Dal 1983, l'anno del suo trionfale ritorno al cinema con Voglia di tenerezza, che le procurò uno dei maggiori successi della sua carriera e il sospiratissimo premio Oscar, Shirley MacLaine si è specializzata in ruoli di donne autoritarie, testarde, eccentriche, spesso burbere ma in fondo sempre generose e benevoli: da Madame Sousatzka a Fiori d'acciaio, da Cartoline dall'inferno a La vedova americana, da Cara, insopportabile Tess a Bernie, la leggendaria attrice americana ha incarnato di volta in volta diverse varianti di questa tipologia di personaggio.
Una tipologia che ritroviamo, elevata al quadrato, anche nel nuovo film che la vede protagonista, Adorabile nemica, produzione indipendente diretta da Mark Pellington su una sceneggiatura di Stuart Ross Fink e presentata al Sundance Film Festival 2017, in cui la MacLaine è affiancata dalla giovane Amanda Seyfried in un racconto costruito come un ideale 'duetto'.
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La cara estinta (o quasi)
Lo spunto alla radice di Adorabile nemica è piuttosto curioso: il necrologio perfetto. È l'obiettivo di Harriett Lauler, ricca signora ottantenne con l'ossessiva mania di detenere un completo controllo su ogni aspetto della propria vita... e, a quanto pare, anche della propria morte. Non volendo che il suo futuro necrologio sia affidato al caso, la bisbetica Harriett decide quindi di ingaggiare a tale scopo la redattrice Anne Sherman, ragazza dal carattere caparbio che, su pressioni del suo direttore, accetta di malavoglia questo singolare compito. Il problema è che Harriett è sempre stata una donna talmente dura e intrattabile da essersi alienata ogni affetto familiare, e nessuno pare disposto a rilasciare commenti positivi sul suo conto; la signora Lauler decide così di rimediare in extremis a tale problema, adoperandosi per lasciare dietro di sé una 'eredità' positiva e per riallacciare i rapporti con la figlia Elizabeth (Anne Heche), con la quale ha perso i contatti da tantissimo tempo.
Fin dalle battute iniziali è evidente pertanto il tema al cuore del film di Pellington: la redenzione, ovvero l'inossidabile mito della "seconda possibilità", da sempre caro al cinema hollywoodiano e qui declinato in duplice chiave. Se infatti per Harriett si tratta di 'riabilitarsi' agli occhi della comunità usando tempo, denaro ed energie a fin di bene, ad Anne il rapporto con l'anziana donna servirà per aprire gli occhi sulla propria vita, trarre un bilancio di quanto conseguito fino a quel momento e soprattutto decidere come coltivare il proprio talento e dar voce ai propri desideri. Insomma, il consueto canovaccio su un'amicizia a prima vista insospettabile e bizzarra, ma funzionale a una reciproca presa di coscienza da parte di due donne di generazioni distanti, ma con tanti lati in comune. E alle due co-protagoniste il film aggiunge perfino una terza, piccola comprimaria, Brenda (AnnJewel Dee), una bambina afroamericana proveniente da un contesto sociale disagiato e destinata a diventare una sorta di 'assistente' per Harriett.
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Tra umorismo e sentimento, ma senza abbastanza coraggio
Sul principale e innegabile elemento di forza di un film come Adorabile nemica non sussistono dubbi: a ottantun anni, l'infaticabile Shirley MacLaine sfodera una presenza scenica, una grazia e un carisma che il tempo non ha intaccato minimamente, senza rischiare neppure per un attimo di scivolare nell'autocaricatura involontaria. Se il talento di attrice brillante della MacLaine riesce ad elevare anche questa volta il materiale di partenza, Amanda Seyfried si dimostra una partner all'altezza, mentre la sceneggiatura sfrutta con intelligenza le differenze di carattere fra le due protagoniste. Altra componente interessante dell'opera consiste nel ruolo svolto dalla musica, grande passione di Harriett e occasione per sfoderare una ricca e variegata colonna sonora che, nel finale, culmina con la splendida Waterloo Sunset dei Kinks.
Se però la pellicola procede per buona parte sui binari di un convenzionale ma gradevole dramedy, quando i nodi della storia iniziano a venire al pettine il film rischia più volte di deragliare: Mark Pellington accumula a iosa forzature e cliché, si incarta in subplot sbrigativi e assolutamente poco convincenti (il passato professionale di Harriett e i conti ancora aperti e da regolare, una sottotrama semi-incomprensibile) e indugia in toni zuccherosi, con svolte narrative al limite del ricattatorio. Adorabile nemica, in sostanza, contravviene proprio a quel 'messaggio' sottolineato da Harriett con didascalica insistenza a proposito del coraggio di intraprendere scelte audaci: un coraggio che invece al film, nella sua ansia di far quadrare il cerchio in ogni singolo dettaglio, finisce per venir meno.
Movieplayer.it
2.5/5