Another Body, recensione: il documentario sull'incubo del deepfake

Il film di Sophie Compton e Reuben Hamlyn spiega l'evoluzione del deepfake, tristemente usato nel 90% dei casi per realizzare filmati porno senza il consenso delle donne ritratte. Su IWONDERFULL.

Una scena del documentario Another Body

L'intelligenza artificiale evolve ogni giorno di più. Ce ne accorgiamo per esempio al montaggio video: dopo anni di estenuante sottotitolatura manuale delle interviste, i programmi riescono ora metterli al posto nostro in automatico, sempre in minor tempo e cominciando finalmente ad azzeccare i congiuntivi (cosa che per alcuni esseri umani sembra invece impossibile anche dopo una vita intera passata a scrivere). Non tutta la tecnologia porta vantaggi però: il documentario Another Body - Il mio corpo deepfake, non a caso dal 25 novembre su IWONDERFULL Prime Video Channel, racconta infatti come la tecnica deepfake sia usata soprattutto a discapito delle donne.

Another Body Foto
La studentessa protagonista di Another Body

Grazie a questo strumento si può infatti sovrapporre l'immagine del viso di una persona sul corpo di un'altra. E se mashup come quello di Nicolas Cage che si trasforma in Julie Andrews nel musical Tutti insieme appassionatamente fanno sicuramente ridere, quando invece la faccia di una ragazza viene messa a sua insaputa sul corpo di un'attrice porno è tutta un'altra storia.

È proprio ciò che raccontano i registi Sophie Compton e Reuben Hamlyn in questo documentario: presentato al festival South by Southwest del 2023, dove ha vinto il Premio Speciale della Giuria per l'innovazione dello storytelling, il quadro mostrato è desolante. Adottando uno stile tipico del thriller, gli autori ci mettono a conoscenza del fatto che ben il 90% dell'utilizzo del deepfake è rivolto alla creazione di video pornografici senza il consenso delle donne ritratte, a cui viene fatta una vera e propria violenza senza esserne consapevoli.

Another Body - Il mio corpo deepfake: un'indagine che fa paura

Dato l'inarrestabile successo del genere true crime, non stupisce che Another Body - Il mio corpo deepfake adotti uno stile proprio delle detective stories. Il film si apre infatti con la testimonianza di una studentessa, che sta per laurearsi in materie scientifiche, a cui un amico manda il link di un video porno. Incredibile ma vero, la donna ritratta durante un rapporto sessuale è proprio lei. Peccato che la ragazza non abbia mai girato video del genere: qualcuno ha pensato bene di usare la sua faccia senza chiederle il permesso. Sconvolta, decide di scovare la persona che le ha fatto questa violenza.

E qui casca l'asino: siamo tutti d'accordo (si spera) che prendere senza consenso l'immagine di qualcuno per farci qualsiasi cosa sia quantomeno controverso. A maggior ragione se lo scopo è creare immagini pornografiche, che possono causare disagi e problemi concreti nella vita di chiunque, a meno che non abbia scelto consapevolmente di realizzarle. Ebbene, come apprendiamo presto per la legge americana non è un reato. La protagonista si vede infatti rispondere dalla polizia che l'uso della sua faccia per fare questi deepfake è moralmente orribile, ma non è sta infranta nessuna legge.

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Uomini che odiano le donne

Another Body Frame
Another Body

L'indagine si infittisce quando anche altre ragazze, tutte della stessa università, subiscono il medesimo trattamento. Confrontando le informazioni riescono quindi a individuare il possibile colpevole. E la risposta alla domanda che viene subito in mente, ovvero perché qualcuno dovrebbe fare una cosa del genere a un'altra persona, diventa banalissima: si tratta di un compagno di studi che ha voluto vendicarsi della scarsa attenzione ricevuta da queste ragazze.

Another Body Sequenza
Un'immagine di Another Body

Nonostante una di loro lo abbia frequentato a lungo, finendo per fargli quasi da psicologa, subendo ore di estenuanti conversazioni a senso unico, incentrate solo su di lui, non è sfuggita al deepfake. Anzi: proprio perché si è allontanata è stata punita. Il quadro psicologico che ne viene fuori è sconvolgente: tanti, troppi giovani uomini non sembrano essere migliorati rispetto alle vecchie generazioni, anzi, si stanno incattivendo perché sentono di non avere più il controllo totale sulle donne.

Inutile dire che la controparte maschile si interessa poco o nulla al disagio creato alle ragazze: alcune sono arrivate addirittura a pensare di uccidersi, pur di non dover sopportare la vergogna della diffusione di questi video. Il film esce in streaming in Italia proprio in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: può essere uno spunto interessante per capire come la violenza oggi possa essere anche subdola, e apparentemente distante, come quella diffusa in rete.

Conclusioni

In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne arriva su IWonderfull Prime Video Channel il documentario di Sophie Compton e Reuben Hamlyn che spiega come la pratica del deepfake sia diventata presto uno strumento di violenza contro le donne. Attraverso diverse testimonianze, scopriamo infatti come diverse studentesse siano state punite da un loro compagno di studi perché, secondo lui, non gli davano attenzione. Costruito come un thriller, il film è sconvolgente perché rivela un odio crescente delle nuove generazioni di uomini nei confronti delle donne.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • L'impostazione come una detective story.
  • Le spiegazioni precise e chiare.
  • La voce data alle ragazze la cui immagine è stata usata a loro insaputa.

Cosa non va

  • È un documentario informativo su un argomento scomodo: ci vuole sicuramente della motivazione per spingere il tasto play.