Ricetta dell'Amore di-vino
"Ci si lascia sempre di più" annunciava pochi mesi fa un noto istituto nazionale di statistica italiano. Il risultato di una ricerca sulla desolante crescita esponenziale di separazioni e divorzi nel nostro Paese d'altronde non è che il riflesso di tempi duri anche per il povero Cupido, che sembra stia perdendo il suo tocco magico. Viene dal cinema americano una plausibile risposta al problema "amori in calo", da una commedia gradevole che, oltre la patina romantica da date movie glassato, riesce a consegnare al giovane pubblico rosa, ma non solo, un valido suggerimento: imparare dagli anziani che l'amore vero non ha scadenza.
Il messaggio di Letters to Juliet, che forse risulta un po' offuscato dalle ammalianti immagini dei fornelli e dei vigneti italiani, è una traccia importante del film diretto da Gary Winick, che aveva già affrontato le dinamiche temporali nelle questioni d'amore nella commedia 30 anni in un secondo con Jennifer Garner. Il tema dell'amore, declinato tra le disillusioni e i tormenti di gioventù e la saggezza e la tenerezza evergreen dell'età da Cocoon, ha per testimonial la coppia protagonista Sophie - Claire: la prima è un'aspirante scrittrice/giornalista che sgobba in un'importante redazione di Los Angeles come verifica-fatti, l'altra è un'attempata ed elegante signora inglese che cinquant'anni prima s'è lasciata sfuggire l'amore della sua vita. A farle incontrare, per mano di un destino spesso chiamato in causa dai personaggi, è il viaggio della giovane Sophie in Italia, a Verona, dove si reca per un'anticipata luna di miele con il fidanzato, lo chef Victor (che sta per aprire un ristorante e quindi non avrà più il tempo per il viaggio di nozze). Sophie si ritrova a passare il tempo con le Segretarie di Giulietta, un'associazione di donne che risponde alle lettere che i cuori infranti di tutto il mondo affiggono al muro nel cortile della casa della Giulietta shakespeariana, mentre il fidanzato è impegnato tra degustazioni d'irresistibili formaggi, che lo fanno sentire Topo Gigio, e imperdibili aste di vini. Un giorno trova la lettera che Claire aveva scritto all'amato Lorenzo e decide di risponderle senza immaginare che la donna, grinzosa ma ancora innamorata, arriverà da Londra insieme al "rude e sgradevole" nipote Charlie. La donna decide così di aiutare Claire a ritrovare l'uomo che ancora le fa battere il cuore, ma le ricerche si trasformeranno lentamente in un vero e proprio viaggio di formazione che farà capire alla romantica Sophie il significato del vero amore e le indicherà la strada giusta per seguirlo. Tra le immagini paesaggistiche che rammentano agli italiani distratti la bellezza delle proprie campagne e dei viuzze dei propri centri storici - affidate alla mano del direttore della fotografia Marco Pontecorvo - e le canzoni di una simpatica colonna sonora, capace di unire Fred Buscaglione e gli 883, le due love story intrecciate di Sophie e Claire s-corrono verso il prevedibile happy end, ma passano agli occhi dello spettatore più attento in secondo piano rispetto ai punti forte di un melodramma equilibrato e convincente: le performance degli attori e un sano ed educato umorismo. A spostare infatti l'attenzione del grande pubblico dalla traiettoria del semplice, delicato e ordinario romance, e dai sottotesti più stucchevoli come la fragilità-sensibilità dei figli senza genitori che rallenta la parte centrale del film, sono le prove attoriali di Amanda Seyfried, che si cala alla perfezione nel ruolo della sentimentale Sophie e sa creare un'ottima chimica sia con il messicano Gael Garcia Bernal (Victor), strepitoso nella parte dell'appassionato buongustaio, sia con l'australiano Christopher Egan, l'algido inglesino Charlie, e della eccezionale Vanessa Redgrave, che fa della sua Claire, definita anche "Churchill in gonnella", una protagonista irresistibile di prim'ordine e che con un'espressività e un'abilità eccelsi ruba con facilità la scena al marito e partner Franco Nero, alle bollicine degli apprezzati vini toscani, al mitico balcone di Verona e perfino alla chioma bionda della bella Seyfried (protagonista di un'intera scena).