Dopo aver trionfato due anni fa con il bellissimo The Wrestler, Darren Aronofsky dimostra di non temere le sfide. Il regista fa ritorno in concorso alla mostra lagunare con un'opera complessa e ambiziosa ambientata nel mondo della danza classica. Portagonista di Black Swan è la splendida Natalie Portman, le cui movenze leggiadre vengono immortalate dalla sapiente macchina da presa che si sofferma su braccia esili, piedi nervosi, punte che ruotano a ritmo. Una pellicola in equilibrio oscilla tra dramma psicologico, thriller e horror puro. E' lo stesso regista a presentare il film al pubblico, accompagnato in Laguna dalla sua musa Natalie Portman e dall'affascinante Vincent Cassel.
Due anni fa eri qui con The Wrestler. Black Swan presenta spunti di continuità con l'opera precedente, ma anche profonde differenze.
Darren Aronofsky: In effetti è vero. Quando ho iniziato a lavorare a questo film mi sono reso conto di quanto il mondo del balletto fosse collegato con quello del wrestling. Entrambi puntano tutto sul fisico, sulla performance. Black Swan e The Wrestler sono due opere che scorrono parallele, ma ognuna segue il suo stile. Studiando il Lago dei Cigni, che è fondamentale per la storia, mi sono concentrato sul tema della dualità, sul confronto tra cigno bianco e cigno nero e ho reso questo tema portante nel film.
Black Swan è un film che toglie il fiato, la cosa che mi ha colpito di più è la splendida recitazione da parte di Natalie Portman. Come hai lavorato per preparare il personaggio?
Avete studiato delle compagnie di danza reali per dar vita a un ritratto di una compagnia di danza così accurato?
Darren Aronofsky: Se avessi realizzato un ritratto realistico sarei preoccupato delle ripercussioni sulla psiche dei ballerini perché questi personaggi sono molto pericolosi (ride, ndr). In realtà il mondo della danza è molto chiuso, isolato, difficile da avvicinare. All'inizio quando abbiamo contattato le compagnie per fare delle ricerche non ci rispondevano nemmeno al telefono. Allora abbiamo deciso di fare da soli, ho tentato di abbinare l'approccio documentaristico tipico di The Wrestler a quello stilizzato delle mie opere precedenti.
Questo è davvero uno dei film più potenti mai visti alla Mostra. Come è stato costruito? L'uso del digitale ha cresto delle difficoltà?
Darren Aronofsky: Per me è un grandissimo onore essere stati scelto per aprire la Mostra. Abbiamo lavorato senza sosta ogni giorno degli ultimi tre mesi per essere qui e ho dormito di più in aereo mentre venivo in Italia che non negli ultimi mesi. Per creare l'impatto visivo del film ho lavorato molto con le potenzialità del digitale, non potevo spingere al massimo l'uso della tecnologia però ho avuto dei collaboratori che mi hanno aiutato moltissimo a creare l'atmosfera che domina nel film.
Parliamo della danza. Natalie, sei stata ispirata dalle ballerine della tradizione russa?
Darren Aronofsky: Devo dire che ci sono rimasto molto male. Mi sono recato a San Pietroburgo per assistere al Lago dei cigni e ho scoperto che lì il finale era positivo. Una cosa incredibile. Però devo dire che l'influenza della cultura russa mi ha aiutato non poco in fase di scrittura, soprattutto Dostoevskij e anche la musica di Tchaikovsky ha avuto un ruolo fondamentale.
Vincent, che rapporto hai con la danza?
Vincent Cassel: Da bambino facevo danza e mi ricordavo che era già difficile allora. Tornare indietro è stato ancora più complicato. Un ballerino lavora duramente e guadagna poco, è come un prete, ci vuole una vocazione per fare quesl mestiere. Non consiglierei a nessuno di farlo.
Darren, tu sei un regista indipendente che adesso è appoggiato da un grande studio. Cosa prevedi per il futuro?
Darren Aronofsky: Amo molto il mio studio perché lavora realizzando prodotti con gusto e appoggiando i registi. Ho una grandissima fortuna a poter lavorare in libertà. Purtroppo molti studios che avevano sezioni indie sono andati in liquidazione, ma noi facciamo uso di tutte le tecnologie di cui disponiamo per lavorare con meno sempre meno denaro, ma con maggior libertà. Il problema, però, riguarda la distribuzione. Chissà come le persone usufruiranno dei nostri film. Magari li vedranno sull'ipod, ma di sicuro sempre meno al cinema
Il film ha un'estetica precisa. Prevale un uso del colore molto scuro e triste.
Darren Aronofsky: Ogni regista e ogni film hanno uno stile molto preciso che richiede di limitare la palette dei colori. Io ho scelto pochi colori, soprattutto bianchi e neri. Ho deciso le posizioni dei colori. Ho usato il rosso come colore della danza classica, mentre ho collegato il rosa all'innocenza del danzatore. La madre di Nina, una sorta di demone, è legata al verde, che è anche il colore del risveglio sessuale di Nina. Abbiamo lavorato creando il look del film scena per scena.
Natalie, come hai reagito sapendo che avresti avuto una scena di sesso con un'altra donna?
Natalie Portman: Nina è molto rigida, ma la sensualità è intrappolata dentro il personaggio. Non mi sono preoccupata molto dell'aspetto sessuale, ma dell'interpretazione globale del ruolo. Questo film è uno studio sull'ego e sulla repulsione da parte di se stessi e volevo rendere l'impatto emotivo con la giusta forza.
Possiamo vedere il film come una metafora dell'esistenza umana e del mondo dello spettacolo? Il fatto che trionfi il cigno nero è una visione pessimistica di questo mondo?
Darren Aronofsky: Vincent, questa è una domanda rivolta a te. A queste domande risponde sempre lui.
Vincent Cassel: Non ne ho idea. Ottima domanda, ma non saprei. Penso che lei abbia ragione.