Il passato è impossibile da raccontare così com'era, e allora il viaggio nelle radici della cultura folk americana (poi evolutasi nell'essenza dello storytelling) deve passare attraverso un tono che si avvicini alla realtà, senza imitarla. È questo il pensiero di James Mangold, regista, sceneggiatore e produttore di A Complete Unknown, biopic con Timothée Chalamet in versione Bob Dylan. L'autore, insieme al protagonista, affiancati dai co-protagonisti, Edward Norton e Monica Barbaro (che interpretano rispettivamente Pete Seeger e Joan Baez) sono arrivati a Roma in occasione del tour promozionale del film (in Italia dal 23 gennaio), incontrando prima i giornalisti e poi il pubblico.
Durante la conferenza stampa, in una sala mai tanto gremita, Mangold ha spiegato che "Le persone ricordano solo quello che vogliono. È una frase del film, che ho scritto io. Si pensa a Dylan come un cantastorie, eppure volevamo andare oltre l'ovvio: andare oltre la tesi, enfatizzare la figura del personaggio. E come narratore dico: non c'è una verità assoluta su Dylan, nonostante il nostro preciso approfondimento sull'autore. Abbiamo cercato il tono della verità, e solo il cinema può arrivare a tanto".
A Complete Unknown: l'incontro con Timothée Chalamet
In A Complete Unknown Timothée Chalamet è un convincente Robert Allen Zimmerman, partendo dalla biografia Dylan Goes Electric! di Elijah Wald. "Ci sono voluti cinque anni e mezzo di preparazione, e questo ha portato fiducia, e fiducia in noi stessi rispetto al materiale", confida l'attore. "Non posso immaginare un'altra versione. Al centro del film c'è l'individualità e lo spirito creativo, Bob ha trovato il suo spirito più volte, da Zimmerman allo stesso Dylan. L'auto-creazione è fondamentale, senza pensare a chi noi siamo".
Sul corpo e sulla voce, poi, Timothée Chalamet ha raccontato che: "C'è un lavoro esterno e poi quello interiore. Ho impresso nell'anima tutte le immagini che trovavo. Quotidianamente questo ti aiuta. A me piace promuovere i film, ma il modo in cui vedi te stesso non è correlato all'espressione del lavoro".
Monica Barbaro ed Edward Norton: oltre il peso dei personaggi
Sul palco, come detto, anche Edward Norton e Monica Barbaro che, in qualche modo, rappresentano il legame di Dylan rispetto alla sua evoluzione musicale (in A Complete Unknown si racconta la svolta elettronica dell'autore). Norton, per studiare Pete Seeger, ha rivelato di essersi affidato a YouTube. "I video in rete sono stati il mio vettore dell'indagine. È sorprendente ciò che trovi on-line. Se avessimo fatto questo film vent'anni fa ci sarebbe voluto un anno di lavoro. Ora, trovi video di Pete Seeger che suona in un bar di Berlino. È sorprendente avere oggi con così tanta facilità una documentazione tale. Sono riuscito a ingerirlo ed elaborarlo. Abbiamo però abbandonato la storia e il modo della nostra cultura, affrontando la storia di una persona che incontra un'altra persona che ammira. Ci sono le relazioni umane al centro. E ci siamo liberati dal peso dei personaggi".
Monica Barbaro, invece, traccia un parallelo con gli Anni Sessanta. "La sensazione è che la storia si ripete. Molto di quello che dicevano le storie di Dylan avevano a che fare con la guerra e la pace. Tante canzoni però avevano una sfumatura vaga, e magari fanno riferimento all'ipocrisia umana. L'idea che perdoniamo il nostro comportamento. Joan si è innamorata dei versi di Bob e del suo puntare il dito. Sono argomenti senza tempo, e per questo la sua musica ancora trova eco".
Un confronto tra epoche
In questo senso, anche Timothée Chalamet, mentre gioca con il filo delle cuffie con la traduzione simultanea, scuotendo il collega Norton alle prese con il suo smartphone ("ti stai annoiando", gli chiede sorridendo?), dice che: "L'ambiente socio politico era pieno di grandi pensatori, c'era un certo ottimismo ed etica. Il problema della mia generazione? Il cinismo. Le sfide sono più ampie. Se qualcuno cerca di fare una canzone politica le persone si annoiano".
Sull'indecifrabilità di Dylan, e del suo essere scostato dallo show-biz, Mangold chiude l'incontro con un pensiero, poi applicato in A Complete Unknown: "L'essere guardingo di Dylan non vuol dire respingere le persone, bensì mantenere una certa protezione verso la stella polare artistica, e proteggendo ogni sentimento che abbiamo, senza banalizzare cose che, invece, sono magiche. Viviamo in un'epoca anestetizzata. La maggior parte delle cose non ci disturba troppo. Oggi è diverso rispetto all'epoca. Prima si cercava la sorpresa, ora l'anestetico".