Previously on Aquarius...
Su richiesta della sua ex Grace, il poliziotto Sam Hodiak accetta di indagare sulla scomparsa della di lei figlia, Emma. Per orientarsi meglio nella comunità hippie si fa aiutare da Brian Shafe, agente della Narcotici sotto copertura. Nel corso delle loro indagini, legate in parte alla "famiglia" di Charles Manson, Sam e Brian si imbattono in altri problemi, tra cui le tensioni razziali a Los Angeles e il movimento politico dei Black Panthers, e il comportamento del figlio di Hodiak, ricercato dall'esercito per via del suo rifiuto di combattere in Vietnam...
And now, the season finale...
Emma viene ricongiunta brevemente con la madre, prima di tornare "a casa" da Manson, il quale continua a coinvolgere il di lei padre, Ken, nelle sue attività illecite. Una delle donne di Manson, Mary, partorisce un figlio nato morto, il che porta al rapimento di un neonato dall'ospedale. Hodiak, che sta cercando di risolvere una serie di rapine-omicidi nella comunità gay di Los Angeles, è convinto anche di aver trovato un modo per far sì che il figlio Walt eviti il carcere, ma non tutto va come previsto...
Questioni di network
Fin dall'inizio, il problema principale di Aquarius, tentativo della NBC di rimpolpare il suo palinsesto estivo con un programma più adulto, è stato proprio quello di essere trasmesso da un network tradizionale, pur essendo sulla carta materiale da emittenti cable. Certo, vi sono rari casi eccezionali di serie che vanno oltre, come nel caso di The Following o Gotham (entrambi su Fox), criticati da alcuni per la crudezza di certe immagini, o American Crime (su ABC), la cui prima stagione tratta tematiche scomode come il razzismo senza troppi peli sulla lingua. Persino la stessa NBC ha mandato in onda, fino a quest'anno, un gioiello malato e conturbante come Hannibal, ma è anche vero che quello è un prodotto "esterno", non finanziato direttamente dal "pavone".
Dato che Aquarius è ambientato nel mondo perverso della California della fine degli anni Sessanta, un universo a base di sesso, marijuana e morte, ci si aspetterebbe di vederlo su HBO, o anche semplicemente AMC o FX. Ed è vero che, per stessa ammissione dei produttori, esiste una versione meno edulcorata che sarà disponibile su vari supporti e nei mercati internazionali, ma resta il fatto che il volto ufficiale della serie rimane quello che è andato in onda sugli schermi americani negli ultimi mesi (e messo a disposizione per intero, nelle prime settimane di programmazione, sul sito della NBC, al fine di sperimentare una forma di binge-watching): un poliziesco seriale che si limita ad esplorare la superficie di questo mondo disperato e realmente esistito (seppure con qualche licenza poetica per la versione televisiva, come ci ricorda la didascalia iniziale di ciascun episodio), dandoci occasionali nuvole di fumo e flashback "cruenti" per dare un'aria più audace ad un racconto in fin dei conti abbastanza schematico.
The Manson Problem
Altro difetto, di non poco conto, è proprio la caratterizzazione di Charles Manson. La colpa non è tanto del suo interprete, Gethin Anthony, che fa del suo meglio con il materiale che ha a disposizione, bensì degli sceneggiatori, che a forza di volerci mostrare un Manson più umano e meno mostruoso, con varie spiegazioni su perché si comporta in modo a dir poco strambo, finiscono per smorzare quell'alone di mistero necessario per renderlo un personaggio carismatico capace di giustificare un arco narrativo a lungo termine (è già stata confermata una seconda stagione, e nelle intenzioni del creatore John McNamara dovrebbero poi essercene altre quattro). Così invece, come avevamo già detto commentando i primi episodi, ci ritroviamo con il personaggio meno interessante di un programma dove lui dovrebbe, almeno in teoria, essere uno degli elementi essenziali per seguire la storia di settimana in settimana. È alquanto preoccupante che, dei vari cliffhanger che chiudono il finale di stagione, quello che accadrà alla sua famiglia sia il filo narrativo che ci interessa di meno guardando al futuro.
Meno male che c'è David
A risollevare le sorti di Aquarius, al di là dell'atmosfera d'epoca che mantiene una certa dignità nonostante i limiti legati alla collocazione del programma a livello di network, è quindi David Duchovny nei panni sciupati di Sam Hodiak. Un attore per ora troppo grande per uno show che non è interamente all'altezza delle sue premesse/promesse. Se la serie continuerà davvero per altri cinque anni, c'è da augurarsi che il livello generale si allinei con quello della performance di Duchovny, che altrimenti rischia di finire intrappolato all'interno di un prodotto fin troppo convenzionale, il cui crimine più grande sarebbe quello di rubare all'attore tempo prezioso che potrebbe essere più utile per altre cose. Tra queste, se il revival del prossimo gennaio non deluderà in termini di ascolti, eventuali nuovi episodi di X-Files...
Movieplayer.it
3.0/5