A Berlino il cast di Hotel Rwanda

Il regista e i due protagonisti del film erano a Berlino per raccontare Hotel Rwanda; con loro l'uomo che ha vissuto la drammatica vicenda durante i mesi del genocidio ruandese.

Alla conferenza stampa berlinese per Hotel Rwanda, presentato al Festival del cinema fuori concorso, ha partecipato una nutrita compagine di rappresentanti: il regista Terry George, il protagonista candidato all'Oscar Don Cheadle, la bella Sophie Okonedo (anche lei fresca di nomination) e il produttore Alex Kitman Ho. Con loro l'uomo la cui avventura ha ispirato il film: Paul Rusesabagina, che nell'aprile '94 trasformò l'hotel 5 stelle di cui era direttore in un rifugio per più di mille persone, che così scamparono alle atrocità della guerra civile ruandese.

Come è nata l'idea alla base di Holtl Rwanda? Terry George: Stavo lavorando a un progetto per un film sulla guerra civile in Liberia, che raccontasse il coraggiod ei popoli africani che affrontani conflitti sanguinosi che il resto del mondo ignora. Mentre lavoravo allo script il mio agente mi mandò una sceneggiatura di Kei Pearson, che raccontava la storia di questo albergo. Parlai con Keir e poi volai in Belgio per parlare con Paul (Rusesabagina). Gli dissi che sarebbe stato difficile realizzare questo film, ma che speravo che si fidassi da me. Lui a sua volta venne a trovarmi a New York e discutemmo di tutti i dettagli.

Mr. Rusesabagina, com'è stato vedere la propria vita diventare il soggetto di un film? Paul Rusesabagina: E' stato senz'altro strano, ma anche entusiasmante e commovente.

Come prese la decisione di offrire asilo a quella gente? Paul Rusesabagina: Io non decisi di offrire asilo a quella gente. Era il mio dovere aiutarli, ero responsabile nei loro confronti.

Il film è fedele alla relatà dei fatti? Paul Rusesabagina: Per il 90% il film racconta le cose esattamente come sono andate: poi il cineasta, come un bravo chef, aggiunge i suoi ingredienti per personalizzare il tutto e renderlo più "saporito". Ma questo ne fa un buon film!

Mr. Cheadle, cosa ha significato per le interpretare il ruolo di una persona che non solo era realmente esistente, ma che partecipava anche concretamente al progetto? Don Cheadle: Per me avere Paul sul set è stata una cosa positiva. Dal momento in cui seppi di avere la parte, iniziai a corrispondere via e-mail con Paul e a chiamarlo al telefono; poi incomminciammo a girare e certo era buffo averlo sul sette a guardarmi interpretare lui! Alla fine è stato importante che lui fosse lì a raccontare la sua vita per il film.

Oltre a intergagire direttamente con Pual, che cosa hanno fattto i due attori per prepararsi ai loro ruoli? Don Cheadle: Per la mia interpretazione mi dava sufficiente sicurezza sapere che Paul aveva contribuito di persona alla sceneggiatura. Poi chiaremente avevo mille domande per lui, cercavo di capirlo a fondo e lo osservavo così come lui osservava me, cercando di cogliere piccoli elementi che possono sembrare secondari ma per me erano fondamentali. Per il resto, si è trattato di seguire le direttive di terry e lo script.

Sophie Okonedo: Io ho fatto un po' di ricerca. Dovevo trasformarmi in una casalinga ruandese nel 1994, una bella sfida, e avevo bisogno di conscere il contesto sociale ma anche politico. A volte io e Don discutevamo sui dettagli extra script, ma dopotutto neella sceneggiatura avevamo tutto quello che ci serviva.

Don Cheadle, la nomination, il festival di Berlino... come affronta tutto questo? Don Cheadle: Sono stato lieto per la nomination, era importante per un film come questo, perché se ne parlasse, e gudagnasse l'attenzione della stampa. Non penso alla vittoria. La gente dice sempre che è la candidatura che conta, beh, nel mio caso questa è la verità. Non posso fare altro che provare a corrompere qualche membro dell'Academy perché voti per me, il resto non dipende da me!

A questo proposito, ci sono state le nomination per voi tre (George è candidato all'Oscar per la sceneggiatura), ma non credete che ci vorrebbe un riconoscimento anche per Paul? Terry George: Io credo che meriterebbe il Premio Nobel per la pace. Il cuore del film è il suo coraggio, la forza di un uomo come gli altri che è riuscito in un impresa generosa e straordinaria. Forse è questa l'occasione per proporlo per il Nobel...

Don Cheadle: Appoggio anche io. E' importante che questo film serva anche a portare l'attenzione dei media e del pubblico verso quello he sta succedendo in Africa ancora adesso, mentre parliano, ad esempio in Congo e in Sudan.