Asif Kapadia: "Con 2073 voglio turbarvi. Il futuro è terrificante". L'intervista

Il regista è un fiume in piena nel raccontare a Movieplayer.it la genesi del suo documentario 'fantascientifico' che immagina gli orrori di un futuro ben radicato nel nostro presente.

Un primo piano di Asif Kapadia a Venezia 81

Asif Kapadia trasforma la visione del presente in un film fantascientifico dove, al posto di invasori alieni o robotici, troviamo Donald Trump, Viktor Orban o Bolsonaro. I problemi del presente diventano materia futuristica nel grido d'allarme che è la sua nuova fatica, 2073, realizzata per sensibilizzare l'opinione pubblica con una 'chiamata all'azione' lanciata proprio dal grande schermo della Mostra del Cinema Venezia, dove il film è stato presentato Fuori Concorso. Completo elegante, vivacità intatta nonostante la grande quantità di interviste rilasciate, Kapadia ci accoglie in una stanza dell'Hotel Excelsior desideroso di parlare del suo lavoro, dei motivi che lo hanno spinto a realizzarlo e della peculiare forma adottata.

Asif Kapadia
Asif Kapadia presenta 2073 a Venezia 2023

"Provengo dal cinema di finzione, progetti come Senna, Amy e Diego Maradona sono stati un caso" esordisce. "Volevo cimentarmi nei ritratti e forse lo farò ancora. Poi è arrivato il lockdown, mentre ero chiuso nella mia casa di Londra ho contattato dei giornalisti per capire come stessero vivendo e cosa stesse accadendo. Dai loro racconti è emersa una realtà distopica che ho deciso di raccontare in un film. Fin dal principio sapevo che sarebbe stato un film a tesi, volevo che risultasse disturbante per far riflettere il pubblico".

La commistione tra realtà e finzione

Come rivela la nostra recensione di 2073, nel documentario vero e proprio si innesta una parte fictional che vede Samantha Morton nei panni di una sopravvissuta alla catastrofe calata in un futuro da incubo e ossessionata dalle immagini del passato. "Con Senna ho fatto un film d'azione, Amy è un musical e Diego Maradona è un gangster movie. Stavolta ho scelto di fare un film di fantascienza a zero budget" prosegue Asif Kapadia. "Ho scelto una star di Hollywood, ho scritto la voice over e abbiamo girato in soli tre giorni. La fonte d'ispirazione è La jetée di Chris Marker. Nessuno ha problemi con i sci-fi che spendono milioni per ricostruire catastrofi, ma ciò che turba nel mio film è che quello che si vede è tutto vero".

2073 Foto
Samantha Morton in una scena di 2073

Non senza un certo humor, Kapadia sposta la capitale americana a New San Francisco e tutti i paesi diventano 'Americhe'. "I film devono creare emozioni e lo fanno mentendo, creando realtà alternative" spiega. "2073 è basato sulla realtà, ma ho scelto di giocare con la forma manipolando il montaggio. Le persone che compaiono nel film, però, sono esperti e ciò che dicono è tutto vero". Per raccogliere tutti i materiali che vediamo in 2073, il regista si è affidato in gran parte ai media ufficiali e ai social media, attingendo a TikTok per molti video: "Siamo arrivati a un punto in cui è difficile distinguere le parti girate appositamente dai materiali d'archivio. Ho citato autori che stimo, al tempo stesso ho avuto accesso a materiali provenienti da ogni parte del mondo con estrema facilità".

2073, la recensione: Asif Kapadia ha visto il futuro ed è da incubo

La chiamata all'azione

2073
Il cielo plumbeo di 2073

Film militante, 2073 mette in guardia gli spettatori sui pericoli che stanno per abbattersi sulla nostra società, dalla cresciuta degli autoritarismi al cambiamento climatico, ma oltre a denunciare apertamente la situazione è un invito ad agire. Tuttavia Asif Kapadia è ben consapevole dei limiti del mezzo e infatti afferma: "Spero che il film scuota le persone, anche se non posso pretendere che dia delle risposte. L'unica cosa che fa è sollevare domande, ma l'importante è che stimoli la conversazione e metta in guardia i giovani". Nonostante l'inquietudine trasmessa da 2073, il regista nega di sentirsi impotente di fronte ai mali della società e lancia un messaggio di speranza: "Ciò che posso fare è controllare me stesso e parlare ai miei cari, ma ho fiducia nelle nuove generazioni. La nostra è rovinata, ma ho fiducia in quelle future".