C'era anche la neve ad accogliere oggi Richard Loncraine a Torino; la coltre bianca che in mattinata ha avvolto il capoluogo piemontese ha contribuito non poco a creare un'atmosfera da favola, quasi sognante, anche se il film che il bravo regista britannico ha presentato fuori concorso al TFF, tutto è tranne che una fiaba. I due presidenti, terza parte della trilogia dedicata a Tony Blair (assieme a The Deal del 2003 e The Queen del 2006, entrambi diretti da Stephen Frears), racconta con dovizia di particolari la "speciale relazione", diplomatica, ma soprattutto umana, che ha legato il presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton al premier inglese; figure chiave della storia recente, che vivono sul grande schermo attraverso le vibranti e mimetiche interpretazioni di Dennis Quaid (Bill Clinton) e di Michael Sheen, ormai alter ego artistico "ufficiale" dell'ex inquilino di Downing Street. "I veri amici ti pugnalano davanti" recita l'aforisma di Oscar Wilde che compare nei titoli di testa dell'opera, una frase che sintetizza bene quale sia stato il rapporto tra questi due personaggi politici influenti della nostra contemporaneità; anzittutto perché fra di loro amicizia vera c'è stata (almeno fino ad un certo punto), nonostante i mille comprensibili risvolti legati alla ragion di Stato, poi perché quel vincolo è stato messo alla prova dai problemi più svariati, dallo scandalo Lewinsky, alla guerra nel Kosovo, passando per la recrudescenza degli attacchi dell'IRA nell'Ulster. Un lasso di tempo, dal 1992 al 2001, in cui il mondo è davvero cambiato.
Signor Loncraine, lei crede che nelle alte sfere della politica è possibile stabilire degli autentici rapporti umani, oppure come dice Hillary Clinton nel film, tutto è strategico?
Quando ci si trova a lavorare su un materiale così particolare, prevale la necessità di essere attendibili dal punto di vista storico, oppure no? Richard Loncraine: Il problema che abbiamo avuto noi con i produttori è stato proprio questo, realizzare un film che fosse accurato sul piano politico, ma che potesse anche intrattenimere il pubblico. HBO ci ha vincolati ad una fedeltà assoluta dei fatti realmente accaduti. Abbiamo lavorato con una squadra di storici e di avvocati che verificava ogni singola cosa che noi decidevamo di inserire nel film. E' stato difficile e spero di essere riuscito a rendere il film piacevole proprio aprendo una finestra sulla vita privata di questi due personaggi.
Possiamo dire allora, che sull'aspetto privato delle vite di Clinton e Blair ha avuto una maggiore libertà d'azione... Richard Loncraine: Sì, è esatto; quando si è trattato di riprodurre i discorsi pubblici, le parole dovevano essere assolutamente attinenti alla realtà, ma la cosa cambiava quando chiudevamo la porta delle loro stanze. Trovo essenziale che ci siano sempre dei contrappunti nei film. In un horror la paura sarà tanto più grande, quanto più sei riuscito a ridere. In questo caso è stato importante dosare tutta una serie di emozioni e di elementi contrastanti, mostrare il calore, come la tristezza e la desolazione. Ci tenevo che Bill Clinton venisse raffigurato mentre giocava a golf, avrei tanto voluto farlo vedere mentre nuota in piscina, ma non abbiamo avuto modo di inserire le sequenze che comunque abbiamo girato.
Ha voluto lei che Dennis Quaid ripetesse la frase di Clinton sulla Lewinski con la stessa intonazione e le stesse pause fatte dal vero Clinton, o è stata un'esigenza dello stesso attore? Richard Loncraine: E' stata una decisione di Dennis e devo dire che è stato straordinario ed equilibrato nel suo tentativo di non essere caricaturale. Credo che abbia agito in questa maniera per rendere lo stesso tipo di emozione che provò Clinton. Ne abbiamo discusso e quando lui mi ha proposto questa idea ho dato subito il mio assenso. Dennis è riuscito ad estrarre tutte le qualità del presidente ed è stato molto coraggioso. Spesso non ci rendiamo conto di quanto gli americani tendano a difendere i propri politici, a proteggere in particolare i loro presidenti. All'inizio avevamo addirittura fatto fare un naso finto, poi abbiamo fatto una prova con la macchina da presa e abbiamo deciso che se Dennis lo avesse indossato il pubblico avrebbe visto l'attore dietro al personaggio e quindi non avrebbe avuto senso.
A proposito dei due attori, come è arrivato a sceglierli? Richard Loncraine: Michael Sheen era una scelta obbligata, è un grandissimo attore e lo ha dimostrato ampiamente anche negli altri due film di Frears. Quanto a Dennis Quaid lo abbiamo scelto per le analogie con Clinton; ad esempio il sorriso e il modo di parlare, anche se quello di Dennis è un po' più lento. Nessuno dei due è stato caricaturale, ma ci tengo a dire che il compito più difficile è stato quello che è toccato a Quaid, considerata la grande aspettativa del pubblico americano. Se fossi francese non amerei il modo in cui Chirac è stato rappresentato nel film, ma è anche vero che rispetto ai protagonisti principali, Chirac lo ricordo appena .
Ha saputo se Bill Clinton e Tony Blair hanno visto il film e se magari si sono lasciati sfuggire qualche commento?
Nel caso specifico che idea si è fatto di questi due personaggi politici? Sono dei perdenti? Richard Loncraine: Io ho grande stima di Bill Clinton e dico con certezza che se fosse stato più discreto sulla sua vita sessuale nessuno di noi avrebbe fatto la guerra in Iraq. Detto questo, Tony Blair è ancora convinto di aver agito nella migliore delle maniere. Per questo non può essere definito una persona cinica o perdente. Ma sono passati solo dieci anni dalle vicende raccontate ed è pochissimo tempo per valutare i fatti con obiettività. Ci vuole sempre una giusta distanza temporale. E' la stessa che accade con le recensioni dei film. Se rileggo ora le recensioni che quindici anni fa mi avevano ferito così nel profondo, riesco a comprendere i motivi per cui un critico aveva scritto certe cose, certe opinioni.
Lei è un regista eclettico, ha timore che questo possa essere considerato un difetto nel mondo del cinema? Richard Loncraine: E' vero sono un eclettico e non solo al cinema. Nella vita di tutti i giorni coltivo un sacco di passioni, sono un inventore di giocattoli e ho iniziato facendo lo scultore. Per questo mi piace fare il regista, perché posso mettermi alla prova con film completamente diversi l'uno dall'altro. Certo, non è il miglior approccio sul piano commerciale. La logica dello showbiz prevede che quando si trova un filone in cui si riesce a realizzare un successo, bisognerebbe sfruttarlo fino in fondo. Esattamente come succede con le rockstar che trovano il sound giusto e lo ripropongono di album in album. Io, però, non sarei mai capace di fare una cosa del genere, sarebbe estremamente noioso. Spero di continuare su questa scia, di continuare ad avere una carriera eclettica. Non importa se qualcuno la definisce "strana".