Non è poi così raro: un sequel può essere migliore dell'originale? Altroché. E il cinema, senza fare liste, ne è pieno. Spesso, accade anche che un sequel sia più maturo e più oculato, se il sequel in questione arriva da un primo capitolo più debole. Senza essere faciloni, c'è un vecchio detto che potrebbe funzionare: sbagliando, si impara. Più o meno. Ma di sicuro il ritorno alla regia di Francesco Apolloni coincide, appunto, con quello che possiamo definire nella nostra recensione "un sequel superiore al primo film". Già perché Addio al nubilato 2 - L'isola che non c'è, in streaming su Prime Video, a tre anni da Addio al nubilato, la consideriamo come una sorta di "commedia che non ti aspetti", senza definirla necessariamente la solita "commedia al femminile".
Il cinema, del resto, non è questione di generi, o almeno non dovrebbe, e se anche ci sono quattro affiatate protagoniste (davvero molto brave, nel loro equilibrio tonale), Addio al nubilato 2 è piuttosto una sorta di favola che incontra il road-movie, spinta da un grande cuore. Chiaro: non è esente da macroscopiche storture, c'è un palese abuso delle didascalie di pensiero, ed è legato da una struttura narrativa, se vogliamo, fragile. Tuttavia, è proprio l'emotività e il calore sincero che reggono il film di Apolloni,
Addio al nubilato 2: la trama
Da un matrimonio all'altro, passando però per una fuga dall'altare. Addio al nubilato 2 inizia quando Eleonora (Antonia Liskova) viene scaricata prima delle nozze da Fabrizio "El tigre" (Fabrizio Nardi, splendido caratterista). Allora, il viaggio di nozze, si trasformerà in una sorta di promessa, portata avanti da Eleonora, affiancata dalle sue damigelle, Vanessa (Chiara Francini), Linda (Laura Chiatti) e Akiko (Jun Ichikawa). Contenente una reliquia appartenente al defunto padre, da seppellire accanto a lui. Le quattro, allora, si metteranno in viaggio verso il confine con la Slovenia, ma il destino le porterà in una casa-famiglia di Gorizia, dove troveranno - letteralmente - un irresistibile gruppo di bambini sperduti, che stanno preparando uno spettacolo teatrale su Peter Pan.
Addio al nubilato, la recensione: Non chiamateci signore
Seconda stella a destra...
Curiosa, ambiziosa, nonché dolcissima, l'idea di Francesco Apolloni nello scrivere il film pensando in parallelo alla favola di J. M. Barrie, richiamandone - con le giuste distanze - alcuni temi. Uno tra tutti, la sensazione che non ci sia più tempo per certe cose, e che la necessità di crescere porta a farci affrontare le questioni aperte con la nostra paure, con le nostre indecisioni, con le nostre marcate ansie. E, perché no, anche con le nostre incrollabili certezze. È qui che il tono comedy si fa più serio, evitando la risata forzata e puntando dall'altra parte ad un maggior coinvolgimento umano.
Le quattro protagoniste, diverse tra loro e per questo concettualmente perfette per essere declinate in un cinema da commedia, ritroveranno sé stesse (e forse troveranno anche qualcosa in più) quando lasciano andare le rispettive convinzioni e le rispettive sovrastrutture, aprendosi ad un'illimitata possibilità emozionale, riflettendo dolcemente sul potere della fantasia, sulla maternità, sull'inclusione. Apolloni, poi, mischia la rom-com all'on the road, senza mollare mai le quattro attrici, e dimostrando, qua e là, diverse intuizioni visive, che smussano uno script scricchiolante, nonché a volte forzato. Come detto, Addio al nubilato 2 fa poche cose, ma le fa con sentimento e cuore. Quanto basta, alcune volte, per farci sorridere ed emozionare.
Conclusioni
Addio al nubilato 2, come scritto nella nostra recensione, è uno di quei film considerabili migliori dell'originale. Bravo il regista a strutturare il film in base all'emotività e ai sentimenti, nascondendo sapientemente uno script a volte forzato. La spinta, poi, la danno le quattro protagoniste, accompagnandoci verso un finale emozionante.
Perché ci piace
- Le quattro affiatate protagoniste.
- Un film "di cuore".
- Un bel finale.
Cosa non va
- Uno script forse fragile, riempito di didascalie.