Un incontro breve e piuttosto informale, quello svoltosi nell'insolita cornice degli uffici di Palazzo Farnese, sede dell'Ambasciata di Francia: qui il regista Martin Provost ha parlato di Séraphine, il suo intenso film dedicato alla pittrice francese, già vincitore di sette premi César e arrivato in Italia con due anni di ritardo.
Perché ha deciso di fare un film dedicato a Séraphine Louis? Era attratto da questa vicenda?
Martin Provost: Sentii parlare di questa pittrice per la prima volta nel 2005, da un'amica giornalista. La vicenda mi incuriosì, così andai a cercare sue notizie in Internet ma trovai poco; inizialmente quindi ero scettico sulla possibilità di trarne un film. Solo in seguito, con la lettura del libro Da Bismarck a Picasso di Wilhelm Uhde, il collezionista che scoprì Séraphine, ho capito che il soggetto era davvero interessante; la vera ispirazione mi è venuta da lì. A quel punto ho iniziato a pensare a chi avrebbe potuto dar vita a questa storia, che ancora sentivo distante da me, e mi è venuta subito in mente Yolande Moreau: lei l'avevo già incontrata in passato, abitavamo vicini, e dopo averle parlato del soggetto sono riuscito a convincerla a interpretare Séraphine. Se non avessi incontrato lei, probabilmente il film non si sarebbe mai fatto.
I luoghi visti nel film sono originali o ricostruiti in studio?
Abbiamo girato molte città francesi durante le riprese, i luoghi che si vedono nel film sono tutti originali, ma ovviamente c'è stato un gran lavoro di scenografia.
Le era capitato di vedere i quadri di Séraphine prima di sentir parlare di lei?
No, prima non conoscevo la sua opera, e sinceramente la prima volta che ho visto un suo quadro non mi è piaciuto, mi è sembrato brutto. Inizialmente è stato innanzitutto il suo personaggio a conquistarmi, una pittrice davvero rivoluzionaria che riuscì a rompere diversi tabù dell'epoca; inoltre mi colpì molto anche la sua grande fede.Nel personaggio di Séraphine c'è un'evidente componente mistica, si potrebbe quasi fare un paragone tra lei e Teresa D'Avila. Inoltre colpisce il fatto che il valore delle sue opere sia stato scoperto grazie a un mecenate, lei prima dell'incontro con lui non sembra neanche esserne consapevole...
No, in realtà Séraphine già dall'inizio è abbastanza cosciente del valore delle sue opere, solo che inizialmente è molto umile, modesta. Il figlio di Wilhelm Uhde mi ha detto che senza l'intervento di suo padre probabilmente i suoi quadri non si sarebbero mai visti. Era una pittrice in realtà molto originale, che solo per semplificazione viene fatta rientrare tra i "primitivi", nella pittura naif. Mi interessava molto l'incontro tra questa artista e il mercante illuminato impersonato da Uhde, e la dipendenza da lei sviluppata verso di lui: venuto meno il suo sostegno, anche la vita di Séraphine è finita.
Il finale è tragico, ma pare che lei alla fine abbia voluto aggiungere quasi una nota di speranza, o comunque di pacificazione. Perché?
Con il film ho voluto sottolineare la riuscita di un lavoro partito dal basso, e volevo farlo evitando il pietismo. Il mio non è un biopic, infatti non vediamo tutte le fasi della vita della protagonista: il mio scopo era rappresentare uno spaccato di vita quotidiana così come Séraphine la viveva. Nonostante lei sia morta di fame e di stenti, come molte altre persone rinchiuse in ospedali psichiatrici in quel periodo, per lei la morte è stata in qualche modo una rinascita: tra l'altro, molti anni dopo la sua morte, sopra la fossa comune in cui è sepolta è stata posta una targa funebre con il nome "Séraphine Louis Maillard", secondo la volontà da lei precedentemente espressa.Nel film Séraphine esprime un rapporto con la natura molto forte, che rappresenta una fonte di ispirazione fondamentale. E' una cosa che condivide anche lei?
Séraphine dipinge dei fiori, ha un rapporto con la natura molto forte, anche se lei sostiene sempre che a suggerirle i soggetti è il suo angelo custode. Anche per me la natura è fondamentale, io vivo in campagna, e spesso per me questo ambiente diventa una fonte di ispirazione importante.