Sarebbe interessante aprire un'indagine sull'incremento degli zombie movie nel corso delle ultime due decadi e, già che ci siamo, anche sulla diversificazione che li ha visti protagonisti. Da trattati sociologici incentrati sul racconto di una metaforica deriva dell'umanità in mostri senza cervello a causa del capitalismo di turno a divertissement post apocalittici, passando per l'azzardo di una storia costruita dalla rilettura della realtà.
Sì, perché in Apocalisse Z - L'inizio della fine, spanish horror disponibile su Prime Video, la vicenda narrata non fa mistero (anzi, tutt'altro) di rifarsi in parte all'atmosfera mondiale risalente ai tempi del COVID-19, spendendo tra l'altro diverso minutaggio a raccontare l'inizio dell'emergenza in senso politico e comunitario. Parentesi che è anche la migliore della pellicola diretta da Carles Torrens.
Il resto in realtà viaggia con il pilota automatico grazie alla guida sicura del romanzo omonimo di Manel Loureiro, che pesca riferimenti dalla numerosissima letteratura del genere, presentando cliché enormemente già visti, proposti attraverso una funzionale sobrietà nel tono, ma non nelle ambizioni, che sono addirittura quelle di aprire un ciclo di storie in universo che normalmente nasce ad Hollywood e di certo non nella penisola iberica.
Apocalisse Z - L'inizio della fine: se il tuo mondo finisce prima della fine
Lo spagnolo Manel (Francisco Ortiz) è un uomo sulla quarantina con una buona carriera alle spalle e un ottimo spirito di adattamento, molto amato dalla sorella Belen (Marta Poveda) e dai figli di lei. Non vuole però diventare padre a sua volta, anche se ha una moglie che lo ama. A forza di aspettare potrebbe diventare troppo tardi. Potrebbe mettersi di mezzo, per esempio, il più classico degli incidenti stradali, che coinvolge la coppia mentre è di ritorno a casa. E allora l'ultima cosa che unisce Manel a sua moglie è una discussione riguardo la sua incapacità di prendersi responsabilità.
Ad un anno dall'incidente l'uomo è diventato un recluso nella sua casetta a Vigo, dove vive insieme al suo gatto e ai suoi mille sensi di colpa, così pesanti da averlo abbattuto al punto tale da farlo diventare latitante anche nei confronti della sorella e dei nipoti con i quali è così legato. Il suo mondo è finito, mentre il mondo fuori ancora va avanti, fino a quando una terribile nuova pandemia comincia ad inglobare entrambi gli emisferi terrestri, minacciando di far scomparire la razza umana.
Manel viene avvisato con qualche ora di anticipo da Belen (la donna è sposata con un uomo che conta all'interno del governo spagnolo), la quale lo invita a raggiungerla al più presto possibile alle isole Canarie, un luogo ritenuto sicuro e lontano da un contagio che si sta espandendo a macchia d'olio. Per il nostro protagonista si rivelerà però troppo tardi e dovrà fare i conti da solo con un'apocalisse che sembra, paradossalmente, dargli una nuova spinta per rimanere vivo.
Un altro zombie movie
Non c'è praticamente nulla di originale in Apocalisse Z - L'inizio della fine, né nell'incipit e né nello svolgimento. Addirittura le tappe del viaggio del protagonista, così come il suo outfit, sono totalmente già visti. Persino il gatto è stato già adoperato in storie del genere, l'ultima volta neanche un anno fa in A Quiet Place - Giorno 1. C'è talmente poco di inedito che delle cose sembrano scritte per essere veramente una variante sul tema: l'isola della salvezza, il gruppo di omoni cattivi, la donna in ospedale e via discorrendo.
L'opinione più solida, tutto sommato, è che questo impianto interamente derivativo sia voluto. Lo scrittore del romanzo è infatti sicuramente il primo a sapere che il background del protagonista non può essere un filtro nuovo per vivere l'apocalisse, dato che la trovata del riscoprire un senso per la propria vita nel momento di massima drammaticità è un altro percorso (l'ennesimo) ampiamente già esplorato. Tra l'altro nel film questa nuova spinta non è neanche così marcata, ma magari lo sarà per il prossimo futuro.
Quali potrebbero essere i motivi per vedere Apocalisse Z - L'inizio della fine? La lista, a ben vedere, non è granché così lunga. La pellicola di Torrens è buona per messa in scena e sviluppo, al punto da sembrare un titolo statunitense (lo sembra proprio in effetti e questo può essere anche letto come un disvalore), per la sobrietà con la quale è stata pensata e anche per il suo sviluppo, specialmente nella parte iniziale, dove la genesi della crisi viene descritta in modo preciso e coinvolgente. Non è però granché, alla fine dei conti.
Conclusioni
Lo zombie movie di fine 2024 tutto made in spain è Apocalisse Z - L'inizio della fine di Carles Torrens, tratto dal romanzo omonimo. Si tratta di una pellicola nata per avviare una nuova saga horror e brilla per il suo lavoro sull'incipit, per il tono sobrio e la solidità del racconto, che però è incredibilmente semplicistico e derivativo in praticamente ogni suo aspetto. Il pericolo è che, nonostante ciò che c'è di positivo, il titolo possa scomparire dalla memoria dello spettatore.
Perché ci piace
- Il racconto dello sviluppo della pandemia mortale.
- La messa in scena è credibile.
- Il titolo è solido e il tono sobrio funziona.
Cosa non va
- Il problema è che tutto derivativo e che non si fa nulla per trovare una strada peculiare.
- C'è anche qualche forzatura in sceneggiatura.
- Non ci si affeziona a nessun personaggio.