Cinefila e arrabbiata. Asia Argento si difende dagli attacchi ricevuti dopo le denunce ai danni di Harvey Weinstein e se la prende con la stampa. L'attrice, ospite del 35° Torino Film Festival in veste di guest director vuole parlare solo di cinema e rifiuta di rispondere alle domande dei giornalisti, "cani affamati che grattano alla mia porta in cerca di pettegolezzi". I toni si alzano, le parole della Argento sono forti, ma l'attrice è ancora scossa dai ripetuti attacchi alla sua persona seguiti alla denuncia di stupro tanto che lei stessa ammette amaramente: "Dopo i 20 anni mi si è incollata addosso l'immagine della mignotta, della prostituta, della malata di mente. Mi hanno sempre offerto questo tipo di ruoli. Sarà per questo che mi affascina un personaggio come Rossella O'Hara, una donna forte, che sa essere cattiva, ma capace di difendersi".
Se deve scegliere un alter ego cinematografico, però, Asia Argento non indica la bella Rossella, ma cita ben altro tipo di personaggio, uno dei Freaks di Todd Brown. "Io sono un mostro, sono diversa, lo sono sempre stata. Ho visto Freaks al cinema a cinque anni e ho provato una tenerezza mista a orrore, mi riconoscevo già in quei personaggi. Io sono uno scherzo della natura. I mostri, i diversi non possono essere compresi. Servirebbe una misericordia che non è comune all'essere umano. Le persone che sono cresciute con una certa grettezza non capiscono, se amassero il diverso lo considererebbero come un fallimento".
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"Sono una freak, uno scherzo della natura"
Con un padre regista e una madre attrice, Asia Argento ha respirato cinema fin dalla nascita. "A 6 anni mia madre mi portava alle rassegne di film muti su Louise Brooks. Ero compulsiva. Quando uscì il betamax guardavo i film mille volte, ma ero frustrata dal mezzo". Lo sbocco sul set era il destino naturale di Asia, che a nove anni ha cominciato a recitare professionalmente anche se il padre aveva in mente per lei un'altra carriera. "Da piccola mio padre mi diceva che avrei fatto la regista, non l'attrice, e aveva ragione. E' tanto tempo che non ho più stimoli a recitare, non voglio più farlo, ma ho due figli da mantenere. La gente ha sempre pensato che mio padre avesse i milioni, ma io sono cresciuta in una stanza con le mie sorelle. Ora sono una madre single con due figli e devo accettare anche progetti non eccezionali per mantenerli. Vorrei fare l'aiuto regista o tornare a dirigere un film, ma non sono di quei registi che girano ogni due anni. Devo aspettare che la storia arrivi nella mia testa. E poi per le registe donne in Italia è sempre più difficile".
Dopo aver ammesso di non nutrire più alcuna ambizione a recitare, Asia ammette di odiare soprattutto "i film in costume. Mi sono tatuata così non mi chiedono più di farli. Ne ho interpretati così tanti. Stare tre mesi sul set con un corsetto, parrucconi incollati col mastice a soffrire un caldo incredibile non è la mia passione. Credo che alla base di questi film ci sia una mistificazione. I costumisti, truccatori e scenografi coinvolti si rifanno alla pittura. Ma io immagino che la gente dell'epoca fosse rozza, poco educata, non si lavavano, non esisteva il bagno. E' stato interessante lavorare con Sofia Coppola perché mi ha permesso di combattere l'atmosfera ingessata dovuta a un'ispirazione che trovo fallace".
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La difficoltà di convivere con le proprie opere
Dopo l'amore per Via col vento, un'altra passione che Asia Argento condivide con il padre è quella per David Lynch, altro autore capace di raccontare la poetica del freak in un'opera struggente come The Elephant Man. Ma la Argento ammette di essere molto legata a Una storia vera, forse il lavoro meno "lynchiano" dell'autore. "Era il film di cui avevo bisogno in quel momento" confessa l'attrice. "Lynch ha dimostrato di essere in grado di raccontare una storia lineare. E' talmente difficile fare un film d'autore. Dovrai renderne conto, è qualcosa che comunque farà parte di te. Quello che preferisce il pubblico non ha alcuna importanza, fare un film è un'esperienza talmente personale, a volte il regista lavora a un'idea per dieci anni e ci dovrà convivere per sempre".
Anche Asia Argento dovrà convivere con i suoi lavori da regista, opere disturbanti, sconvolgenti, che raccontano pezzi di vita e verità. "Sono estremamente onesta. Anche quando rispondo alle domande, ho sempre detto la verità e questa cosa mi si è ritorta contro. Non mi ha mai portato niente di buono" commenta l'autrice di Scarlet diva. "Mi rendevo conto che un film così diverso sarebbe stato difficile da digerire, in Italia sono stata massacrata. Il film è un documento storico, ho raccontato la mia verità ed è stato piuttosto doloroso, ma è stato un esercizio catartico di vero cinema". A Scarlet Diva è seguito Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, ispirato al romanzo di J.T. Leroy, autore rivelazione che si è poi rivelato un fake. "Per me è stato un trauma, la notizia è circolata quando il film stava per uscire. Io lo sentivo mio, anche Incompresa, che è venuto dopo, era tentativo di voler salvare quella bambina. E' stato molto più facile lavorare in America, ho avuto un grande cast a disposizione, gli attori erano contenti. Nessuno negli USA mi ha dato della smutandata".
Il cinema: passato, presente e futuro
Oggi che è costretta a dover ricostruire se stessa ancora una volta, probabilmente all'estero - a quanto ha dichiarato di recente - Asia Argento ammette che il cinema continua a rappresentare la sua ancora di salvezza. "Il mio rapporto da spettatrice non è mai cambiato. Quando vedo un film dimentico tutto, per questo voglio parlare solo di questo, adesso è l'unica cosa, insieme ai miei figli, che mi dà gioia e mi porta via. Mi perdo nelle storie e mi lascio trascinare via". L'attrice conferma di voler continuare a dirigere, quando troverà la storia giusta, ma per il momento sarebbe ben felice di lavorare come aiuto regista degli autori che stima come "Tony Gatlif o il mio amico Gaspar Noé, autori che lavorano senza sceneggiatura. Per i miei primi film ho preparato uno storyboard molto preciso, volevo essere preparata, ma andando avanti mi piacerebbe essere più libera". Il sogno lavorativo? "Vorrei dirigere una storia che potrebbe rappresentare il film della maturità. Vorrei fare un film di guerra. Amo Orizzonti di gloria e Full Metal Jacket. Ma non vorrei raccontare una guerra di oggi, vorrei mostrare una guerra del passato, come la Prima Guerra Mondiale, dove si combatteva corpo a corpo".