La splendida e magica location di Coney Island - celebre per i suoi luna park e le spiagge - poco ha a che vedere con lo scenario cupo creato da James DeMonaco per Anarchia - La notte del giudizio (The Purge: Anarchy). Nel film, dal 23 luglio nelle nostre sale, il regista di Brooklyn porta l'orrore mostrato nel precedente The Purge (La notte del giudizio, 2013) nelle strade di Los Angeles.
"Ho sentito che era questa la storia da raccontare veramente - ci ha detto lo stesso DeMonaco, - The bigger story, quella che aveva luogo nelle strade; per raccontare cosa succedesse in America, tra le sue classi socialie alle spalle della sua economia". "Ho pensato che fosse un passo necessario" dice, ma quello che non sembrava necessario era offrire al pubblico l'emozione di sentirsi braccato e a un passo dalla morte più cruenta cui si possa pensare...
The Purge Breakout
Questa la lieta premessa di The Purge Breakout, come la definisce il produttore del film Josh Simon, "una coinvolgente esperienza di fuga ambientata nel mondo de 'La notte del giudizio'". Un'esperienza che abbiamo avuto la possibilità di vivere sull'arenile di New York - in occasione di una tappa eccezionale del Tour che ha toccato Atlanta, Miami, Philadelphia, Chicago, Dallas e Los Angeles tra maggio e luglio - e che ci ha regalato mezz'ora di adrenalina e di 'inatteso' divertimento. Già, perché si suppone che l'idea di esser stato fatto prigioniero dallo psicopatico Big Daddy alla vigilia del cosiddetto Sfogo, dodici ore nelle quali ogni crimine e omicidio è consentito a tutti, non dovrebbe essere particolarmente divertente, ma questo è quello che accade nell'accettare la sfida... e tanto vale farselo piacere.
Prepararsi allo Sfogo
Impresa facile, in realtà, vista la cura nei dettagli messa nella realizzazione e nell'organizzazione di questa Purge Breakout. L'apparenza potrebbe ingannare, visto che l'intera esperienza si svolge all'interno del rimorchio di un TIR, nel quale è stata ricostruita un intero appartamento con tanto di cucina, salotto, camera da letto, bagno più un paio di altri disimpegni e corridoi dove non mancano le sorprese. "Ci si deve sporcare le mani, usarle" per trovare indizi, sottolinea ancora Simon, perché "non è affatto scontato riuscire ad avanzare da una stanza all'altra". Ed ha ragione. Perché non siamo in un tunnell dell'orrore, nel quale farci spaventare e resistere, siamo in una sorta di labirinto, dal quale usciremo solo decifrando gli indizi giusti e trovando la chiave per aprire l'ultima porta entro 30 minuti.
Safety First
Il gioco si svolge in totale sicurezza ed è anche per questo motivo che è difficile esserne realmente spaventati. "Non è una casa stregata nella quale essere spettatori, ma un gioco coinvolgente in cui immergersi e al quale partecipare attivamente", è l'incipit del nostro ospite, incaricato di spiegarci le regole cui sottostare:
1) se qualcosa è inchiodato, incollato, avvitato, fissato in un posto significa che deve restare dove si trova! Non è detto che sia un indizio, ma potrebbe esserlo.
2) Nessun indizio richiede l'uso della forza, in alcuna maniera; quindi se in qualsiasi momento voleste spaccare un telefono, convinti che ci sia dentro un indizio, fermatevi!
3) Rispettate tutti quelli che incontrerete all'interno delle stanze, e loro rispetteranno voi.
4) In caso di (vera) emergenza ogni stanza è dotata di un pulsante di fuga rosso che fa terminare il gioco in qualsiasi momento venga premuto. Le porte si aprono e i responsabili della security entrano per recuperare i giocatori e portarli fuori.
Mai dire mai
L'incognita c'è sempre, ovviamente. Per esempio nella formazione del gruppo. Può capitare - come a noi - che ci sia chi sia riuscito a rompere più di un oggetto durante il gioco (facendoci meritare la ramanzina, pur innocenti) o chi ha pensato bene di spingere il pulsante rosso a 10 secondi dalla fine, non perché ve ne fosse la necessità, ma solo perché innervosito dal countdown, impendendoci di perdere regolarmente e costringendoci (non a malincuore, va detto) ad un secondo tentativo... "Sarò contento di vedervi perdere di nuovo, perché vi garantisco che perderete. Lo adoro, mi fa sentire meglio" e' stato l'unico irridente commento del nostro 'guardiano'. Eppure - anche se al secondo tentativo - ci eravamo quasi riusciti. Tra combinazioni di numeri trovati tra i cuscini e dentro i libri del salotto, lucchetti da superare per farsi raccontare da un videomessaggio dove cercare i successivi indizi, mappe da ricomporre e casseforti da aprire ci è toccato anche frugare dentro i sanitari e infilarci in passaggi strettissimi, capaci di far desistere in partenza alcuni concorrenti claustrofobici.
A un passo dalla gloria
Ma ne è valsa la pena, perché ci ha portato all'ultima stanza, quella degli indizi multipli, quella che ci ha costretto a decifrare indovinelli scritti con una vernice speciale sulle pareti di stanze colme di parti umane appese o di celle frigorifere nelle quali strisciare. Una sciarada finale che per un pelo non ha portato all'inserimento dell'ultimo codice nel computer che ci avrebbe dato la vittoria. E invece... ha vinto Big Daddy! Siamo morti. Dalle risate. E - come aveva annunciato il produttore - la mezz'ora è davvero volata. La pressione alla quale si è sottoposti da subito, con l'incontro con una povera ragazza imbavagliata e incatenata (che poi si rivelerà di grande aiuto), cresce senza diventare panico. Anzi, continuando a spingere al limite, costringendo i concorrenti a collaborare tra loro e a far lavorare il cervello.
Verso la trilogia?
Una pubblicità ottima per il film, un "piatto forte", come lo definisce il protagonista Frank Grillo in relazione al precedente "antipasto" de La notte del giudizio, divertito dalla possibilita' di regalarci - come italiani - una analogia alimentare. Vedremo se si arrivera' 'alla frutta' anche al cinema. DeMonaco ci spera, ovviamente, e ammette di aver "piantato dei semi in questo su quello che potrebbe essere il terzo, se riusciremo a farlo. Ma prima di arriverci potrei avere altre grandi idee, come anche Frank. Per ora le possibilita' vengono dal personaggio di Carmelo, ma abbiamo tempo per pensarci".
E chissà se l'esperienza prodotta da Universal Pictures e Blumhouse - ispirata da analoghi eventi interattivi organizzati in Asia - si arricchirà della conoscenza dei produttori (gli stessi di franchise come Paranormal Activity e Insidious) e la loro capacita' di portare il pubblico nel "mondo dei nostri film, in dei veri horror" avrà la possibilità di creare una nuova 'Experience' con cui confrontarsi.
Stavolta potremmo vincere...