi ha risposto 'Ho sempre voluto fare l'attrice'. Si è consultata col marito e alla fine abbiamo registrato la sua voce, che era perfetta perché non riuscivi a capire né il sesso né l'età né la provenienza". Questa stessa tecnica è stata riutilizzata ne Il ritorno dello jedi per gli Ewoks. "Ho registrato un gruppo di donne rallentando il suono e creando un'illusione attraverso alcuni effetti. Steven Spielberg non voleva sapere cosa combinavo, voleva solo sentire il risultato".

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Nel 2008 Ben Burtt ha ripetuto questo rapporto di fiducia col regista Andrew Stanton per WALL·E per dar voce ai due protagonisti, Wall-E e Eve, anch'essi frutto di esperimenti, ricerche e registrazioni. Come spiega: "Andrew sapeva che i personaggi non avrebbero detto molto al di là dei loro nomi, ma tutti i loro stati d'animo dovevano trapelare dall'intonazione, lasciando intendere se fossero arrabbiati, frustrati o affettuosi". Inevitabile infine, vista la sua dimestichezza con le tecnologie, una domanda sul contributo dell'AI nel sound design. "Ho fatto esperimenti al riguardo, oggi ci sono alcuni programmi a disposizione" dice Burtt. "Le possibilità sono infinite, ma sono anche consapevole dei pericoli insiti in essa. È come aprire il vaso di Pandora"_.