A due anni di distanza da La terza stella, il duo comico più originale del palcoscenico italiano torna sugli schermi cinematografici con una divertente e malinconica parabola sull'amicizia, tra improbabili truffe e colpi di genio.
Signore e signori : Ale e Franz!
Sempre più spesso, assistiamo a delle commedie dove la questione sociale è posta in evidenza e dove i personaggi hanno grosse difficoltà nel riuscire a tirare avanti. Come mai questa tendenza?
Massimo Venier: Io credo che il motivo sia perché proprio in questo periodo la nostra società si trova ad affrontare un determinato problema che, in altri momenti, non si era ancora creato o che non si era presentato con questa rilevanza. Per esempio, oggi è molto più facile, rispetto al passato, che un laureato possa perder il posto di lavoro. Anni fa sarebbe stato impensabile. Purtroppo questi sono i problemi dei nostri tempi, sono i problemi della mia generazione, di una categoria sociale non preparata umanamente a questo tipo di situazioni, che non sa come orientarsi. C'è un differente approccio, un'altra estetica, quasi.
Come mai avete scelto proprio Massimo Venier come regista?
Franz: Innanzitutto ci piaceva il fatto che fosse anche l'autore, o uno degli autori, dei suoi film e poi per questa sua capacità di miscelare la comicità senza cadere mai nella macchietta. Ci siamo fidati fin dall'inizio. Quando l'abbiamo conosciuto e ci siamo messi a lavorare gli abbiamo presentato una sceneggiatura molto diversa rispetto a quello di cui avevamo parlato in precedenza ed abbiamo quasi riscritto nuovamente la pellicola. Raramente, nei miei piccoli quattordici anni di carriera, mi è capitato di fidarmi di qualcun altro così... a parte Ale, ovviamente.
Ale: Avevamo molta stima di lui ed insieme abbiamo deciso di percorrere questa strada un po' misteriosa... ed eccoci qua. Mettersi nelle mani di qualcun altro non è facile ma... cioè... non so come finire, aiutami tu (risate).
Quanto c'è di comico nella truffa?
Ale: Beh, la truffa ha un po' il meccanismo della battuta comica, ha lo stesso tempo della commedia ed il suo stesso ritmo. In fin dei conti, vieni indirizzato da una parte per poi rimanere completamente spiazzato.
Quanti fatti di cronaca avete letto per venire a capo della storia ? E ne avete anche inventato qualcuno ?
Franz: Di truffe inventate da noi ce n'è solo una ed è quella che si vede alla fine del film. Paradossalmente è anche da lì che abbiamo iniziato a scrivere la storia, perché c'è quel bel dialogo che sembra fatto apposta per aprirti la mente e spingerti a chiedere come si è potuto mai arrivare a quel punto. Abbiamo proceduto all'inverso, insomma. Come i gamberi.
Ale: Per il resto, ci siamo documentati parecchio... ed il problema è che quelle che si vedono nel film sono tutte vere!
Franz: Alcune poi sono state anche modificate, abbiamo cercato di renderle più divertent . Come quella delle "Nove Regine".
Il riferimento è al film di Bielinsky?
Massimo Venier: Assolutamente. È uno dei film che ho tenuto in maggior considerazione durante la lavorazione di Mi fido di te ed abbiamo voluto omaggiarlo con questa piccola citazione.
E la truffa del supermercato ?
Ale: Cavolo, quella si può fare!
Franz: Quella la faranno, eh... siamo nei guai (risate).
Malgrado quel sottile velo di tristezza, la pellicola è davvero molto divertente. La storia di due infelici in cerca di loro stessi, creati e realizzati soprattutto con l'obiettivo di far ridere lo spettatore. Come ci siete riusciti?
Franz: La cosa che fa più tristezza è la realtà di quella tristezza ed è stato proprio quello il punto di partenza. Fa ridere quasi un po' per disperazione, come quando eri a scuola ed il professore si metteva in testa di voler interrogare la classe e ti veniva da ridere... forse ho sbagliato paragone.
Quasi come volerla esorcizzare questa paura?
Franz: Esorcizzarla si, ma soprattutto sottolineare la fatica e la difficoltà del rimettersi in gioco.
Ale: In fondo, tutte le migliori commedie si ricollegano alla tragicità di un determinato contesto storico o di una situazione particolare...
Franz: Un po' come ne I soliti ignoti, ti vien da ridere in un contesto di base in cui c'è poco da ridere. Non voglio mica paragonare il nostro film ad I soliti ignoti, però! Magari lo potessi fare...
La fotografia assume un ruolo molto importante per il respiro della pellicola, con le sue molte immagini e gli ampi spazi. Quanto è stato importante il lavoro di Italo Petriccione ed in che maniera ha influenzato la riuscita del film?
Massimo Venier: Italo è sicuramente uno dei direttori della fotografia che, più di tutti, ammiro ed adoro, così come ho adorato e continuo ad adorare il lavoro che ha svolto sui film di Salvatores, soprattutto sui primi. Già per me questa era una sicura garanzia. Poi è una persona fantastica, di una dolcezza e di una profondità che ho apprezzato molto... sicuramente questo è servito a migliorare il risultato finale. Abbiamo cercato di ottimizzare le nostre esperienze precedenti per fare un film migliore.
Giocando con le poche parole che compongono il titolo del film, voi vi fidate l'uno dell'altro?
Franz: Glielo dico venerdì sera quando sarà uscito il film (risate). No, a parte gli scherzi, la fiducia è fondamentale nel nostro rapporto quindi si... ci fidiamo tanto.
E siete mai stati truffati?
Ale: No ... non lo so . Non credo ... non saprei . Così mi mette in difficoltà ! Ci sono molte truffe che neanche te ne accorgi!
Quanto è costato il film?
Ale: Aspetti che ho lo scontrino!