C'è del talento e c'è un tocco autoriale che sembra quello di un autore consumato nel film con cui Francesco Prisco, classe 1976, debutta alla regia dopo tanta gavetta nei cortometraggi e nel mondo degli spot pubblicitari e i tanti premi vinti nei festival di settore. Nottetempo è la storia di un uomo anaffettivo e contradditorio che pensava di aver chiuso a chiave in un cassetto il suo passato e che un giorno, grazie ad una tragica fatalità, si rende conto che forse non tutto è perduto, che le persone che ha abbandonato forse non lo hanno dimenticato. Deciso a riprendersi quello che un tempo si è lasciato sfuggire per egoismo e paura di crescere, Matteo intraprende così un viaggio verso i luoghi in cui è nato e cresciuto, in cui ha amato ed è stato amato, in cui ha lasciato un figlio e un amore per dedicarsi unicamente a se stesso. Parallelamente al suo seguiamo però anche il viaggio di Assia, una ragazza segretamente innamorata di lui ma che non ha mai neanche provato a parlarci, e di Enrico, un attore comico caduto in disgrazia che ha urgenza di trovare un capro espiatorio per riuscire ad accettare il grande dolore che lo ha colpito. A raccontarci questo dramma psicologico a tinte noir in una conferenza stampa il regista Francesco Prisco, la co-produttrice e co-sceneggiatrice del film Annamaria Morelli e il cast al completo composto da Giorgio Pasotti, Valeria Milillo (in un piccolo ma importantissimo personaggio), Nina Torresi, Gianfelice Imparato, Esther Elisha e Antonio Milo.
Un esordio tra lunghe attese e faticheAtmosfere cupe, luoghi bui e freddi, uomini e donne alla ricerca di qualcosa che manca. Nottetempo è un film che racconta i sentimenti in maniera quasi ancestrale, ne coglie le essenze, ne sfiora le paure, ne assorbe la luce. Il tema della paternità e del diritto dei sentimenti è affrontato in maniera del tutto inusuale, andando a pizzicare le corde più dolorose dell'animo umano, in un film coraggioso del tutto indipendente, che mira a regalare al pubblico qualcosa di diverso dalle solite commedie che affollano le sale italiane e che ha preso vita grazie alla caparbietà dei suoi produttori che hanno fatto squadra e hanno dato la possibilità a Francesco Prisco di cimentarsi in un'opera che potesse finalmente mettere in mostra tutte le sue qualità dopo i tanti riconoscimenti collezionati con i corti. "E' stato un film faticoso ed entusiasmante" - ha dichiarato con la voce rotta dall'emozione il regista - "non mi aspettavo che fosse così complicata la regia di un lungometraggio ma finalmente ho realizzato il mio sogno di portare sullo schermo una storia a me vicina, con cui ho sentito da subito un legame istintivo molto forte perché parla di persone che, come me, non si sentono appagate della loro vita ma sono alla continua ricerca di qualcosa che non hanno". Fotografia d'autore
Oltre che a una solida storia dietro a Nottetempo c'è anche un grande lavoro estetico che parte dalla fotografia e culmina nella scelta delle musiche. Nella nostra recensione del film abbiamo affrontato nel dettaglio le scelte 'sonore' ma a colpire è anche la bellissima fotografia di Francesco Di Giacomo che in un modo del tutto inusuale per il cinema italiano riesce ad inglobare il film, a scrutare luoghi e volti e a trasportare lo spettatore nel mondo immaginifico dei personaggi. Molti i rimandi al cinema francese, nordeuropeo e americano che conferiscono al film un respiro internazionale che si allontana anni luce dal look prettamente televisivo della maggior parte delle produzioni italiane che popolano le sale. E così il vetro che col calore della mano si inumidisce di vapore diviene per la giovane Assia una finestra dei sogni affacciata su altro mondo, una lente attraverso cui guardare il mondo che vorrebbe, la prova tangibile di un'esistenza corporea che spesso prende le distanze dal mondo fantasioso che ognuno di noi si costruisce. La parola agli attori
Per la terza volta si affida alle mani di un esordiente Giorgio Pasotti, che per l'occasione ha vestito per la prima volta i panni del cattivo e ha dovuto 'rispolverare' il suo fisico atletico e rimettersi in forma dopo quasi vent'anni di assenza dalla scena sportiva (è stato campione italiano di arti marziali poi ha lasciato la disciplina sportiva del wushu per intraprendere la carriera di attore). "Durante la preparazione per questo ruolo mi sono gonfiato in palestra per ore e ore come un pollo" - ha confessato l'attore bergamasco - "Matteo è un appassionato di rugby e il mio intento era quello di rendere verosimile la parte che riguarda le partite di questo sport allenanomi con dei veri rubgisti marmorei". Pur non rinnegando la sua predilezione per le commedie, Pasotti ha un po' bacchettato i suoi colleghi e in generale questo andazzo 'leggero' che si sta diffondendo tra la categoria: "Trovo che i miei colleghi si siano un po' seduti e adagiati sugli allori, non c'è quasi più nessuno che ama rischiare e mettersi in gioco in qualcosa di diverso dal solito. E' ora che il cinema italiano si rimbocchi le maniche e dimostri di avere coraggio" - ha continuato Pasotti - "sfruttiamo l'Oscar per darci una mossa tutti ed evitare che la commedia continui ad essere l'epicentro del cinema italiano". "Nottetempo fa quello che ogni film e ogni opera teatrale dovrebbero fare: raccontare vicende umane" ha dichiarato Gianfelice Imparato che nel film interpreta il ruolo di un cabarettista fallito che ha preferito la famiglia alla carriera - "e spero che il coraggio di Francesco alla fine verrà premiato". Nei panni di Assia, una ragazza intrappolata in un mondo delle meraviglie che ha un modo tutto suo di vedere la realtà, troviamo Nina Torresi che a proposito della sua esperienza e del suo personaggio ha detto: "Il mondo poetico e immaginario di Assia è a mio avviso anche un po' quello del regista, e io non ho fatto altro che mettermi a disposizione del suo talento di narratore".