Non sono mai stata quel tipo d'attrice la cui sola forza è il sex appeal, e penso che questo ti faccia guadagnare una certa longevità. E amo le parti da caratterista: sono molto più divertenti e non devi affidarti al fatto di essere sulla cresta dell'onda.
Sguardo deciso e penetrante, un viso dai tratti spigolosi e un portamento fiero e imperioso, accentuato da una statura di quasi un metro e ottanta di altezza. Anjelica Huston è non a caso una delle presenze più singolari del cinema americano (e non solo): lontana dai canoni tradizionali delle sex symbol degli anni Ottanta, a dispetto dei suoi trascorsi da modella, ma capace invece di catturare l'attenzione tramite quel suo magnetismo ineffabile e quell'oscuro fascino da dark lady. "Quando cresci, cominci a capire che forse non è male non essere nata come una Barbie": agli antipodi dalla dolcezza dell'ingénue, la Huston ha dato vita al contrario a personaggi forti, grintosi e talvolta inquietanti, ai quali ha conferito all'occorrenza un'ironia beffarda o una serietà venata di tragedia nel corso di quattro decenni di carriera fra cinema e televisione.
Ma a essere sinceri, la carriera di Anjelica Huston coprirebbe uno spettro ancora più ampio: l'esordio come attrice risale infatti al 1969, quando suo padre John Huston la sceglie come protagonista del dramma romantico a sfondo storico Di pari passo con l'amore e la morte. Si tratta però di un debutto poco felice in un film caduto quasi subito nell'oblio, in un anno cruciale nella vita della diciottenne Anjelica: nata a Los Angeles l'8 luglio 1951 ma cresciuta fra Irlanda e Inghilterra, nel 1969 la Huston abbandona la Gran Bretagna in seguito alla morte della madre, la ballerina di origine italiana Enrica Soma, e si trasferisce a New York, dove farà fortuna come modella. Il cinema, per lei, sembra destinato a restare una parentesi, senonché a trent'anni Anjelica torna a lavorare a Hollywood, limitandosi però a piccole parti. Sarà L'onore dei Prizzi, nel 1985, a cambiare le carte in tavola: la Huston incanta la critica, si aggiudica il premio Oscar e rivela un talento che, da allora, sarà valorizzato da registi quali Francis Ford Coppola (Giardini di pietra), Woody Allen (Crimini e misfatti, Misterioso omicidio a Manhattan) e Wes Anderson (I Tenenbaum, Le avventure acquatiche di Steve Zissou).
Intanto, la sua abilità nell'adottare un aspetto 'stregonesco' viene messa a frutto da Nicolas Roeg per Chi ha paura delle streghe?, dal libro di Roald Dahl, e le permette di incarnare una perfetta Morticia Addams nel campione d'incassi del 1991 La famiglia Addams e nel sequel del 1993. Negli ultimi vent'anni, non sempre la Huston riuscirà a procurarsi ruoli all'altezza del suo talento, preferendo piuttosto dedicarsi alla TV con serie come Smash e Transparent. È lei stessa a denunciare il problema dell'ageismo di Hollywood in un'imperdibile intervista a Vulture nell'aprile 2019, in cui con spiazzante sincerità ripercorre il rapporto con il padre John, le turbolente relazioni con Jack Nicholson e Ryan O'Neal e le varie fasi della propria carriera. Una carriera alla quale, in occasione del settantesimo compleanno dell'attrice, vogliamo rendere omaggio con una rassegna dei migliori film di Anjelica Huston e delle sue interpretazioni più belle.
5. Nemici, una storia d'amore
È un personaggio 'fantasmatico' Tamara Luria, la moglie di Herman Broder (Ron Silver) in Nemici, una storia d'amore, adattamento firmato nel 1989 da Paul Mazursky dell'omonimo libro di Isaac Bashevis Singer. Tamara, che il marito credeva morta in un campo di concentramento, si materializza infatti all'improvviso a New York, dove Herman nel frattempo si è costruito una nuova vita e un precario equilibrio sentimentale. E alle prese con un ruolo enigmatico e sfuggente, una sorta di "ombra del passato", Anjelica Huston sfodera una performance carica di carisma, in cui il peso del ricordo dell'Olocausto viene mascherato da una vivacità e un'energia che permettono alla sua Tamara di rubare puntualmente la scena. Grazie a Nemici, una storia d'amore, la Huston si è guadagnata la nomination all'Oscar come miglior attrice supporter.
4. Tre giorni per la verità
Vira totalmente sul versante drammatico invece il ritratto di Mary, ex-moglie dell'alcolizzato Freddy Gale (Jack Nicholson) in Tre giorni per la verità, seconda pellicola da regista per Sean Penn. Uscito in sordina nel 1995, il film è costruito attorno alla difficile elaborazione del lutto e al divorante desiderio di vendetta del protagonista, determinato a uccidere il responsabile della morte di sua figlia. E in un ruolo confinato ad appena una manciata di minuti, Anjelica Huston regala una prova impressionante: sul volto della sua Mary si alternano infatti le tracce di affetto per il suo ex-marito, il dolore per la perdita subita, una rabbia a lungo repressa e l'orrore per i propositi omicidi di Freddy. Di nuovo faccia a faccia dieci anni dopo L'onore dei Prizzi, Nicholson e la Huston tornano a fare scintille in un'opera che meriterebbe di essere riscoperta.
3. The Dead
Nel 1987, l'anno della sua scomparsa, un John Huston ultraottantenne dirige l'ultimo film della sua gloriosa carriera: The Dead, sceneggiato da suo figlio Tony Huston sulla base de I morti, l'ultimo racconto della raccolta Gente di Dublino di James Joyce. Ad Anjelica Huston è affidato il ruolo di Gretta Conroy, che assieme al marito Gabriel (Donal McCann) partecipa a una tradizionale cena organizzata la sera dell'Epifania; ma la melodia di un'antica ballata irlandese, The Lass of Roch Royal, risveglia nella donna la memoria di un amore perduto. Una memoria che nell'epilogo, durante la scena più toccante del film, la Huston lascia affiorare in un connubio fra tenerezza e struggimento, mettendo a nudo l'animo di questa giovane donna dal cuore spezzato.
2. L'onore dei Prizzi
Due anni prima, nel 1985, è sempre John Huston a dirigere la figlia in uno dei titoli più acclamati delle rispettive carriere: L'onore dei Prizzi, folgorante black comedy sul mondo della Mafia italoamericana, tratta dal romanzo di Richard Condon. E la Huston sfodera un'interpretazione superba nei panni di Maerose Prizzi, appartenente a una potente famiglia della malavita di New York, ma 'disonorata' dopo la rottura con il sicario Charley Partanna (Jack Nicholson) e disposta a tutto pur di recuperare il proprio prestigio. Alle prese con Nicholson, all'epoca suo partner anche nella vita privata, Anjelica Huston disegna un personaggio di impenetrabile ambiguità: una giovane donna orgogliosa quanto astuta, pronta a mostrarsi fragile e mansueta oppure, al momento opportuno, a far emergere il suo lato più sensuale e sfrontato. Grazie a questo indimenticabile ritratto di un'atipica dark lady, che dietro la sua algida eleganza cela una feroce voglia di rivalsa, la Huston si è conquistata un meritatissimo Oscar come miglior attrice supporter.
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1. Rischiose abitudini
Ed è un altro personaggio oscuro affiliato alla malavita, Lilly Dillon, madre di un giovane imbroglione di nome Roy (John Cusack), ad aver permesso ad Anjelica Huston di sfoderare un'altra performance magistrale, in assoluto fra le più intense prove d'attrice dell'intero decennio. Il film in questione, Rischiose abitudini, capolavoro noir diretto da Stephen Frears nel 1990, è una trasposizione del libro I truffatori di Jim Thompson, con una Huston gigantesca nella parte di questa donna senza scrupoli, indurita da un'esistenza trascorsa nel sottobosco del crimine, ma ancora capace di sprigionare una scintilla d'umanità nell'inaspettato rapporto con il figlio. Dai piccoli gesti nervosi alla sottile piega delle labbra, dalla muta disperazione del volto ai lampi che si accendono di colpo nel suo sguardo di ghiaccio, Lilly Dillon si staglia a pieno diritto fra le icone del noir contemporaneo; e Anjelica Huston, ricompensata con la nomination all'Oscar come miglior attrice, raggiunge l'apice del suo talento con un'interpretazione che è impossibile dimenticare.
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