Il Ritratto Negato: lo stimolante testamento artistico di Andrzej Wajda

Il grande regista polacco deceduto pochi giorni fa ci lascia con il riuscito, solido e misurato racconto degli ultimi anni di vita del pittore Władysław Strzemiński, perseguitato duramente dal regime comunista tra il 1948 e il 1952.

Il ritratto negato: una scena di gruppo del film
Il ritratto negato: una scena di gruppo del film

Dopo essere stato presentato lo scorso mese in anteprima mondiale e con successo di critica al Festival di Toronto, è arrivato anche alla Festa del Cinema di Roma l'ultimo film del maestro del cinema polacco Andrzej Wajda, scomparso all'età di novant'anni il 9 ottobre. Pur non essendo particolarmente noto al grande pubblico (i suoi lavori spesso hanno avuto difficoltà a superare i confini distributivi della Polonia), Wajda nel corso della propria lunga carriera ha ottenuto numerosi prestigiosi riconoscimenti in ambito festivaliero, tra cui un Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes nel 1957 per I dannati di Varsavia (ex aequo con Il settimo sigillo di Bergman), una Palma d'oro nel 1981 per L'uomo di ferro e un Alfred Bauer Award, il riconoscimento annuale del Festival di Berlino alle opere che aprono nuove prospettive al linguaggio cinematografico, nel 2009 per Sweet Rush. Diversi anche i premi onorari e alla carriera ricevuti, i più prestigiosi dei quali sono stati l'Orso d'argento del 1996 e l'Oscar del 2000 per il suo contributo alla storia della settima arte.

Afterimage e la poetica di Wajda

Quarantasettesimo lungometraggio di un autore molto prolifico, Afterimage (Powidoki il titolo originale) si inserisce perfettamente nell'assai riconoscibile poetica di Wajda, che nell'arco di ben sette decadi, a partire dagli anni cinquanta, ha portato avanti con passione, perseveranza e lucidità una riflessione stimolante e stratificata sulla tragica storia recente del proprio paese, concentrandosi in particolar modo sui drammi rappresentati dai decenni del totalitarismo comunista e dall'occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale. Questo suo ultimo lavoro racconta gli ultimi anni di vita del grande pittore d'avanguardia Władysław Strzemiński (un convincente Boguslaw Linda), fondatore dell'Accademia delle Belle Arti di Lodz riconosciuto come uno dei più importanti artisti polacchi del Novecento, che subì numerose persecuzioni da parte del regime comunista a causa del proprio rifiuto di aderire agli addomesticanti canoni ideologici ed estetici del realismo socialista. Privato del lavoro di insegnante, della possibilità di proseguire la sua ricerca artistica e ridotto alla fame, Strzemiński, che aveva perso una gamba e un braccio combattendo la prima guerra mondiale, morirà di tubercolosi tra gli stenti ma continuerà ad avere nei decenni a venire un forte impatto sulla cultura polacca.

Il ritratto negato: Boguslaw Linda in un momento del film
Il ritratto negato: Boguslaw Linda in un momento del film

Un testamento artistico lucido, solido e rigoroso

Il ritratto negato: Boguslaw Linda e Zofia Wichłacz in una scena del film
Il ritratto negato: Boguslaw Linda e Zofia Wichłacz in una scena del film

Andrzej Wajda tratteggia questa figura libera e integra con uno sguardo partecipe ma anche misurato, privo di eccessi e retorica, evitando al contempo con notevole abilità il rischio di sfociare nei toni agiografici (da questo punto di vista, è fondamentale il mondo in cui sono tratteggiati i legami familiari del pittore, in particolare il rapporto con la figlia). Alla veneranda età di novant'anni, il cineasta ci ha regalato così un film solido e rigoroso che non solo conduce a riflettere su una tragica pagina della storia polacca ma, attraverso l'esposizione del pensiero di Strzemiński, porta lo spettatore a interrogarsi su questioni molto interessanti circa la natura del linguaggio artistico e il ruolo da esso ricoperto all'interno della società. Da questo punto di vista, Afterimage non può dunque che essere considerato il testamento artistico ideale di un regista di grande spessore che si è costantemente operato al fine di coniugare le istanze della riflessione storica e quelle della ricerca espressiva.

Movieplayer.it

3.5/5