Autostrada per il paradiso
Accolto da grandi applausi alle varie proiezioni del 62° Festival di Cannes dove è stato presentato in concorso, A l'origine di Xavier Giannoli è l'ennesimo film di questo festival tratto da una vicenda reale, anche se si tratta di una storia quasi troppo bella per essere tale. La storia infatti è incentrata su Paul (François Cluzet), un uomo di mezza età appena uscito di carcere, che dopo essersi visto rifiutare centinaia di colloqui di lavoro nonché la possibilità di rivedere il figlio dall'ex moglie, decide di guadagnarsi qualche soldo con piccole ma astute truffe. Visto il suo passato nell'edilizia Paul sceglie le aziende vittime proprio partendo dal campo che conosce meglio, finché non si ritrova in un piccolo paesino in piena crisi economica il cui ultimo tentativo di rinascita (la costruzione di un'autostrada che possa portare visitatori ed affari) si è arenato due anni or sono a causa di un'infestazione di scarabei.
All'inizio a Paul non è ben chiaro cosa possa significare essere scambiato per il nuovo capo progetto inviato dalla società autostradale, ma quando incomincia ad essere acclamato come un salvatore e soprattutto quando gli vengono consegnate le prime commissioni sottobanco dall'economia locale, capisce che le possibilità di fare "affari" sono potenzialmente decuplicate. Ma com'è facile immaginare, quando Paul (ormai diventato a tutti gli effetti il "capo" Philip Mirrel, titolare di una fittizia impresa edile) incomincia ad affezionarsi ad alcuni dei suoi "dipendenti", avviando anche una relazione amorosa con il sindaco della città (Emmanuelle Devos), emergono fattori morali e sentimentali che inizialmente non aveva preso in considerazione.E' evidente che la crisi economica internazionale abbia pesato non poco sulla scelta di portare su schermo proprio ora questa sceneggiatura scritta dallo stesso Giannoli diversi anni fa, l'incredibile storia di un truffatore dal cuore d'oro è però portatrice di valori universali che sfidano tempo e spazio, rendendo questa pellicola perfetta per il pubblico e mercato internazionale e non solo quello francese. La regia asciutta, aiutata dal buon lavoro di fotografia di Glynn Speeckaert, esalta le qualità della sceneggiatura e dell'ottimo lavoro da parte di tutto il cast fino a conferire naturalezza e profondità ad un intero paese che vive chiaramente di speranze ma anche nelle continua tensione di vederle nuovamente tradite. Ma la grande umanità del suo protagonista, che emerge grazie alla bravura di Cluzet, è quasi da favola, e come nelle più belle favole il lieto fine è assicurato.
Movieplayer.it
3.0/5