Recensione Fratellastri a 40 anni (2008)

Dopo il successo di Ricky Bobby, sia il regista Adam McKay che la coppia Ferrell-Reilly si cimentano nella versione familiare di Scemo e più Scemo.

Bamboccioni cronici

Brennan e Dale sono due casi umani, due inconcludenti quarantenni col cervello da adolescenti, due parassiti della società che vivono ancora sulle spalle dei genitori, affermati professionisti prossimi alla pensione che il destino ha fatto incontrare e innamorare. Travolti dalla passione Robert e Nancy, rispettivamente il padre di Dale e la madre di Brennan, decidono di sposarsi e di andare ad abitare sotto lo stesso tetto; decisione che costringerà i due ragazzoni ad una difficile quanto forzata convivenza da 'buoni' fratellastri. Tra rivalità e ripicche se le daranno di santa ragione visto che nessuno è disposto a cedere il passo all'altro ed entrambi sono totalmente incapaci di rinunciare ai propri spazi. Decisi ad ostacolarsi con tutti i mezzi possibili i due troveranno nel fratello minore di Brennan un nemico comune, un antipatico imprenditore di successo che non perde occasione per ridicolizzarli. Sentendosi direttamente responsabili della separazione dei loro genitori, Brennan e Dale uniranno le loro forze per cambiare definitivamente vita, per dimostrare a loro stessi e agli altri di essere cresciuti e per provare a riunire la famiglia.

Dopo il successo di Ricky Bobby - La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno, sia il regista Adam McKay che la coppia Ferrell-Reilly si cimentano (ne sono anche sceneggiatori a sei mani) nella versione familiare di Scemo e più Scemo, una commedia di fattura prettamente demenziale che ha veramente poco da dire, interamente costruita attorno al rapporto inverosimile che si crea tra due fratellastri dal faccione tutt'altro che sveglio, costretti alla veneranda età di quarant'anni a mettersi in cerca di uno straccio di lavoro e di quel che rimane della loro materia grigia. Due bravi attori dallo scivolone facile (basti guardare ai recenti Semi-Pro e Walk Hard) ed un regista alle prime armi (tutti e tre provenienti dal Saturday Nihgt Live, incredibile ma vero!) danno vita ad una storiella farcita di buoni sentimenti e di ignobili cafonate che risulta a tratti fastidiosa e piuttosto prevedibile ma, cosa ancor più grave, completamente priva di significato.

Condita qui e là da sproloqui di parolacce e schifezze varie (la versione spagnola di Con te partirò di Andrea Bocelli qualcuno prima o poi ce la spiegherà...) ed interamente poggiata sugli stereotipi volutamente esagerati tipici del genere, Fratellastri a 40 anni si salva dal disastro completo solo in un paio di occasioni. Peccato, perché il talento attoriale è indiscutibile, anche se i due sembrano cavarsela meglio in ruoli secondari piuttosto che in quelli da protagonisti (non ci siamo dimenticati del Will Ferrell di Melinda e Melinda e di The Producers - Una gaia commedia neonazista, né del John C. Reilly di Magnolia e Gangs of New York), ed ottima era anche l'idea di partenza, che poteva senz'altro essere sfruttata meglio, pensiamo naturalmente a 40 Anni Vergine di Judd Apatow (qui produttore) che non sarà di certo un capolavoro ma nel suo genere non ha di certo deluso il pubblico. Una raccomandazione: non perdetevi la scena dopo i titoli di coda, è senz'altro la meglio orchestrata di tutto il film.

Movieplayer.it

2.0/5