Kathryn Bigelow, entrando nella leggendaria room nel mezzanino dell'Hotel Excelsior di Venezia, viene accolta da un caloroso applauso. Non poteva essere altrimenti, vista la portata e il tono del suo film, A House of Dynamite, arrivato su Netflix dopo essere stato presentato alla Mostra del Cinema. La regista, altissima, svetta tra i pochi giornalisti selezionati per un incontro stampa ristretto.
Al centro della conferenza, un lessico terrificante divenuta routine quotidiana. Attacchi nucleari, missili, codici segreti, piani militari. Guerra. "L'argomento è attuale, ed è molto importante restare informati e, al meglio delle nostre capacità, affrontiamo questo problema. La proliferazione nucleare, conoscendone le conseguenze", spiega la regista. Il punto più inquietante, infatti, è la normalizzazione di certe dinamiche. "Negli ultimi decenni si è normalizzato. Le persone sono molto silenziose, nessuno ne parla, e questo, per me, è agghiacciante. Invece, bisognerebbe avere un'opinione sulle armi nucleari, che hanno conseguenze incommensurabili".
A House of Dynamite: al centro del terrore con Kathryn Bigelow
Scritto da Noah Oppenheim e interpretato da Idris Elba, Rebecca Ferguson, Jared Harris, Tracy Letts e Gabriel Basso, A House of Dynamite in due ore scarse alterna diversi punti di vista che seguono un inspiegabile attacco missilistico contro gli Stati Uniti d'America. Non si sa chi sia stato a lanciare il missile, né se sia stato un gesto intenzionale o un errore. "Purtroppo non c'è un attacco senza tremende conseguenze globali", prosegue Bigelow, "Per questo l'opportunità per la diplomazia, la conversazione, l'informazione è l'aspetto più critico della nostra difesa".
Vedendo il film - e leggendo i giornali - è chiaro quanto possa tornare calzante il paragone tra il presente e il passato. Spiega la regista: "da bambina mi veniva chiesto di andare sotto al banco, per esercitarmi. Era l'apice della Guerra Fredda. Era una roba ridicola. Guardando indietro penso a quanto fosse folle e a quanto siamo folli oggi a continuare ad essere circondati dalla dinamite".
La tensione
Dietro alla pellicola c'è una tensione costante, resa ancora più sconvolgente dalla forte credibilità della storia. "Abbiamo contattato generali a quattro e tre stelle che ci hanno fornito dettagli preziosi", continua Kathryn Bigelow. "Noah [Oppenheim] aveva un'incredibile conoscenza di questo argomento. Da qui, siamo partiti dalla realtà, come il Black Book, il manuale nucleare che vedete nel film. È classificato, e quindi abbiamo realizzato una copia, rispettosi delle autorizzazioni di sicurezza. È roba affascinante, che mi incuriosisce. Ho adorato lavorare in questo film, ma è anche terrificante sapere cosa ci sia là fuori, sapere quali sono le possibilità, e sapere come potrebbero essere prese questo tipo di decisioni".
Il mondo ha scordato la diplomazia
A House of Dynamite, secondo Kathryn Bigelow riesce ad essere inquietante perché "umanizza un'esperienza". "Per me è assurdo pensare che l'annientamento certo sia una possibilità. Al primo posto deve esserci la diplomazia. Un aspetto importante del film: umanizzare l'intero processo che non sia solo un protocollo. Ci sono esseri umani messi in quella situazione che, per me, sembra quasi impossibile da comprendere. Questo è l'elemento umano: siamo fallibili, circondati da armi potenzialmente infallibili".
Il problema, secondo l'autrice americana, è lo stato d'isolamento in cui sembra essersi incastrato l'intero pianeta. "Stiamo fallendo perché non affrontiamo nemmeno una situazione diplomatica. Non parliamo più. Il mondo è isolato, biforcato. Democratici contro Repubblicani. Ma la situazione è globale Come possiamo vivere in un mondo più sicuro? Se restiamo nelle nostre piccole bolle nei nostri ambienti isolati, non ne usciremo mai".