Bacurau, la recensione: un moderno e folle western per parlare del Brasile di oggi

La recensione di Bacurau, presentato in concorso a Cannes 2019: un intelligente utilizzo del cinema di genere per un film che è un crescendo di tensione.

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Bacurau: una scena con Barbara Colen

Una delle maggiori difficoltà per i registi e i film di cinematografie meno note, è quello di riuscire a rendere facilmente fruibile e comprensibile, anche per un pubblico internazionale, tematiche che sono invece fortemente radicate nel proprio paese. In questa recensione di Bacurau, film brasiliano in concorso al Festival di Cannes 2019, vedremo come i registi Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles riescano in questo difficile compito sfruttando il cinema di genere.

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Bacurau: Chris Doubek in una scena del film

Perché, nonostante il messaggio di fondo sia fortemente e chiaramente di tipo (socio)politico, questo Bacarau è a tutti gli effetti un western folle ed atipico ambientato in un Brasile distopico. O, a voler essere precisi, ambientato nell'omonimo e fittizio villaggio che si trova nel bel mezzo di un sertão, brasiliano, una regione ricca di misteri e lontana dalla parte più civilizzata e "moderna" del paese.

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Bacurau: Barbara Colen in una scena del film

Una trama tra western e Carpenter, ma dalla forte valenza politica

Il villaggio in questione non passa un bel momento: la più vicina diga è stata chiusa dal ridicolo ma potente politico locale che sembra interessato solo a compiacere gli investitori stranieri e quindi l'acqua potabile deve arrivare da lontano; in più una delle donne più amate e stimate del luogo è appena morta e l'intero paese sembra essere magicamente sparito da tutte le mappe e i gps. Le cose però andranno a peggiorare, di gran lunga, nel momento in cui alla trama di Bacurau si aggiungeranno spietati killer e droni a forma di dischi volanti.

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Bacurau: Silvero Pereira in una scena del film

Se quindi nella prima metà, Bacurau offre uno sguardo, per quanto grottesco, quasi documentaristico della vita del villaggio, è solo nella seconda parte della pellicola che emerge, anzi esplode, la componente di genere. I richiami al cinema di Sergio Leone o John Carpenter sono evidenti tanto quanto la volontà, nemmeno troppo celata, di parlare della situazione socio-politica del Brasile di oggi e di come il paese venga visto dalle potenze straniere, soprattutto gli Stati Uniti. La "soluzione" offerta dai registi è tutt'altro che pacifica e chiaramente provocatoria, ma è certamente in grado di stimolare una riflessione anche negli spettatori poco informati sull'argomento.

Sonia Braga punta di diamante di un cast davvero corale

Bacarau non ha un vero e proprio protagonista, se non il villaggio stesso. Ogni personaggio ha il suo spazio, i suoi elementi distintivi e il suo scopo. Si tratta di un cast corale davvero e composto quasi esclusivamente da volti non noti al pubblico internazioale; con l'eccezione ovviamente della divina Sonia Braga, che interpreta la dottoressa del villaggio, una donna dalla personalità spiccata.

Cine-cartoline dal mondo: i colori del Brasile

Proprio la Braga aveva conquistato Cannes qualche anno fa con l'opera precedente del regista Kleber Mendonça Filho, il bellissimo Aquarius, ma in questo film lascia da parte la sua bellezza e la sua vanità, si mostra invecchiata e dai capelli grigi e si mette al servizio della trama. Se Aquarius era un film in primis femminista, in cui si raccontava di una donna sola e in là con gli anni che si ribellava in tutti i modi posssibili, qui è evidente l'intenzione di raccontare le parti più nascoste e taciute di un intero paese; una parte del Brasile che ha ancora tante storie da raccontare, con tanto orgoglio.

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Bacurau: una scena del film

Conclusioni

Come detto nella recensione di Bacurau è davvero apprezzabile l'intelligente utilizzo che i registi fanno del cinema del genere con lo scopo di raccontare il panorama politico-sociale di alcune zone del Brasile, soprattutto perché nonostante la lunghezza di oltre due ore il film è un crescendo di tensione e incuriosisce dalla prima all'ultima scena. Un plauso particolare al regista Kleber Mendonça Filho per essere andato in una direzione completamente diversa rispetto al precedente Aquarius.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Una sceneggiatura che riesce a catturare l'attenzione dello spettatore fin dalla prima scena e che nel finale diventa un crescendo di tensione.
  • Ottima la gestione degli elementi di genere uniti al messaggio politico.
  • Buonissima direzione degli attori, anche i giovanissimi, e Sonia Braga magnetica come sempre.

Cosa non va

  • Si tratta di un film perfetto per il circuito festivaliero o per chi ama il cinema e la cultura sudamericana, tutti gli altri potrebbero fare un po' fatica ad accettarne le "stranezze".