20.000 Specie di api, la recensione: crescere è capire se stessi

La recensione di 20.000 Specie di api, il film spagnolo che racconta con delicatezza un momento di passaggio nella vita di una bambina alla ricerca di se stessa.

20.000 Specie di api, la recensione: crescere è capire se stessi

I tempi cambiano, il mondo va avanti, e altre riflessioni si affacciano alla ribalta della narrativa, che sia su carta o su schermo. Se infatti è stato normale fin qui raccontare esperienze come primi baci, primi amori e riti di passaggio nei cosiddetti Coming of Age, diventa più comune affrontare anche sfumature diverse della crescita e della scoperta della propria identità, concentrandosi su quella di genere come accade in 20.000 Specie di api, il film presentato in concorso a Berlino 2023 di cui vi parliamo in questa nostra recensione.

Ricordi di un'estate

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20.000 specie di api: una sequenza del film

Aitor ha otto anni, ma non sa più chi sia. Soprattutto non riesce a rispecchiarsi in quel nome che le è stato dato, ma nemmeno nel soprannome Coco che viene usato in famiglia. Non ha certezze, ma dubbi, che esprime anche nel rivolgersi alla madre, chiedendosi come sia possibile che "tu sappia chi sono e io no". Un'incertezza che si riflette nelle figure che circondano Aitor e trova concretezza e punti di riferimento nella prozia Lourdes, un'apicultrice che non si limita a istruire Aitor con nozioni sulle api e il loro mondo, ma incoraggia la ricerca di un nome in cui riconoscersi.

Il problema delle etichette

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20.000 specie di api: un'immagine del film

È in fondo il problema delle etichette: ti identificano, ti marchiano in qualche modo, e il nome non è che la prima delle etichette che ci vengono assegnate. Per questo è da lì che parte la crisi d'identità di cui si racconta in 20.000 Specie di api, perché il nome che ci viene dato può essere il primo dei tradimenti della nostra vita. Estibaliz Urresola Solaguren tratta il tema con delicatezza e onestà, con una schiettezza che ci permette di voler bene alla pellicola anche se sul tema ci sono stati altri film più significativi, come il Tomboy di Céline Sciamma o più di recente L'immensità di Emanuele Crialese.

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La difficoltà di crescere

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20.000 specie di api: una scena del film

20.000 Specie di api è però diverso da quei casi, non sembra volersi concentrare sul tema in senso assoluto, ma sulla gradualità con cui la consapevolezza di sé emerge e si concretizza, mostrandoci quindi lo spaccato di un'estate in questo processo di crescita di un individuo che cerca il proprio posto nel mondo. Un posto non sempre semplice da trovare. Una delicatezza che avvolge le prove del cast e soprattutto la splendida Ane Gabarain che dà vita alla prozia Lourdes, ma che accompagna la visione e il racconto di un tema sensibile che non può che trovare sempre più spazio nelle storie di crescita di questo tipo.

Conclusioni

C’è molta delicatezza nel film di Estibaliz Urresola Solaguren di cui vi abbiamo parlato nella recensione di 20.000 Species of Bees. Allo stesso modo c’è molta onestà e schiettezza nel trattare un tema sensibile con il giusto tatto e la giusta misura e questo rende il film in concorso a Berlino 2023 apprezzabile nella sua sincerità, facendocelo apprezzare anche se non raggiunge le vette di altri film simili come Tomboy di Celine Sciamma.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • L’importanza del tema e la necessità di affrontare sempre di più la ricerca dell’identità.
  • La delicatezza e onestà con cui Estibaliz Urresola Solaguren affronta l’argomento.
  • Il cast, con Ana Gabarain in testa.

Cosa non va

  • Altri film sono stati più significativi nel trattare l’argomento, ma 20.000 Species of Bees riesce a lasciare comunque il segno.