Absolution - Storia criminale, la recensione: un Liam Neeson crepuscolare in cerca di redenzione

Il film di Hans Petter Moland a sorpresa è più un dramma introspettivo che un thriller d'azione. In streaming su Prime Video.

Liam Neeson sulla locandina di Absolution - Storia criminale

Quando a inizio anno è arrivato direttamente in streaming su Prime Video un film con Liam Neeson assoluto protagonista, l'aspettativa era quella del solito action-thriller basato su vendette in salsa di vario tipo. E invece no: Absolution - Storia criminale sembra quasi voler sposare le recenti volontà dell'attore irlandese di allontanarsi dalla pura azione, che infatti in questo caso è molto limitata e lascia ampio spazio a un dramma introspettivo.

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Ron Perlman è il boss, Lian Neeson il suo scagnozzo

L'operazione funziona? Così così. Diciamo che ci sono i lati positivi, ma il film diretto dal norvegese Hans Petter Moland (già alla regia con Neeson in Un uomo tranquillo) non riesce a sopperire alla mancanza di adrenalina con una parte drammatica di spessore. La parabola sull'uomo al tramonto in cerca di redenzione non convince fino in fondo perché è spesso delegata esclusivamente all'interpetazione del pur bravo attore, senza che dietro ci sia una struttura narrativa solida e articolata.

La trama di Absolution: la svolta in extremis di uno scagnozzo

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Tra Liam Neeson e Yolonda Ross una breve ma intensa storia d'amore

In Absolution - Storia criminale, Liam Neeson è Thug, un ex pugile ormai avanti con gli anni che ha lavorato per tutta la vita come scagnozzo della malavita dedito ai lavori sporchi. Quando scopre di avere problemi alla memoria e di accusare i primi sintomi della CTE, l'encefalopatia traumatica cronica che colpisce chi ha subito tanti colpi in testa come ad esempio giocatori di football americano e appunto pugili, tormentato dai rimorsi decide di riconciliarsi con la famiglia che ha sempre trascurato e in particolare con la figlia Daisy (Frankie Shaw) che aveva abbandonato.

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Liam Neeson in una scena di Absolution - Storia criminale

La figlia è una madre single e si arrabatta ballando in locali piuttosto equivoci, mentre l'altro suo figlio è morto di overdose. Allo stesso tempo, mentre Thug ha una storia con una ragazza appena conosciuta che vive ai margini come lui, il boss locale (Ron Perlman) che ha saputo della sua malattia e sta passando la sua attività al focoso figlio, decide di togliergli il lavoro.

Per Liam Neeson meno action e più dramma. Ma senza esagerare

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Liam Neeson con il nipote interpretato da Terrence Pulliam

Molta meno azione, poche scazzottate, niente inseguimenti, sparatorie ridotte al minimo e tanto spazio all'introspezione e al dramma familiare: in Absolution - Storia criminale si fa strada insomma un Liam Neeson molto più dolente, intimo e crepuscolare, rispetto al solito duro ruvido e spaccatutto. Ma anche se si trascina ciondolando stanco e piegato dai suoi acciacchi fisici che smorzano il suo solito carisma, qualche scena da superman la star se la ritaglia lo stesso nonostante i suoi 72 anni. Come a dire basta, ma con calma. E proprio questa incertezza pesa un po' sul ritmo del film che sembra indeciso sulla strada da prendere, come se il nuovo approccio non fosse del tutto convinto.

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Un percorso introspettivo che non convince fino in fondo

Il film vive tutto sul tentativo di redenzione di Thug, forse tardivo, ma comunque lodevole. Un tentativo che arriva in extremis prima che i ricordi nebbiosi sulla sua famiglia svaniscano per sempre causa la malattia, cercando allo stesso tempo di lasciare qualcosa di buono e consigliare suo nipote a prendere una strada diversa dalla sua. Un percorso introspettivo sicuramente interessant, ma che non convince fino in fondo proprio sul piano della resa cinematografica.

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Liam Neeson e Yolonda Ross in un momenti di intimità

In questa veste Neeson offre un'interpretazione credibile, comprensibilmente goffa nei pochi momenti di azione, ma il fatto è che si fa fatica ad appassionarsi veramente: sarà per una regia troppo piatta, per una superficialità emotiva di fondo, o forse per alcuni inserti onirici sulle deviazioni mentali del protagonista un po' pacchiani e superficiali, fatto sta che il film fatica a ingranare anche se Neeson nel suo personaggio tormentato mantiene un suo magnetismo non trascurabile.

Affetti e redenzione, ma siamo molto lontani da Gran Torino

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Liam Neeson in una scena di Absolution - Storia criminale

La sua redenzione tra l'altro mette un po' troppa carne al fuoco: non c'è solo il tentativo di riallacciare il rapporto con la figlia e assicurare un futuro al nipote, ma anche la volontà di liberare una prostituta dalla sua squallida vita. Ma quando arriva troppo tardi decide di ampliare la sua volontà a tutto un gruppo di colleghe che vive in schiavitù. E nel contempo c'è la bislacca ma sincera storia affettiva con una ragazza di colore conosciuta in questa sua nuova veste di moralizzatore: frammenti che anche per la bravura di Yolonda Ross riescono a essere più vitali e profondi di altri costruiti un po' meccanicamente, regalando le poche note davvero emozionanti del suo percorso. Tra l'altro, parlando di uomini che in vecchiaia, di fronte a una malattia che spalanca il panorama su una morte non lontana, cercano una sorta di redenzione, vengono in mente anche altri film come ad esempio Gran Torino. Peccato che qui si resta molto lontani dall'intensità emotiva della formidabile opera di Clint Eastwood.

Conclusioni

Se un po’ tutti pensavano di trovarsi di fronte al solito action-thriller con Liam Neeson, Absolution - Storia criminale si rivela una sorpresa perché si tratta piuttosto di un dolente dramma introspettivo, con un uomo che cerca una tardiva redenzione dopo una vita mal spesa. Ma la sorpresa sul piano tematico non riesce fino in fondo, mancando di spessore emotivo e non riuscendo a evitare del tutto all’attore alcune sequenza da superman, nonostante l’età avanzata.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Un Liam Neeson convincente anche nella versione dolente e crepuscolare.
  • Non vedere il solito thriller d’azione è un sollievo.
  • L’interpretazione di Yolonda Ross.

Cosa non va

  • Troppo spesso manca l’intensità emotiva per essere un dramma introspettivo.
  • Qualche scena da superman c’è ancora a dispetto dell’età dell’attore britannico.
  • Gli inserti onirici non convincono del tutto.