Dopo lo splendido Persécution di Patrice Cheréau, la Francia torna in concorso a Venezia 66 con uno dei maestri della Nouvelle Vague, Jacques Rivette, che dirige nel suo inconfondibile stile la storia dell'incontro tra una donna impegnata nella difficile elaborazione di un lutto e un uomo che s'imbatte in lei per caso, finendo con l'aiutarla a uscire fuori dal suo dolore. Dopo aver esplorato il mondo del teatro in molte delle sue opere precedenti, con Questione di punti di vista il cineasta francese si lascia affascinare dall'ambiente del circo, ultimo luogo possibile dove far svolgere le storie e dove si compiono i destini dei personaggi. Protagonisti del film Jane Birkin e Sergio Castellitto che accompagnano Rivette qui a Venezia per presentare il film alla stampa, ma sono gli unici a dimostrarsi disponibili nei confronti dei giornalisti, a fronte di una evidente ostilità del regista che si rifiuta di rispondere a qualsiasi domanda.
Sergio Castellitto, che cosa ha imparato lavorando con un maestro come Jacques Rivette?
Sergio Castellitto: Ho passato la mia vita a pensare che l'attore deve mettere la verità nella recitazione, poi ogni tanto faccio un film con Jacques Rivette che mi insegna a mettere la finzione nella vita. Lavorare con lui è come lavorare con una specie di DNA, una formula base del cinema, nella sua forma più potente e moderna, proprio perché un po' archeologica. Ora miro alla trilogia con lui, spero cioè di fare almeno un terzo film insieme.Come considera il suo personaggio?
Sergio Castellitto: E' un personaggio tipo della drammaturgia, della scrittura narrativa, un uomo che non si sa da dove viene e non si sa dove andrà, un presupposto tipico della narrazione, del mistero. Nel film lo vediamo inciampare e incontrare una possibilità, che è quella di innamorarsi o di cambiare la propria vita, la propria esistenza. La prima volta che Jacques mi raccontò di questo personaggio parlò di un manager che incontra un circo e diventa un clown e a me sembra che questa trasformazione capiti a molti manager oggi. E' un uomo che rimette a posto le cose degli altri e così la propria vita, finendo con lo scoprire una cosa fantastica: la pista di un circo è ancor più pericolosa della verità.
Jane Birkin, nel film lei interpreta una donna in difficoltà che viene salvata da un cavaliere.
Jane Birkin: Il personaggio di Sergio è una sorta di angelo, uno psicanalista con una curiosità verso gli altri che forse lo aiuterà a salvare il mondo. E' un uomo molto affettuoso verso questo circo che va alla deriva, verso questi personaggi persi, che siano i clown o Kate, la donna che interpreto. Quello che mi piace di questo film è che ci dà la possibilità di immaginare qualsiasi finale. Io per esempio speravo di partire, andarmene via con Sergio, ma che bussasse alla mia roulotte era solo una possibilità, così come quella che ballassimo insieme. La magia dei film di Rivette è che non si sa cos'accadrà l'indomani. E' una caratteristica particolare che funziona molto bene, è eccitante lavorare senza sapere bene cosa succederà al tuo personaggio nei prossimi cinque minuti. Non mi sono mai sentita così leggera come interpretando questo personaggio, nonostante il suo dolore.