Aquarius, stagione 2: Tutto come prima

La serie poliziesca su Charles Manson torna sugli schermi con un nuovo ciclo di episodi, e a prima vista i pregi e i difetti rimangono gli stessi.

Aquarius: un'immagine di David Duchovny
Aquarius: un'immagine di David Duchovny

9 agosto 1969: Emma Karn e Charles Manson lasciano una scena del crimine (la casa dove fu uccisa Sharon Tate).
Sedici mesi prima, Sam Hodiak comincia ad indagare su un nuovo caso dopo aver ricevuto un pacco contenente foto di ragazze scomparse, rischiando anche di mettere a repentaglio una missione sotto copertura, Ken Karn deve fare i conti con la sopravvivenza di Hal Banyin, che lui ha tentato di uccidere, e Manson riceve una visita a sorpresa da parte di un ex-compagno di cella...

Ambizioni da cable, restrizioni da network

Vedendo la prima stagione di Aquarius l'elemento più frustrante era la contraddizione fra il contenuto che la serie voleva affrontare e i mezzi espressivi concessi per farlo: in teoria, un racconto seriale ambientato nell'era "sesso, droga e rock and roll", e più precisamente con Charles Manson tra i personaggi principali, sarebbe perfetto o per un'emittente cable (forse Showtime, visto anche il legame professionale con il protagonista David Duchovny), o per lo streaming. Paradossale, quindi, la scelta di produrlo per una messa in onda americana su NBC, seppure con la clausola che la versione disponibile in DVD e su certe piattaforme online può mostrare più liberamente le scene di nudo/sesso che il "divieto ai minori di 14 anni" - con un'accezione molto diversa da quella italica - elimina durante la trasmissione in chiaro negli Stati Uniti.

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Aquarius: l'attore Grey Damon interpreta Brian Shafe
Aquarius: l'attore Grey Damon interpreta Brian Shafe

Passato un anno, la situazione è rimasta invariata: la scrittura si è fatta un tantino più ambiziosa, prendendo in prestito il modello di Damages e Bloodline con una serie di flashforward in apertura e chiusura di episodio che presumibilmente si intersecheranno con la storyline principale nelle puntate conclusive (non per forza della stagione, poiché la serie dovrebbe andare in onda per sei anni secondo i piani degli autori), ma l'estetica rimane fin troppo pulita, edulcorata, politicamente corretta. Un difetto non da poco se si considera che i flashforward sono legati al crimine più efferato e noto di Charles Manson, l'uccisione di Sharon Tate, e che difficilmente tale evento, che necessita di una rappresentazione capace di sottolinearne la tragedia, verrà raffigurato in modo drammaticamente adeguato. Per lo meno non nella versione vista dalla maggior parte degli spettatori.

Il problema di Charlie

Aquarius: Gethin Anthony accanto a Omar J. Dorsey
Aquarius: Gethin Anthony accanto a Omar J. Dorsey

L'altro problema irrisolto è proprio il personaggio di Manson, penalizzato, come lo scorso anno, da una caratterizzazione annacquata e una performance approssimativa di Gethin Anthony. Può darsi che la situazione migliori man mano che aumenteranno i flashforward, nel corso dei quali dovremmo vedere Manson all'apice della follia, ma le premesse non sono, per ora, molto incoraggianti. Basti pensare che, a livello di carisma, questo Manson viene battuto non solo dal padre di uno dei suoi seguaci, ma anche dal nuovo arrivato Ralph Church, al punto che viene quasi da sperare che, in caso di conferma per le stagioni successive, venga effettuato un recasting. Perché la pazienza ha un limite, e dopo quattordici episodi è abbastanza inaccettabile che uno degli elementi usati per vendere la serie non sia all'altezza del potenziale legato al personaggio.

Per fortuna c'è David

Aquarius: David Duchovny e Grey Damon in una foto della seconda stagione
Aquarius: David Duchovny e Grey Damon in una foto della seconda stagione

Eppure Aquarius rimane, a livello puramente ludico, se si prescinde dalle aspirazioni più alte legate al contenuto, un prodotto paradossalmente godibile, un guilty pleasure con cui ammazzare il tempo durante il periodo estivo, quando praticamente tutte le serie di punta sono in vacanza e l'unica alternativa - preferibile, ma quello è un altro discorso - è rivederle su Netflix e compagnia bella. E il motivo per cui continuiamo comunque a volere un minimo di bene allo show e augurarci costantemente che si passi ad un livello più alto in termini qualitativi è la presenza di Duchovny, il cui fascino resta inscalfibile anche quando il materiale non è all'altezza (come ben sa chi ha visto il primo e l'ultimo episodio della nuova stagione di X-Files). Certo, aspettiamo con maggiore curiosità il suo ritorno ne I segreti di Twin Peaks, ma anche con tutte le aggravanti del caso è impossibile negare che l'attore, figlio degli anni Sessanta, si trovi nel suo ambiente naturale...

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Movieplayer.it

3.0/5