Cimentarsi con un romanzo quale Pastorale americana, capolavoro firmato dal grandissimo Philip Roth nel 1997 e ricompensato con il prestigioso premio Pulitzer, può essere considerata una di quelle imprese in grado di far tremare le vene ai polsi: tanto più se, a tentare di trasporre per il grande schermo un'opera di tale portata e densità, è un regista al suo esordio. Eppure di fronte a questa sfida titanica non si è tirato indietro Ewan McGregor, che a quarantacinque anni ha scelto proprio il meraviglioso libro di Roth per il suo debutto dietro la macchina da presa.
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McGregor si è riservato inoltre il ruolo del protagonista del film, Seymour Levov, soprannominato fin dai tempi del liceo "lo Svedese" per la sua prestanza fisica e per le sue abilità sportive. Proveniente da un'orgogliosa famiglia ebraica di Newark, nel New Jersey, Seymour sposa la "reginetta di bellezza" Dawn Dwyer, con la quale mette al mondo la piccola Merry, ed eredita dal padre la gestione di una fabbrica di guanti; ma se l'esistenza dello Svedese sembra l'incarnazione dell'American Dream, il sogno finirà per incrinarsi nel 1968, quando Merry, ormai adolescente, deciderà di unirsi attivamente ai movimenti di protesta contro la guerra del Vietnam.
Questa mattina, dopo l'anteprima stampa di American Pastoral a Roma, abbiamo incontrato Ewan McGregor insieme a Jennifer Connelly, a cui è affidata la parte di Dawn all'interno di un cast che comprende anche Dakota Fanning nei panni di Merry da adulta e David Strathairn in quelli di Nathan Zuckerman, ideale alter ego dello stesso Philip Roth ma qui con la funzione di semplice 'surrogato' dello spettatore. Ecco il resoconto di una conferenza nel corso della quale i due attori ci hanno parlato del film, spaziando però anche fra altri argomenti, dalla politica americana a David Bowie.
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Un esordio all'ombra di Philip Roth
Ewan, qual è il bilancio di questa tua prima esperienza dietro la macchina da presa, fra l'altro con un progetto così impegnativo?
Ewan McGregor: È stata un'esperienza che mi ha cambiato la vita. Per anni ho accarezzato l'idea della regia, l'idea di cullare un progetto dalle prime discussioni con gli sceneggiatori fino alla post-produzione, seguendo tutte le fasi della lavorazione. È stato eccitante costruire un nuovo tipo di rapporto sia con la troupe, sia con gli attori: abbiamo lavorato a ogni scena insieme e non potrei essere più felice di questa esperienza. Ho scoperto inoltre tutti i "dietro le quinte" del set. Come attore sei protetto da tutta una serie di aspetti legati alla produzione di un film, ma come regista invece il tuo lavoro è quasi di tipo manageriale: devi gestire le persone e i loro timori, mentre alla fine della giornata rimani da solo con i tuoi stessi timori. Come essere umano, l'esperienza della regia mi ha fatto crescere e sentire più adulto.
Cosa ti ha spinto a confrontarti con un romanzo di tale prestigio come Pastorale americana?
Ewan McGregor: Ho letto il romanzo solo dopo aver letto la sceneggiatura di John Romano ed è un libro straordinario. Il copione di Romano mi ha commosso fino alle lacrime; inoltre io sono padre di quattro figlie e la vicenda di questo padre, con la paura per le scelte e il destino di sua figlia, mi ha molto coinvolto.
Quali registi ti hanno maggiormente influenzato per il tuo debutto dietro la macchina da presa?
Ewan McGregor: Ho lavorato con tanti grandi registi nell'arco di venticinque anni di carriera da attore, ma ho avuto la fortuna di lavorare anche con autori meno bravi. In fondo, da tutti si impara qualcosa. Da attore alla fine ti rendi conto che non esistono un modo giusto e un modo sbagliato di dirigere: ci sono cose che funzionano e cose che non funzionano, a seconda delle circostanze. Danny Boyle è stato il mio primo regista, in Piccoli omicidi tra amici, e lui sul set osserva sempre ciò che stai facendo. Per un attore è molto importante sentirsi osservato e compreso, capire che esiste una sintonia con il regista. Credo però anche nella collaborazione, il cinema è soprattutto collaborazione, e credo nella magia che si accende di fronte alla cinepresa: dopo il primo ciak riesci a sorprendere te stesso, e da regista devi saper preservare questa magia.
Ewan, Jennifer e l'American Dream di ieri e di oggi
In che modo l'esperienza da genitori vi ha influenzato nell'interpretazione dei vostri rispettivi personaggi?
Ewan McGregor: La tua vita è ciò a cui attingi per il lavoro di attore. La vita, ma anche l'immaginazione. Se devi interpretare un serial killer ovviamente attingi dall'immaginazione, mentre per interpretare un padre puoi fare riferimento anche alla tua esperienza personale.
Jennifer Connelly: Dawn non mi assomiglia molto, né come individuo né come madre, ma mi piace l'idea di passare del tempo nei panni di un personaggio molto diverso da me e di provare a vivere attraverso i suoi occhi. Provo profonda compassione per Dawn e mi ha molto commosso il suo rapporto con la figlia.
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Ewan, come hai scelto le due attrici che interpretano Merry da bambina e da ragazza?
Ewan McGregor: Avevamo bisogno di tre attrici per quel ruolo, ma la prima a essere stata ingaggiata era Dakota Fanning: quindi sapevo in partenza che avevo bisogno di trovare due attrici molto giovani che avessero una certa somiglianza con Dakota. Abbiamo visionato numerosi provini, con bambine di notevole talento, e poi ho fatto delle letture con le 'finaliste'. Mi interessava trovare un'attrice che non fosse troppo rigida ma capace anche di improvvisare, e la scelta è ricaduta su Ocean James. Anche Hannah Nordberg, che interpreta Merry da adolescente, è bravissima.
Jennifer, qual è il tuo ricordo di David Bowie, con cui trent'anni fa hai recitato in Labyrinth - Dove tutto è possibile?
Jennifer Connelly: Ero agitatissima, fra l'altro da bambina non avevo mai preso lezioni di danza e mi sentivo inibita in quell'abito pomposo... e per giunta con David Bowie! Mi sentivo davvero impacciata, ma lui è stato gentilissimo, meraviglioso, e mi ha messo subito a mio agio. È diventato il mio eroe!
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Ewan, American Pastoral parla del tramonto del Sogno Americano: qual è la tua visione sulla società e la politica americana di oggi?
Ewan McGregor: Il film esplora un periodo della storia americana in cui la generazione del dopoguerra e dell'American Dream è entrata in rotta di collisione con quella successiva, la generazione degli anni Sessanta, impegnata a protestare contro la guerra del Vietnam. Ci sono alcune analogie fra l'America descritta nel film e quella odierna, purtroppo, dalle tensioni a sfondo razziale al terrorismo, ma non si tratta di analogie intenzionali. Non volevamo fare un film sull'attualità.