E' un compito improbo quello di tirare le somme sul percorso di uno dei migliori prodotti televisivi seriali degli ultimi anni, Battlestar Galactica, parlando del maestoso sforzo conclusivo portato a termine dai realizzatori, il doppio episodio finale Daybreak. E' un'impresa che, per certi versi, non avremmo voluto compiere, perché significa salutare una serie che lascia dietro di sé un grande vuoto, nel cuore dell'appassionata fandom e nello scenario di una produzione per il piccolo schermo che non sembra offrire degni eredi, per lo meno nell'ambito del genere fantascientifico. D'altro canto, è davvero lodevole la volontà di chiudere un arco narrativo che si andava esaurendo e di uscire di scena in un momento di grande vigoria creativa: in grande stile, esattamente come la gloriosa Battlestar.
Le premesse per questo memorabile epilogo sono gettate dall'episodio preparatorio Daybreak: Part 1, in cui si capisce l'importanza del fulmineo foreshadowing rappresentato dalla scena della piccola Hera che gioca con delle riproduzione di Galactica e di una basestar Cylon in apertura dell'episodio precedente, Islanded in a Stream of Stars.
La morente Galactica ha un ultimo compito: affrontare la roccaforte del nemico per salvare non il futuro della razza, né l'umanità superstite, ma semplicemente una bambina.
In questa fase cruciale, con la resa dei conti ormai imminente, l'autore e sceneggiatore Ronald D. Moore si concede anche degli ampi flashback ambientati a Caprica City diversi mesi prima degli attacchi Cylon in cui si rivela la tragedia colpì Laura e le circosanze della sua decisione di entrare in politica, il primo incontro tra Lee Adama e Kara Thrace, un episodio apperentemente insignificante che però racconta molto dello spirito dell'ammiraglio Adama, le prime battute della storia tra Caprica Six e Gaius Baltar e altro ancora. C'è quindi spazio per ulteriori indagini nel passato e della personalità dei personaggi principali della serie, nonché dell'universo della saga in cui andranno a collocarsi anche lo spin-off Caprica e il TV movie Battlestar Galactica: The Plan.
L'ammiraglio Adama abbandona i bagagli ancora da fare nei suoi appartamenti quando la vista di una foto della piccola Hera sul muro dei caduti - presumibilmente collocatavi da sua madre Athena - lo convince a non lasciare nulla d'intentato per salvare la bimba. Raggiunge il capitano Thrace e i due insieme riescono a ottenere da Sam l'elemento mancante: l'ubicazione della Colonia Cylon.
Con la nave nelle condizioni in cui è, Adama non può semplicemente ordinare una missione di salvataggio; una missione, con tutta probabilità, senza ritorno. Quello che chiede, quindi, è l'aiuto di volontari: Kara applica una linea rossa sul pavimento dell'hangar di Galactica e chi è intenzionato ad esser della partita dovrà separarsi dagli altri. Sono pochi, intensi minuti quelli durante i quali la divisione prende forma. Dalla parte dei soccorritori di Hera Agathon ci sono naturalmente Athena e Helo, Lee e Kara, ma anche i Final Five, Caprica Six, il paramedico Ishay, Hot Dog, i redenti Racetrack e Skulls; l'ammiraglio accoglie la sua amata Laura, ma rifiuta i servigi del dottor Cottle, troppo prezioso per essere sottratto alla flotta.
Gaius Baltar, circondato dai suoi accoliti, vede Caprica Six farsi avanti, ma non si muove; a questo punto è ancora un mistero: per lui ci sarà perdizione o redenzione? In ogni caso le parole di Six sono chiare, il suo ruolo sarà fondamentale: il mistero del suo contributo è racchiuso nella visione del teatro dell'opera, per cui abbiamo già tutti gli elementi nel gruppo dei volontari - Laura, Athena, Hera e Caprica Six - tranne lui. E infatti la risoluzione di Baltar, preannunciata nella conversazione con Lee in Daybreak: Part 1 si concretizza in Daybreak: Part 2, con il dottore che, praticamente già a bordo del Raptor che deve portarlo al sicuro, annuncia alle sue ancelle di avere intenzione di restare; Lee Adama lo aspetta già con un'arma da imbracciare.
Il piano per l'attacco è articolato e studiato nei dettagli: la nave salterà nel punto più vulnerabile nei paraggi della Colonia - precisamente quello verso cui sono concentrate e pronte all'azione le armi del nemici; a mettere in scacco il sistema di difesa Cylon ci penserà Sam Anders, che, collocato nel CIC, diventerà l'ibrido di Galactica e, entrando in contatto con quelli che controllano le navi Cylon, paralizzerà le loro operazioni; Lee e Kara guideranno le due squadre di uomini e donne che dovranno percorrere i corridoi della Colonia per cercare Hera e strapparla al suo funesto destino di cavia di laboratorio, dopo che la prua di Galactica sarà penetrata nel fianco della ciclopica base.
Come era prevedibile, l'unica numero 8 rimasta al fianco di Cavil, Boomer, finisce per tradirlo: con l'assalto in corso, la prima Sharon Agathon mette fuori combattimento il numero 4 che sta continuando imperterrito a fare test su Hera, prende in braccio la bambina e la conduce verso i suoi soccorritori.
A incontrare Boomer e Hera è il drappello guidato da Starbuck, di cui fanno parte anche Athena e Helo, per uno dei momenti più significativi del doppio episodio. La sceneggiatura inserisce qui un ulteriore, breve flashback che vede una Boomer alle prime armi al cospetto di Adama e Tigh, sufficiente a restituire umanità a un personaggio che nelle ultime stagioni della serie si era un po' perso nelle confusione e nell'ambiguità.
Helo e Athena sono ovviamente bellicosi nei suoi confronti, dato che è stata lei a rapire Hera, ma di fronte al suo gesto, e di fronte alla serenità con cui affronta l'inevitabile, essi sembrano ammorbidirsi, e provare pietà per quell'essere che con l'altra Sharon condivide non solo l'aspetto fisico, ma anche tanta parte delle esperienze di vita e delle sensazioni, tanto che Kara è indotta a esortarli ironicamente a non spiattellarle l'intero piano. Scossa dal richiamo del capitano, Athena fa quello che deve fare, e uccide il suo redento "doppio". Le squadre di Kara e Lee ripiegano rapidamente dentro Galactica, ma c'è Cavil e gran profusione di centurioni armati fino ai denti alle loro calcagna. Helo viene ferito e tanto basta perché Athena perda per un attimo di vista la piccola, terrorizzata Hera. A salvare la bambina ci pensa Laura Roslin che, esausta per le ore di lavoro nell'infermeria della nave, dove ha aiutato Ishay con decine e decine di feriti, si è sentita "chiamata" a concretizzare finalmente la visione del teatro dell'Opera. Laura riesce a nascondere la bambina al passaggio di Cavil, diretto verso il CIC; ma quando volge nuovamente lo sguardo Hera è nuovamente scomparsa. Perché è giunto il momento di Baltar e Caprica Six, che raccolgono la piccola e la portano nel CIC, dove tutti i pezzi del puzzle sembrano andare a posto quando appaiono i Final Five, Saul, Ellen, il Chief e Tory, al fianco di Anders, immerso nella sua vasca sensoriale, e un fascio di luce illumina ciascuno di loro. L'incanto viene spezzato da Cavil, che sopraggiunge e minaccia di uccidere la bambina; ed è a questo punto che i due personaggi che sono stati strumentali per la rovina delle Colonie e la distruzione della civiltà umana, Baltar e Caprica Six, affrontano il momento della verità: tocca a loro convincere Cavil a riconsegnare la bambina.
"Hera non è una cosa, è una bambina. Ed è anche la chiave per la sopravvivenza dell'umanità", arringa Baltar. "Lo so perché vedo gli angeli. In questa stessa stanza. Forse sono pazzo, ma questo non significa che non abbia ragione; c'è un'altra forza in gioco qui, e tutti i presenti l'hanno percepita. [...] Enigmi svelati nelle profezie, sogni consegnati a pochi prescelti. Morti che abbiamo amato - risorti. Che vogliamo chiamarlo Dio o dei, sublime ispirazione o forza divina, esiste. E in essa sono congiunti i nostri due destini".
E' la promessa dei Final Five, però, a completare l'opera: ciascuno di loro possiede un framemnto della conoscenza per ripristinare la tecnologia della resurrezione. Se Cavil restituirà Hera, i Cinque uniranno le loro coscienze per riconstruirla e consegnarla ai loro successori.
Cavil dà le garanzie che può - da entrambi le parti sarà necessario un "atto di fede" - ma mentre il download è in corso i Final Five sono completamente esposti l'uno all'altro, e Tyrol scopre così l'orrenda colpa di cui si è macchiata Tory Foster, assassina della sua giovane moglie, Cally. Furioso, interrompe il contatto per aggredirla e strangolarla; Cavil grida al tradimento e ordina di aprire il fuoco, ma i coloniali hanno la meglio. Quando capisce di aver perso Hera e di aver perso la Resurrezione, Cavil non esita a uccidersi; nel frattempo il Raptor di Racetrack e Skulls, incaricato di nuclearizzare la Colonia dopo la fuga di Galactica ma apparentemente neutralizzato da un meteorite, riesce chissà come a lanciare le sue cariche e a colpire l'obiettivo. Mentre le esplosioni si succedono, ad Adama non resta che ordinare a Starbuck di fare saltare Galactica; lei non ha le coordinate del rendez-vous con la flotta, e sa che questo sarà l'ultimo salto della nave, ulteriormente danneggiata dal fuoco nemico. Le coordinate che "l'araldo della morte" Kara Thrace immette sono l'ultimo enigma che è destinata a risolvere, e conducono la nave (che lascia dietro di sé, presumibilmente, l'estinzione della civiltà Cylon) e in seguito il resto della flotta, al cospetto di un meraviglioso, incontaminato pianeta blu. E' la Terra, ma non quella distrutta da un'apocalisse nucleare 2000 anni prima, una nuova Terra che è inequivocabilmente la nostra, e che è abitata da primitivi pre-verbali.
All'approdo su quella che, dopo quattro anni, i sopravvissuti possono finalmente chiamare casa, tocca a Lee prendere in mano la situazione, e non, come potevamo immaginare, assumendo la leadership per un nuovo insediamento, ma cercando di spezzare il ciclo della violenza. E' molto semplice l'idea del giovane Adama: "nessuna città, stavolta". I coloniali non contamineranno la nuova Terra con le loro gerarchie, le loro armi e le loro tecnologie. I sopravvissuti sbarcheranno così come sono, vivranno in piccoli gruppi in diversi punti del pianeta, e si uniranno con gli indigeni; le navi della flotta che hanno fatto loro attraversare l'universo viaggeranno vuote, pilotate da Sam Anders, verso il Sole e verso una gloriosa, catartica distruzione.
Nonostante quello che è evidentemente un lieto fine, i quattro personaggi principali di Battlestar Galactica sono attesi, nell'immediato, dal lutto e dalla separazione. Bill Adama abbraccia suo figlio, anzi i suoi figli, Lee e Kara, e conduce con sé solo Laura a bordo di un Raptor, per vederla morire e ricordarla nella solitudine per il tempo che gli resta da vivere. Poco dopo la sua partenza, Kara confessa a Lee che sa di essere giunta alla fine del suo viaggio; si sente finalmente bene, ma per lei è ora di partire. Mentre Lee le annuncia i suoi piani - viaggiare, scalare monti, esplorare la Nuova Terra - Kara scompare improvvisamente nell'aria tersa, confermando la sua natura di messaggero della "forza divina", restituito alla vita solo per il tempo necessario a portare a termine la sua missione.
Un futuro insieme sul pianeta blu è in serbo per Saul e Ellen Tigh, per Gaius Baltar e Caprica Six, e per quella piccola famiglia che rappresenta la solidarietà, la cooperazione e la speranza: il cylon Sharon, l'umano Karl e la piccola Hera Agathon - che solca i sentieri del pianeta in cui vivranno i suoi figli - noi - non in quanto misterioso e prezioso ibrido ma in quanto semplicemente una bambina.
E alla luce di tutto questo quasi non serve (ma è comunque bellissimo) il sottofinale che ci mostra la Nuova Terra - la nostra Terra - 150.000 anni dopo; in esso compare lo stesso Ron Moore, che si concede un meritato cameo, e alle sue spalle gli angeli Six e Baltar, che continuano ad amarsi e che rilevano i cambiamenti subiti dal pianeta: "Consumismo, decadenza, tecnologia fuori controllo. Come su Kobol, sull'antica Terra, e Caprica prima della caduta. Tutto questo è già accaduto. Succederà di nuovo?"
E' con un interrogativo, una speranza e un monito che ci lascia dunque una serie che ancora una volta nel gran finale dispiega le sue due anime - azione trascinante e drammatica nella prima parte, esplorazione dell'intimo dei protagonisti e penetrante riflessione nella seconda; non tutto è spiegato e un po' troppi elementi del plot, forse, sono attribuiti semplicemente all'insondabile volontà divina - che, in ogni caso, è stata contemplata dagli sceneggiatori sin dalla miniserie/pilot Battlestar Galactica.
Nel complesso però, per questo corposo epilogo come per il resto della serie, non possiamo che parlare di un luminoso trionfo, e iniziare, sin da oggi, a rimpiangerla.