A House of Dynamite, la paura secondo Kathryn Bigelow: "Il mondo è in pericolo. La diplomazia? Oggi è nulla"

La smania bellicista di un'umanità fallibile. La regista racconta la tensione e la paura dietro al suo film. E dice: "La tensione si è normalizzata, e questo è spaventoso". Su Netflix.

Una scena di A House of Dynamite

Kathryn Bigelow, entrando nella leggendaria room nel mezzanino dell'Hotel Excelsior di Venezia, viene accolta da un caloroso applauso. Non poteva essere altrimenti, vista la portata e il tono del suo film, A House of Dynamite, arrivato su Netflix dopo essere stato presentato alla Mostra del Cinema. La regista, altissima, svetta tra i pochi giornalisti selezionati per un incontro stampa ristretto.

A House Of Dynamite Rebecca Ferguson
A House of Dynamite: Rebecca Ferguson in una scena

Al centro della conferenza, un lessico terrificante divenuta routine quotidiana. Attacchi nucleari, missili, codici segreti, piani militari. Guerra. "L'argomento è attuale, ed è molto importante restare informati e, al meglio delle nostre capacità, affrontiamo questo problema. La proliferazione nucleare, conoscendone le conseguenze", spiega la regista. Il punto più inquietante, infatti, è la normalizzazione di certe dinamiche. "Negli ultimi decenni si è normalizzato. Le persone sono molto silenziose, nessuno ne parla, e questo, per me, è agghiacciante. Invece, bisognerebbe avere un'opinione sulle armi nucleari, che hanno conseguenze incommensurabili".

A House of Dynamite: al centro del terrore con Kathryn Bigelow

Scritto da Noah Oppenheim e interpretato da Idris Elba, Rebecca Ferguson, Jared Harris, Tracy Letts e Gabriel Basso, A House of Dynamite in due ore scarse alterna diversi punti di vista che seguono un inspiegabile attacco missilistico contro gli Stati Uniti d'America. Non si sa chi sia stato a lanciare il missile, né se sia stato un gesto intenzionale o un errore. "Purtroppo non c'è un attacco senza tremende conseguenze globali", prosegue Bigelow, "Per questo l'opportunità per la diplomazia, la conversazione, l'informazione è l'aspetto più critico della nostra difesa".

A House Of Dynamite Foto
A House of Dynamite: Gabriel Basso, Joe Klaunberg in una scena

Vedendo il film - e leggendo i giornali - è chiaro quanto possa tornare calzante il paragone tra il presente e il passato. Spiega la regista: "da bambina mi veniva chiesto di andare sotto al banco, per esercitarmi. Era l'apice della Guerra Fredda. Era una roba ridicola. Guardando indietro penso a quanto fosse folle e a quanto siamo folli oggi a continuare ad essere circondati dalla dinamite".

La tensione

House Of Dynamite Scena
Anthony Ramos in scena

Dietro alla pellicola c'è una tensione costante, resa ancora più sconvolgente dalla forte credibilità della storia. "Abbiamo contattato generali a quattro e tre stelle che ci hanno fornito dettagli preziosi", continua Kathryn Bigelow. "Noah [Oppenheim] aveva un'incredibile conoscenza di questo argomento. Da qui, siamo partiti dalla realtà, come il Black Book, il manuale nucleare che vedete nel film. È classificato, e quindi abbiamo realizzato una copia, rispettosi delle autorizzazioni di sicurezza. È roba affascinante, che mi incuriosisce. Ho adorato lavorare in questo film, ma è anche terrificante sapere cosa ci sia là fuori, sapere quali sono le possibilità, e sapere come potrebbero essere prese questo tipo di decisioni".

Il mondo ha scordato la diplomazia

A House of Dynamite, secondo Kathryn Bigelow riesce ad essere inquietante perché "umanizza un'esperienza". "Per me è assurdo pensare che l'annientamento certo sia una possibilità. Al primo posto deve esserci la diplomazia. Un aspetto importante del film: umanizzare l'intero processo che non sia solo un protocollo. Ci sono esseri umani messi in quella situazione che, per me, sembra quasi impossibile da comprendere. Questo è l'elemento umano: siamo fallibili, circondati da armi potenzialmente infallibili".

Il problema, secondo l'autrice americana, è lo stato d'isolamento in cui sembra essersi incastrato l'intero pianeta. "Stiamo fallendo perché non affrontiamo nemmeno una situazione diplomatica. Non parliamo più. Il mondo è isolato, biforcato. Democratici contro Repubblicani. Ma la situazione è globale Come possiamo vivere in un mondo più sicuro? Se restiamo nelle nostre piccole bolle nei nostri ambienti isolati, non ne usciremo mai".