La giovane regista di Amore a mille... miglia, Nanette Burstein, è praticamente ignota in Italia, ma ha diretto, oltre a numerosi spot pubblicitari, dei documentari sull'universo giovanile americano molto apprezzati dal pubblico e dalla critica
Le abbiamo chiesto di raccontarci come è arrivata a dirigere questa commedia romantica - incentrata sulle trappole delle relazioni a distanza e sulla 'comunicazione' amorosa nel Terzo Millennio e interpretata dalla coppia nella vita Drew Barrymore/ Justin Long.
Come sei arrivata dal mondo del documentario alla fiction, peraltro in una commedia romantica?
Nanette Burstein: Direi che in maniera abbastanza singolare. I produttori del film erano su un volo diretto in Europa dove davano American Teen, il mio ultimo documentario. Gli è piaciuto ed eccomi qui.
Tu d'altronde avevi girato solo spot commerciali e documentari finora, come ti sei trovata con questo "nuovo mondo"?
E' stato bellissimo e credo che ripeterò l'esperienza. Ormai ho girato molti documentari e credo sia ora di cercare nuovi orizzonti. Invece continua a piacermi girare spot.
Cosa ti è stato utile della tua esperienza documentaristica nel fare questo film?La capacità di poter andare a girare in una location molto "leggera", ovvero senza molti tecnici assistenti od altro, per riuscire a catturare la vera essenza del posto.
E quando lo hai fatto?
Negli esterni a New York specialmente dove siamo riusciti a mantenere un basso profilo evitando che i passanti si accorgessero di quello che stava succedendo. Non è stata la stessa cosa per i paparazzi invece.
Che intendi?
Drew è una star di prima grandezza e l'interesse intorno a lei è sempre molto alto, aggiungeteci che girava praticamente con il suo ragazzo...
In un paio di occasioni la cosa è stata insostenibile.
Quando è stato il momento peggiore?
Giravamo a Queens una scena piuttosto drammatica e pioveva a tratti quindi dovevamo sfruttare i momenti buoni per le scene che ci servivano aspettando anche le pause dei treni e degli aeri che ci passavano sopra la testa.In tutto questo delirio c'erano due paparazzi che continuavano a scattare foto e non volevano saperne di andarsene.
Terrificante, fastidiosi con i loro flash e soprattutto deleteri per la concentrazione dei due protagonisti.
Come ti sei trovata con i due protagonisti che sono una coppia anche nella vita?
Benissimo, c'era un'ottima alchimia ed ha aiutato molto l'improvvisazione.
Tra l'altro ci ha consentito di avere un film più "reale".
Il film in effetti è abbastanza esplicito e non mi riferisco solo alla scena del tavolo -diamine parliamo solo di questo- ma anche al linguaggio, tanto che in America si è "beccato" la temuta "R" [vietato ai minori di 17 anni - N.d.A.].
Si, è vero ma volevamo qualcosa di molto realistico e francamente utilizzare il solito linguaggio "da cinema" non ci piaceva. Inoltre il pubblico a cui è indirizzato non sarebbe stato quello dei ragazzi più piccoli, quindi alla fine non lo vedo proprio come un problema.
Come sei arrivata ad Hollywood?
In realtà da piccola a scuola recitavo con molta passione. Un giorno parlando con mia madre gli ho detto che avrei voluto fare l'attrice. Lei è scoppiata a ridere e mi ha detto: "Non puoi tesoro, noi non siamo gente di Hollywood e li recitano solo quelli già dentro il business. Hai visto Cheryl Ladd, è la figlia di Alan Ladd..."
Beh, vedo che ci credi ancora visto che nel tuo primo film hai preso come protagonista Drew Barrymore che in quanto a natali illustri...
E' vero, le mamme hanno sempre ragione. Tra l'altro ho iniziato facendo la PR de Il padrino - Parte terza, non certo il migliore della trilogia.Vedo che quindi ormai hai assimilato appieno i trucchi di Hollywood. Richard Curtis, lo sceneggiatore di Notting Hill, ha fatto girare il film nella sua casa dalla porta blu e poi l'ha veduta molto bene. Tu hai girato nel tuo bar di New York, dobbiamo quindi stare pronti a fare l'offerta d'acquisto...
Ah ah ah, no, lo tengo... sai, per i tempi bui. E poi è in società con mio marito!