Cominciano a presentarsi sviluppi decisivi per la quarta e ultima stagione dello show di Ronald D. Moore, giunta al terzo episodio, The Ties that Bind. A bordo delle basi stellari Cylon si svolgono delicati conciliaboli: come era prevedibile, il rinato Cavil (che, scopriamo, ha una relazione con Boomer) affronta Natalie e i suoi Cylon umanoidi ribelli, e lo fa con sorprendente generosità e clemenza... almeno in apparenza. A una riunione in cui si decide congiuntamente di contemplare la possibilità di riportare in servizio il modello tre, ovvero D'Anna, segue il colpo di scena: dopo aver astutamente separato le basi stellari dove sono i sei, gli otto e i due ribelli dalla loro Resurrection Ship, Cavil e i suoi sferrano un attacco, che, nelle intenzioni, deve portare alla distruzione definitiva dei modelli umanoidi in questione (che non possono rigenerarsi senza la Resurrection Ship). Ma è davvero possibile che Natalie, la versione di Six che era così importante da essere piazzata nella Ultima Cena mooriana, sia spazzata via in maniera tanto sbrigativa?
Altro aspetto oscuro del plot di questa prima parte di stagione è l'incessante hate campaign che gli sceneggiatori stanno portando avanti nei confronti della morente presidentessa delle Dodici Colonie. L'abbiamo vista attentare alla vita della preziosa e disperata Starbuck, e ora eccola maltrattare l'ammiraglio Adama, colpevole di aver armato la Demetrius ad uso del capitano Thrace e di un manipolo di volontari che l'hanno seguita. Inoltre, Laura Roslin diventa bersaglio di un efficace attacco condotto da Lee Adama, che, al suo esordio in una riunione del Quorum of Twelve e inbeccato da vicepresidente Tom Zarek, espone all'attenzione pubblica le recenti velleità tiranniche della presidente. D'altro canto, Lee cerca anche di gettare acqua sul fuoco delle polemiche sulla missione del Demetrius, altra ragione di attrito con la Roslin, che, secondo Lee e Zarek, non ha perdonato né potrà mai perdonare il ruolo avuto dal giovane Adama nel procedimento penale che ha coinvolto, alla fine della terza stagione, Gaius Baltar.
Ma parliamo di questa famigerata Demetrius: Starbuck si è trascinata a bordo, oltre al marito-cylon Sam Anders, un pugno di Viper e praticamente tutti i migliori elementi dell'equipaggio di Galactica, inclusi Helo e Athena. Alle prese con mappe, computer, compassi e dipinti murali, Kara si estrania dalla compagnia e non condivide con nessuno i suoi piani per il rinveninento della via verso la favoleggiata Terra. Il buon Sam, preoccupato, la affronta per ottenere una violenta sfuriata seguita da un'assai affettuosa riconciliazione. Starbuck è sempre la stessa, adorabilmente instabile e incapace di amare gli uomini che l'adorano e vorrebbero renderla felice, eppure inizia a denunciare un sintomo di cambiamento quando confessa a Sam di avere una sensazione di straniamento dalla sua stessa esistenza. Effetto della pressione che sente su di sé a causa delle aspettative sul ritrovamento della Terra o foreshadowing sul compimento del suo destino di eletta? In ogni caso, abbiamo ancora pochi elementi per giudicare se ci sarà quella contrapposizione all'interno della flotta che alcuni dettagli sembrano far presagire (tra cui la parallela doppia frattura tra i Cylon umanoidi - Seven/ Five, Cavil/ Natalie - e la stessa Ultima cena, con Starbuck e Anders abbracciati a destra della Six mentale, vicino a Helo e ad Athena e al Chief, e la presidente Roslin e l'ammiraglio Adama ai lati opposti della tavola).
Ma l'eroina di The Ties that Bind non è Kara Thrace, così come non è Laura Roslin, ma è un personaggio che avevamo perso di vista da un po' ma non dimenticato, anche perché è la madre di uno dei due pargoli semi-cylon: Cally Tyrol. La giovane moglie del Chief non è in gran forma: logorata dalle fatiche della maternità, vittima di un disordine interiore che l'ha resa dipendente dai farmaci antidepressivi e disorientata dal comportamento del marito, che non è mai al fianco suo e del piccolo Nicky. Ovviamente Cally non ha idea di quanto spaventoso sia il segreto del suo Galen, e quando lo vede seduto a un tavolo a farsi consolare dall'affascinante Tory Foster, le sue conclusioni sono errate ma prevedibili. Purtroppo i suoi sospetti la condurranno a scoprire ben presto che la verità è ben peggiore.
Dopo aver scoperto che l'uomo con cui ha condiviso i momenti più felici della sua vita, l'uomo che ha amato per mesi, forse anni, prima ancora di conquistare il suo affetto, l'uomo che non aveva smesso di sperare di poter riconquistare è il nemico, è un Cylon, Cally va completamente a pezzi. Dopo averlo messo fuori combattimento, gli sottrae la chiave di una delle camere di decompressione della nave ma, mentre si prepara a suicidarsi con il piccolo Nick, viene sorpresa da Tory. Quest'ultima ha capito esattamente cosa sta succedendo, e, con un fare incredibilmente dolce e persuasivo e un'accorata e franca arringa in difesa di sé e degli altri Cylon "innocenti", convince Cally a consegnarle il bimbo. Dopodiché la stende con un formidabile manrovescio, la chiude nella camera di decompressione e, dopo essersi accertata che riprendesse conoscenza e che vedesse suo figlio tra le braccia del più odiato dei nemici, la proietta nello spazio. Così muore Cally Tyrol, nata Henderson, la mascotte della squadra dei meccanici di Galactica, moglie e madre in crisi. Così è salvaguardato il segreto del suo uomo, Galen Tyrol, e degli altri Cylon umanoidi in incognito nella flotta coloniale. Così Battlestar Galactica conferma di non aver perso nulla della sua dolorosa, realistica, stordente crudeltà.