Non era purtroppo un'atroce allucinazione, la Terra devastata da un olocausto nucleare, il sogno infranto. In Sometimes a Great Notion ritroviamo la sua grigia e torturata superficie e un drappello dei sopravvissuti della flotta coloniale; anche se è evidente che il pianeta è inabitabile a causa della pervasività delle radiazioni, i nostri decidono di esplorarlo e di scoprire quanto possibile sulla leggendaria tredicesima colonia.
Ma l'impatto della disillusione è immediatamente evidente sul volto della dolce Anastasia Dualla, ex moglie di Lee Adama, che fissa quel mare senza vita e raccoglie piccoli oggetti metallici dal suolo avvelenato, così come la presidente Laura Roslin raccoglie una piccola pianta, l'unico segno di vita dell'immenso e desolante scenario.
Un Raptor riporta a bordo di Galactica l'ammiraglio Adama, la presidente, Lee e Dualla, che non sanno come indorare la pillola all'equipaggio; restano sul pianeta defunto alcune squadre di ricerca, impegnate nell'analisi dei dati reperiti, e anche Kara Thrace, che, armata di un rintracciatore di segnali, cerca con Leoben la fonte del richiamo che, captato dal suo Viper su Galactica, li ha condotti sulla Terra.
Nel frattempo, Kara e Leoben iniziano a trovare tracce di un relitto di origine coloniale; lui raccoglie un brandello di lamiera e legge una sequenza di numeri e lettere: "8757-NC". Kara è scossa, e ammette che si tratta del numero di riconoscimento imrpesso sul fianco del suo Viper, quello la cui versione misteriosamente "rinnovata" che l'ha riportata a bordo di Galactica dopo che era stata creduta morta per due mesi. Alla fine, il segnale li conduce verso il frammento più cospicuo del velivolo che evidentemente è precipitato sul defunto pianeta non molto tempo prima: sono i resti della cabina di pitolotaggio. Kara, fuori di sé, ordina a Leoben di aiutarla a ribaltare il relitto per avere accesso al pilota. Il cadavere è irriconoscibile, ma non ci sfugge una ciocca di capelli biondi. Kara fruga nella tuta per estrarre la catenina dalla quale pende un anello nuziale e una piastrina identificativa su cui si legge: "K. THRACE". La prode Starbuck lascia che le lacrime le solchino il viso, e confessa a un Leoben sconvolto quanto lei le parole dell'ibrido, quelle che anche noi ricordiamo molto bene: "Sei l'araldo della morte, Kara Thrace. Li condurrai tutti alla loro fine". Leoben indietreggia, terrorizzato, mentre lei grida "se questa sono io, io chi sono? Cosa sono?".
Intanto, su Galactica, Dee cerca il suo ex marito, atteso su un Raptor per essere portato sul Colonial One dove dovrà affrontare il Quorum of Twelve (la presidente, affranta e prostrata, non è in grado di farlo) e lo trova nella sala per i briefing ai piloti. Lee non è completamente spento come Laura Roslin, ma non sa davvero come impostare le notizie senza distruggere ogni traccia di speranza nell'animo dei rappresentanti delle colonie, e guarda quella stanza in cui tante volte, nei panni di C.A.G., ha apostrofato i suoi uomini e alle sue donne. "Quanti di questi piloti sono morti per portarci qui. Non voglio che il loro sacrificio sia stato inutile." Dualla, sorridente, lo conforta e lo assicura che "se c'è qualcuno che può dare loro una ragione per andare avanti, quello sei tu. Apollo." Rincuorato, Lee si allontana per raggiungere il Raptor, non prima di aver chiesto timidamente a Dee di incontrarlo quella sera per bere qualcosa insieme.Frattanto, nel laboratorio Baltar e Caprica Six mettono a parte i militari di un fatto assolutamente sorprendente: gli scheletri umani rinvenuti sulla Terra non sono realmente umani, ma si tratta in realtà di Cylon umanoidi. La tredicesima colonia era dunque popolata intermante da Cylon.
Nei quartieri dell'Ammiraglio Adama, Laura Roslin giace sul pavimento con il libro delle profezie di Pizia: lo sfoglia e dà fuoco, ad una ad una, a quelle pagine ingannevoli. Bill Adama la raggiunge e cerca di convincerla a prendere un nuovo appuntamento per le sue cure a base di doloxan, dopo che ha saltato l'ultimo previsto. Ma Laura, assorta e irriconoscibile, non sembra avere intenzione di continuare a combattere il male che la sta uccidendo, e rimprovera Adama di averle dato ascolto dopo l'attacco alle dodici colonie, e di aver trascinato la flotta in un'impresa senza senso.
Poco dopo, Lee veglia sul corpo della sua ex moglie, e viene raggiunto dal padre. "Quarantacinque minuti fa mi ha salutato con un bacio. C'era gioia nei suoi occhi. Per quale ragione può aver fatto questo?" Ma l'ammiraglio non ha risposta per lui, solo l'offerta di un sorso che Lee rifiuta, lasciando la stanza. Rimasto solo, Adama padre bacia la fronte di Dee e le sussurro: "Ti ho deluso. Ho deluso tutti."
Improvvisamente colto da un accesso di rabbia, Adama ottiene una pistola da uno dei marine e attraversa un corridoio in cui iniziano a farsi evidenti i segni di sconforto e disperazione: è come se la morte di Dee avesse sanzionato l'amara verità, la ricerca è finita e la flotta non ha una casa, non ha più obiettivi se non continuare a sfuggire alla fazione nemica dei Cylon. Adama passa accando a persone prostrate, violente, deluse, incredule, e raggiunge i quartieri dell'XO Saul Tigh.
"Siediti, Cylon", ordine all'amico di una vita. Intenzionato a fare bere anche qualcun altro, gli versa un bicchiere di liquore ma Tigh lo allontana da sé. Chiede a Tigh se era stato programmato per essere suo amico, e questi afferma con sicurezza che quella è sempre stata la sua scelta. Allora Adama ricorda la moglie del colonnello, che il colonnello ha ucciso su New Caprica per aver compromesso la Resistenza. "Lei aveva capito prima di tutti noi che c'era qualcosa che non andava in te. Per questo si è portata a letto mezza flotta, alla ricerca di un uomo con del vero sangue che gli scorresse nelle vene". Furioso, Tigh punta la sua arma alla testa di Bill Adama, che lo incita a premere il grilletto. "O lo farò io", dice l'ammiraglio puntandosi a sua volta l'arma alla tempia. Avendo compreso le intenzioni dell'amico, Saul gli dice con disprezzo che non può aiutarlo, e allora Adama gli racconta di un suo zio che aveva una fattoria dove lui, ragazzino, andava in visita d'estate. Durante la notte, le volpi attaccavano il pollaio e i cani dello zio le inseguivano spingendole verso il fiume. "La metà delle volpi combattevamo, l'altra metà cercava di attraversare il fiume a nuoto. Ma alcune, mi raccontava mio zio, si abbandonavano alla corrente facendosi portare in mare aperto." "Perché volevano annegare", interviene il colonnello. "O forse erano soltanto stanche", conclude Adama. Ma Tigh, per una volta, dimostra maggiore forza d'animo del suo superiore, e gli dice a denti stretti che loro non possono fare come quelle volpi, sono alla guida della flotta coloniale e il loro suicidio non aiuterà nessuno.
Lasciato Tigh, Adama attraversa il corrridoio sempre più popolato di disperati. Qualcuno ha scritto sulla parete, "Frak Earth", fanculo alla Terra. Giunto nella cabina di comando, l'ammiraglio dice e Louis Hoshi di prendere il posto di Dualla alle comunicazioni, a a Gaeta di programmare un salto per raggiungere un altro punto della galassia con sistemi in cui è possibile la sopravvivenza.
Nel frattempo su Colonial One, Lee Adama cancella mestamente un numero, Dee, dal computo dei sopravvissuti sul tabellone di Laura Roslin. Lo sorprende Starbuck, che è appena tornata dalla sua missione terrestre dicendo di aver perso il segnale; Kara vorrebbe raccontare almeno a lui la verità, ma capisce che è successo qualcosa, e, quando viene a sapere di Dualla, rinuncia al suo proposito.
Sulla Terra gli uomini stanno smobilitando, e Tigh raggiunge D'Anna che gli comunica di voler rimanere: "E' meglio restare a morire con i miei antenati di farmi trovare da Cavil lassù." Lui sembra cercare di farle forza, ma le ribatte chiedendogli se lui non ha mai avuto voglia di arrendersi.
Poco dopo, vediamo il colonello sulla spiaggia, entrare nelle grigie acque della Terra morta. Mentre avanza verso il largo, ha una visione: è ancora il momento della catastrofe sul pianeta di 2000 anni prima, e Tigh è in un edificio che sta per crollare, impegnato a seguire una voce che gli chiede aiuto. Alla fine trova Ellen, immobilizzata e morente, ma mentre cerca di liberarla lei gli dice che andrà tutto bene: "Rinasceremo... insieme".Ellen Tigh, dunque, era parte della tredicesima colonia. Con noi, anche Saul capisce che cosa questo significa: "Ellen, il quinto sei tu".
Con la rivelazione sull'identità del dodicesimo e ultimo Cylon umanoide si chiude un episodio malinconico e angosciante, che ci ricorda, come se qualche mese bastasse a dimenticarlo, ad un tempo la grandezza e la coraggiosa durezza di questo show. Come già confermato più volte da autori e interpreti, difficilmente ci sarà più spazio per momenti di gioia e serenità: a Battlestar Galactica tocca una grave, quasi intentata impresa, raccontare la sopravvivenza dopo il tramonto di ogni speranza.
Movieplayer.it
4.0/5