Felpa grigia aperta, jeans e sneaker. Ronan Day-Lewis ci aspetta nella stanza allestita per il junket video, organizzato in occasione della presentazione di Anemone. Visionaria, potente, metaforica, quella di Ronan è un'opera prima decisamente interessante, che va oltre la presenza di papà Daniel Day-Lewis (anche co-sceneggiatore), tornato in scena dopo otto anni da Il filo nascosto. Anemone racconta di Ray, ex paramilitare coinvolto nel conflitto tra Irlanda e Gran Bretagna. Da vent'anni si è però ritirato a vivere da solo in un bosco. La solitudine di Ray viene spezzata dal fratello Jem (Sean Bean) che gli chiede di tornare a casa.
"Mio padre ha avuto profonde connessioni con l'Irlanda molto prima che nascessi", spiega Ronan Day-Lewis, alla stampa. "Ho conosciuto i Troubles a scuola, occupando spazio nella mia testa. Non sapevamo esattamente in quale conflitto fosse stato coinvolto Ray. E penso che inconsciamente entrambi abbiamo gravitato verso i Troubles. Ovviamente non stavamo pensando agli specifici eventi attuali. In post-produzione ci siamo accorti di certi paralleli piuttosto orribili con eventi accaduti nel mondo".
Anemone: intervista a Ronan Day-Lewis
Insomma, Anemone è un film contro la guerra. Sei d'accordo?
"Sì, sono d'accordo. Penso che sia difficile ridurlo a una sola cosa, perché ha molte sfaccettature. Ma è sicuramente un film contro la guerra, tra le altre cose".
Un elemento importante è la musica. Come hai lavorato con il compositore?
"Ringrazio Bobby Krlić. Avevo visto il suo lavoro in Midsommar e Beau ha paura, e pensavo semplicemente che fosse un genio. Ero davvero entusiasta di poter lavorare con lui.
All'inizio non abbiamo dovuto parlare molto: sono rimasto stupito dal modo intuitivo con cui ha compreso il linguaggio tonale e visivo del film e come questo si relazionasse al paesaggio sonoro.
Abbiamo riflettuto molto sul genere musicale. Avevo preparato una playlist con molta musica shoegaze della prima metà degli anni '90. Era rilevante per l'epoca del film. Ho fatto ascoltare queste canzoni agli altri capi reparto per allinearci sul tono da adottare".
Sembra ci sia molto contrasto, anche nella musica.
"Lo shoegaze ha una certa ruvidità e aggressività nella chitarra distorta, con strati di suono intensi e opprimenti, ma allo stesso tempo voci eteree e delicate che emergono da quel muro sonoro, con una qualità quasi spirituale. Questo contrasto è diventato rilevante per la repressione che attraversa il film e per le esperienze quasi spirituali che vive Ray, come se cercasse di oltrepassare il muro del tempo e del rifugio che si è costruito".
La location: un elemento fondamentale
Un altro elemento importante è la location. Come l'hai scelta?
"Abbiamo girato ad Anglesey, al largo della costa del Galles. Ci sono luoghi naturali incredibili, perfetti per il film. C'è una spiaggia in cui la foresta lascia immediatamente spazio alla sabbia - una cosa che si vede raramente. Era come se fosse scritta nella sceneggiatura, ma non sapevamo se saremmo riusciti a trovare davvero un luogo così. È stato fantastico. C'era anche una zona boschiva perfetta per la capanna, molto vicina a un palcoscenico. Così abbiamo potuto costruire la nostra versione della capanna sul posto e un'altra in studio, per girare le scene notturne e ottenere inquadrature impossibili da realizzare in esterni. La combinazione tra questi scenari naturali e la vicinanza del set è stata preziosa".
Il significato della grandine
La sequenza della grandinata è impressionante. Che significato?
"Quando scrivevamo la sceneggiatura, sapevo che prima o poi doveva arrivare una tempesta.
Era come se fosse inevitabile, dopo tutti i segnali dati dalle condizioni meteorologiche: il vento, la vivacità dell'ambiente naturale, la sua ambiguità tra l'essere indifferente o reattivo alla sofferenza umana. Mi sembrava che dovesse esserci un riconoscimento da parte della natura, qualcosa che rispondesse a tutto ciò che avevamo visto fino a quel momento. C'erano molte discussioni tra i personaggi, ma a un certo punto le parole dovevano esaurirsi: serviva un evento che riempisse quel silenzio. E così è arrivata la grandinata - brutale, ma anche bellissima. Si percepiva una tensione tra queste due forze, e per me era fondamentale mostrarla".